Dopo che Berlusconi ha scompaginato, per l’ennesima volta, le carte in tavola annunciando l’intenzione di ricandidarsi, il quadro si è ulteriormente complicato. Si stava delineando sempre più l’ipotesi di un Monti bis connotato, questa volta, dal ritorno – almeno formale – dal ripristino della politica; nonostante, ovviamente, Monti avesse smentito l’ipotesi annunciando che, per la tornata elettorale del 2013, non si sarebbe candidato a premier. Non si capisce, tuttavia, perché all’Assemblea dell’Abi, si sia sentito in dovere di ricordare che l’ex premier, al G20 si Cannes, «fu sottoposto ad una pressione prossima all’umiliazione»; né perché lo abbia detto poche ore prima dell’annuncio del Cavaliere. Che abbia voluto “bruciarlo”? Di tutto questo ne abbiamo parlato con Paolo Franchi.



Crede realmente che Monti non si candiderà?

Di certo, non tornerà a fare il rettore della Bocconi. Affermare l’intenzione di non candidarsi, significa ben poco. Possono candidarlo gli altri. La questione, resta aperta; l’ipotesi più verosimile, è che ci sarà un futuro politico per Monti o per il montismo.

Cosa intende?



All’interno di tutti gli schieramenti che sostengono la maggioranza, ci sono componenti cospicue che hanno in mente, per il 2013, di dar vita ad una grande coalizione con l’impegno diretto dei partiti al governo. In un tale contesto, Monti può assumere diversi ruoli. Quello di premier, di super ministro dell’Economia – garante agli occhi dello scacchiere internazionale – o di presidente della Repubblica.

Si tratterebbe di una presidenza tradizionale?

No, il suo mandato disporrebbe di un forte potere di incidenza sulla vita nazionale e di rappresentanza nei consessi internazionali.



Per inciso: secondo lei, Monti, cos’è andato a fare, di preciso, alla Conferenza Allen?

Presumo, semplicemente, a rassicurare il mondo “che conta” circa la salute della nostra economia e intercettare investimenti come ha fatto anche con il mondo arabo; ricordiamo che fa pur sempre parte di un establishment mondiale e che, se qualcuno se lo fosse scordato, di tanto in tanto ci tiene a ribadirlo.

Perché ha ricordato l’umiliazione di Berlusconi al G20?

Può darsi che si sia trattato di una sorta di attacco (o difesa) preventivo. Berlusconi, infatti, su cosa punterà la campagna elettorale? Non di certo, questa volta, contro i comunisti. Più verosimilmente, contro l’Imu e, soprattutto, contro l’euro e l’Europa. O, per lo meno, contro un certo modo di concepire l’Europa che corrisponde a quello sin qui difeso da Monti.

Secondo un sondaggio pubblicato da Repubblica, una coalizione composta da Lega e Pdl con o senza Berlusconi prenderebbe comunque il 30% 

Non so se prenderà tanto o poco. Sta di fatto che il Pdl coincide con Berlusconi. Senza, non esiste. Del resto, ogni volta che si chiede a un leader di fare un passo indietro ci si dimentica che, spesso, dietro c’è un baratro. 

Quindi?

Tanto vale entrare in Parlamento, anche se con numeri decisamente inferiori al passato.

A questo punto, potrebbe tornare in auge anche Bossi, nonostante sia stato rimosso il suo nome dal simbolo del partito?

La Lega, a maggior ragione, coincide con il Senatur; è una sua invenzione, e nasce sulla base di una sua intuizione. Tuttavia, realisticamente, considerando anche le sue condizioni di salute, mi pare improbabile che torni in prima linea. 

Se la legge elettorale rimanesse invariata, potrebbe essere rispolverato l’asse Pdl-Lega?

Solo se i soggetti interessati subodorassero la vittoria.  

Il ritorno di Berlusconi potrebbe preoccupare il Pd? 

Al fatto che sarebbe scomparso del tutto dalla scena politica, non ci ha mai creduto nessuno. Non mi risulta, comunque, che Bersani, elettoralmente, sia particolarmente preoccupato dall’ipotesi. Anzi: lo schema tradizionale, con due schieramenti, di cui uno, con ogni probabilità, perdente, potrebbe rassicurarlo. Se il Pdl farà una campagna anti-montiana, se il Pd la farà di segno opposto, e se il Pdl perderà, a quel punto non ci sarà più giustificazione alcuna per la grande coalizione. E il Pd sarebbe pienamente legittimato a governare. Tutt’al più, comeaveva lasciato intendere D’Alema in un’intervista al Corriere della Sera del primo luglio, non è detto che Monti debba per forza essere considerato estraneo ad un centrosinistra alleato con l’Udc.