All’assemblea del Partito democratico ci si è avvicinati alla spaccatura. Qualcuno ha anche minacciato di restituire la tessera, altri lo hanno fatto veramente. Un Bersani decisamente arrabbiato chiede che la si finisca con le beghe interne. Quali siano queste beghe, è l’evidente spaccatura esistente tra cattolici e cosiddetti “laici”. Il tema è sempre quello: i matrimoni degli omosessuali. Paola Concia ha chiesto che nell’ordine del giorno venisse inserita la discussione sulla proposta di inserire nel programma del partito per la prossima campagna elettorale i matrimoni gay. La proposta è che tali matrimoni vengano equiparati a quelli civili. Rosy Bindi inizialmente rifiuta, dice che se ne discuterà in altra occasione. Enrico Fusco, attivista dei diritti gay, sale a sorpresa sul palco e minaccia di stracciare la sua tessera definendo la decisione del presidente del Pd “vergognosa”. Anche Fini, dice, è più avanti di noi. Tre rappresentanti alla fine restituiranno veramente le loro tessere. Alla fine si farà una mediazione, il documento preparato dal comitato per i diritti sulle copie omosessuali e la bioetica passa, ma a fronte di 38 voti contrari. La richiesta di Paola Concia invece viene esclusa. Spiegherà Rosy Bindi che non si poteva votare quel documento visto che si era già votato altro documento che escludeva le nozze gay in quanto la Costituzione non le prevede. In apertura dell’assemblea, il segretario Bersani aveva parlato di riforma elettorale: “Davanti alle preclusioni della destra  non ci arrendiamo davanti all’idea di tenerci il porcellum che, lo abbiamo ripetuto mille volte, è una causa principe del discredito della politica”. Quello sui matrimoni gay non è stato l’unico scontro perché problemi ci sono stati anche sulla questione delle primarie. Civati, Gozi e altri hanno infatti chiesto di fissare data e regole per la consultazione, dando come limite i tre mandati parlamentari. Da parte di Marina Sereni, tale proposta contrastava con i voti già effettuati. Alla fine Bersani nella bagarre ha cercato di riportare la calma:



 “Attenzione noi siamo il primo partito del Paese, dobbiamo dire con precisione all’Italia che cosa vogliamo, il Paese non è fatto delle beghe nostre”. Ha rassicurato che il Pd ha preso l’impegno di una regolamentazione giuridica delle unioni.

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