Dunque non ci saranno le primarie del centro destra (e quelle del centro sinistra sono slittate…) perché sarà di nuovo Silvio Berlusconi il candidato premier. Per la sesta volta Mr. B. condizionerà la partita dall’interno e non da outsider come aveva fatto credere nelle scorse settimane. La fuoriuscita dalla crisi di credibilità in cui sono finiti i partiti della Seconda Repubblica non passerà più da un doppio confronto con gli elettori. Le primarie, da questa parte dello schieramento, sono durate lo spazio di un mattino. 



Siamo insomma alla riedizione di un copione già visto, anche se con delle variabili importanti. Certo, Berlusconi ha buon gioco nello spiegare che senza di lui, secondo i sondaggi, il consenso sarebbe comunque inferiore nelle quantità. È così sicuramente, anche se non sono convinto che il 30 per cento pronosticato sia davvero realistico, ma alla fine conta poco. Conta invece l’idea di non lasciare che il Pdl prenda una propria strada, da trovare attraverso i labirinti di un lungo e magari tortuoso lavoro di “Cercasi leader”. Niente di tutto questo. Berlusconi, l’iniziatore, l’alfa di questa storia, ne sarà anche l’omega, il liquidatore fallimentare. È una decisione importante che riporta tutto il consenso ad una leadership riconoscibile e consolidata. Non esiste lo schieramento senza il leader, in questo bipolarismo all’italiana, dove alla fine sono stati i due principi, Prodi e Berlusconi, a  contendersi il vero potere in Italia. 



Di che cosa dovremmo rallegrarci in questa prospettiva? È vero che le primarie erano un inedito per il mondo del centro destra, ma sarebbero davvero servite a ricostruire quel rapporto deteriorato fra cittadini elettori e rappresentanti del popolo. Oggi invece a chi sarebbe affidato il compito di ricucire lo strappo con la Casta? Alle facce di sempre?

C’è un’altra questione. Si starebbe pensando a cambiare il nome del partito, magari tornando a Forza Italia. Ovviamente la scelta mette in difficoltà gli esponenti di ex An, che dopo il predellino, avevano sciolto il partito, un partito rinato a Fiuggi sulle ceneri del vecchio Msi. Il sindaco di Roma Alemanno, per dirne una, è stato molto esplicito su questo punto.



Per non parlare delle reazioni molto negative nel mondo della neo Lega (quella di Maroni), il che fa pensare questa volta ad un Berlusconi meno paziente raccoglitore di una maggioranza quanto concentrato su propri meriti e demeriti. 

Dunque quali alleanze avrà “in  dote” mister B. dopo il voto politico del 2013? Difficile a questo punto andare con Casini. Più probabile un centro destra frammentato.