Stando alle indiscrezioni, il Pdl è in procinto di esplodere in un pulviscolo eterogeneo di liste d’ogni genere e foggia; c’è quella di destra della Santanché, quella in difesa degli animali della Brambilla, quella di Bertolaso, il partito della Rivoluzione di Sgarbi, la lista degli Under 45 e, dulcis in fundo, Forza Italia e An. E’ uno scherzo? Se lo è, è ben congegnato. Perché, da alcuni giorni, pressoché tutti gli organi di informazione, compresi quelli d’area pidiellina, ritengono l’eventualità altamente probabile. Si tratterebbe dell’ennesimo colpo di testa del Cavaliere per scombinare le carte in tavola e vincere di nuovo le elezioni. Ma per Carlo Giovanardi si tratta di uno scherzo. L’onorevole del Pdl spiega a ilSussidiario.net perché. «Sono appena uscito dall’ufficio di presidenza del Pdl. Dove sono state ridicolizzate come grottesche queste ipotesi di liste avanzate dai giornali. Parlare di liste con simboli di cani e gatti è roba talmente da sciocchi che chi le scrive si umilia da solo. Talmente fuori dalla realtà che fanno solo ridere». Addirittura. «All’ufficio di presidenza c’erano anche Berlusconi e Alfano. E, salvo due interventi eccentrici rispetto agli altri, della Santanché e di Galan, tutti, compresi il presidente e il segretario, hanno confermato che l’unica lista che sarà presentata alle politiche sarà quella del Pdl e ribadito la necessità di continuare l’opera di radicamento sul territorio». Veniamo a Galan e alla Santanché: «hanno sostenuto – dice Giovanardi – la necessità di una lista movimentista che affianchi il Pdl. Una, non dieci! Una posizione rispettabile, ma ultraminoritaria». Che secondo l’onorevole, in ogni caso, è da scartare: «Personalmente, credo che la lista non sarebbe di nessun aiuto. Ci sono realtà preesistenti, come la Destra di Storace, il partito di Pionati o altre formazioni del Sud Italia rispetto alle quali si può ragionare sul stringere o meno alleanze. Ma spezzettare il partito in una costellazione di liste – fosse anche una soltanto – che celano pur sempre il Pdl è un’operazione che non si è mai vista». Tantomeno quella dello spacchettamento vero e proprio. «Come si può pensare una cosa del genere, con un sistema elettorale in cui occorre il 4 per cento dei voti per entrare alla Camera e l’8 al Senato?». Si dice che l’unico fattore che, al momento, ostacoli Berlusconi dal realizzare il frazionamento, sia la contrarietà di Alfano. «Quanto le sto dicendo è contenuto nel documento approvato dal consiglio di presidenza. Tale documento è stato sostenuto anche da Berlusconi e Alfano; che, durante il vertice, hanno parlato la stessa lingua».
Tutte illazioni, quindi. Eppure, Giorgia Meloni ha detto chiaramente che «la nuova destra è pronta a riorganizzarsi» se entro giugno non ci sarà una svolta. «Io concedo credito unicamente a quanto viene espresso negli organismi deliberativi – replica Giovanardi –. E la Meloni, nell’ufficio di presidenza, non ha detto questo». Ci sarebbe anche la lettera a Il Foglio di Schifani, dove il presidente del Senato chiede al suo partito di far chiarezza. «La lettera di Schifani sottolinea come, invece di correre dietro alle più svariate ipotesi di alleanza, sarebbe meglio preoccuparsi del rilancio del partito. Il nostro problema, infatti, è quello di aver appoggiato un governo che, in generale, è sempre più inviso agli italiani. E, in particolare, ai nostri elettori. Questo è il vero nodo che dovremmo sciogliere da qui alle elezioni».
(Paolo Nessi)