Per Fabrizio D’Esposito il tentativo di Angelino Alfano di rinnovare il Pdl si sta dimostrando in tutto il suo fallimento. In una conversazione con IlSussidiario.net, il giornalista de Il Fatto Quotidiano commenta l’intervista rilasciata dal segretario del Pdl in cui si dice pronto a lasciare il posto a Silvio Berlusconi “senza alcun rimpianto o dispiacere, ma con riconoscenza” come un ulteriore abbassamento del tasso già di per se non alto democrazia all’interno del Pdl. “Anche se quello di Alfano si è dimostrato un percorso fallimentare per tanti versi, Berlusconi ha adesso annullato questo percorso di un possibile rinnovamento”. E a proposito dell’ultimatum che Alfano ha lanciato a Nicole Minetti chiedendole dimissioni immediate, D’Esposito lo considera “una ammissione di responsabilità, viste le tante volte in cui Berlusconi aveva difeso la Minetti definendola un politico preparato”.



Alfano ha detto di essere pronto a lasciare il suo posto a Silvio Berlusconi senza rimpianti e dispiaceri.

Quanto detto abbassa il tasso già di per se non alto di democrazia all’interno del Pdl. Il percorso di Alfano da un anno a questa parte è stato fallimentare e negativo per tanti versi, ma è stato comunque un percorso per stabilire, per cercare di radicare un partito nuovo.  Possiamo discutere se questo partito era in realtà vecchio o davvero nuovo ma c’era il tentativo di avviare un percorso per decidere un successore. Berlusconi ha annullato tutto questo.



Un passo indietro dunque per quanti aspettavano questo rinnovamento.

Indubbiamente un passo indietro sul rinnovamento anche se Alfano portava con se tutta una serie di facce già vecchie, pensiamo ai quei ministri quarantenni che sanno di già visto da Fitto alla Gelmini o la Carfagna. Ma è significativo quanto diceva anche la Santanché:  io penso che Berlusconi si stia posizionando per rifare Forza Italia.

Da cosa lo deduce?

L’aquilone che è stato presentato come nuovo simbolo era già uno dei simboli già presi in esame ai tempi. A questo punto Berlusconi starebbe pensando di rifare Forza Italia e capire cosa faranno gli ex di An concesso che Berlusconi si candidi davvero.



E’ ancora una incognita allora la sua candidatura? 

Perché Alfano è due giorni che parla da solo e Berlusconi non appare? Io credo che Berlusconi stia ancora tastando il terreno mandando avanti Alfano per vedere cosa succede.

Tra l’altro in diversi sostengono che non sia vero che Berlusconi porterebbe tutti quei voti se decidesse di ricandidarsi.

L’ho scritto una settimana fa e oggi sono confortato dal parere di personaggi più autorevoli di me come Pansa e Scalfari: Berlusconi in termini di voti non vale più del 15%. Senza Berlusconi questo partito comunque lo si chiamerà scende sotto al 10 o all’8%. Aprire il partito ai giovani avrebbe potuto portare un meccanismo nuovo che magari avrebbe permesso un altro tipo di riscontro elettorale. Alfano ha fallito in questo.

Le primarie sembrano qualcosa che spaventa un po’ tutti i partiti maggiori.

Spaventano nel momento in cui ci sono delle leadership acclarate. Quando è stato inaugurato il governo Monti lo schema riconosciuto era:  Alfano candidato del centro destra e Bersani del centro sinistra. E’ ovvio che chiunque metta in discussione questo percorso venga considerato dalle leadership attuali una minaccia. Dato che il Pdl ha affossato questo discorso con il ritorno di Berlusconi, magari potranno fare delle primarie farsa per la nomina di Alfano a segretario, ma sarà appunto una farsa, nel Pd questo discorso è ancora attualissimo. 

Ci spieghi.

Bersani in realtà non è che tema Renzi.  Bersani vuole costruire un percorso. Non voglio difenderlo che di errori ne ha fatti anche lui e tanti, però in virtù di una legge elettorale nuova, Bersani dice:  aspettiamo un attimo e facciamole a gennaio le primarie, capiamo prima che tipo di legge elettorale sarà poi stabiliamo alleanza e percorso. Ad esempio importante è capire se faranno davvero l’alleanza con l’Udc anche se Casini non sarà mai, credo, il candidato del centro sinistra.  Renzi non penso possa insidiare Bersani, più del 15, 20% alle primarie non prende. Poi dipende anche dal tipo di primarie, dirigenti del Pd parlano di un meccanismo di doppio turno alla francese con un primo turno con tutti i candidati e i due vincitori che vanno alla finale.

Tornando ad Alfano, l’ultimatum lanciato alla Minetti non sembra una ammissione di responsabilità passate?

E’ così, l’ho detto più volte: è una ammissione di responsabilità perché Berlusconi ha sempre difeso la Minetti, dicendo che era un politico preparato. Invece alla fine per una operazione di pulizia, di maquillage del Pdl la si fa dimettere. Senza apparire tropo politicamente scorretto difendendola però non mi sembra giusto che tutta la stagione di “forza gnocca” cominciata più o meno nel 2008 sia fatta pagare tutta a lei.  Non dimentichiamo che la Minetti al telefono con la sua amica Barbara Fagioli diede lo slogan di questa sua aspirazione politica: facciamo come la Carfagna. E’ un ragionamento che sta agli atti di un processo ed è eloquente di un certo modo di selezionata una parte della classe femminile all’interno del Pdl.