Dice una cosa, si smentisce e ne fa una terza ancora; poi, ricomincia da capo. L’estenuante tiritera, questa volta, durerà a lungo. Temiamo fino, almeno, alle elezioni. Solo allora svelerà le sue reali intenzioni. La verità è che Berlusconi gioca con l’informazione; fa una sortita, ne osserva l’effetto, corregge il tiro e, alla fine, comunque vada, riesce a sparigliare le carte in tavola. Intanto, le settimane trascorrono e tra le fila dei suoi alberga sempre più lo sgomento. Qualche accolito che si attribuisce la corretta interpretazione d’ogni suo cenno c’è sempre. Ma nessuno conosce realmente i suoi propositi. Nell’ordine, ha annunciato: il ritiro dalla politica, l’avvicendamento con Alfano, la ricerca di un leader che sostituisca Alfano-senza-quid, l’intenzione di ricandidarsi, di ridare vita a Forza Italia e di non ridare vita a Forza Italia. Ieri, come se non bastasse, si è sentito in dovere di pubblicare una nota per smentire Libero, che si era limitato a riprendere le dichiarazioni di Alemanno. Il sindaco di Roma, riportando un suo colloquio con il Cavaliere, aveva rivelato che, in realtà, non sarebbe poi così intenzionato a scendere in campo per la sesta volta. «Caro Gianni – gli avrebbe detto -, guarda che sulla mia candidatura non c’è proprio nulla di preciso». Abbiamo chiesto al direttore di Libero, Maurizio Belpietro, di fare il punto sulla situazione.
Berlusconi dice che il titolo e il contenuto dell’articolo pubblicato sul suo giornale non corrispondono al vero.
Avrebbe dovuto scriverlo ad Alemanno, non a noi.
Secondo lei, cosa spera di ottenere?
E’ probabile che stia cercando di capire se va incontro ad un fallimento o se la sua candidatura riuscirà a movimentare il mercato del centrodestra.
Rispetto a qualche giorno fa, in cui sembrava convinto di candidarsi, cosa può avergli fatto cambiare idea?
Credo che si aspettasse dal suo elettorato di riferimento una reazione più forte. Invece, i sondaggi non avrebbero rilevato chissà quale interesse.
Pure l’ipotesi di tornare a Forza Italia, a questo punto, si ridimensiona?
Il simbolo era azzeccato all’epoca ma, oggi, sarebbe percepito come appartenente al passato. Meglio che cambi nome al partito, azzeri la dirigenza, e individui un team di persone in grado di rappresentare la novità.
Quanto peseranno le sue aziende nella scelta di correre per la presidenza del Consiglio?
Credo che se tornasse a fare semplicemente l’imprenditore o si accordasse con la sinistra affinché lasciasse stare le sue aziende in cambio della sua uscita di scena, avrebbe risolto, in tal senso, tutti suoi problemi.
E allora, perché dovrebbe ridiscendere in campo?
E’ abituato a vincere e a non arrendersi neanche di fronte all’evidenza. Nessuno, del resto, avrebbe immaginato che, dopo la sconfitta del ’94, potesse tornare alla ribalta. Persino la maggiore parte degli uomini a lui più vicini lo davano per finito, convinti del fatto che non gli rimanesse altro da fare che trattare la resa con la sinistra.
Se non sarà lui li candidato, chi potrebbe essere?
La parentesi Alfano mi sembra oramai chiusa. Potrebbe candidare qualche figura legata al mondo dell’imprenditoria, attualmente non contemplata come ipotesi candidabile.
E Monti?
Lo escludo. Ha fatto il contrario di quello che Berlusconi aveva promesso in campagna elettorale, metà del popolo del centrodestra non lo può vedere e, per risolvere i problemi di bilancio, ha aumentato le tasse.
Ieri, in Russia, Monti ha detto che il politico guarda alle elezioni, lo statista alle generazioni future. A chi si riferiva?
Non lo so. Sta di fatto che non è né un politico né uno statista, ma solamente un professore, abituato a non badare all’effetto delle sue lezioni sulla vita concreta delle persone.
Sgarbi, su queste pagine, si è detto convinto del fatto che Berlusconi intenda sostenere il suo Partito della rivoluzione e tutte le liste civiche che si affiancheranno al Pdl.
Sgarbi parte dal presupposto che la legge elettorale verrà modificata in modo tale da privilegiare i piccoli partiti. Se il sistema non cambia, perché Berlusconi dovrebbe appoggiare delle liste che rischiano semplicemente di sottrarre voti al partito che guiderà?
Secondo Alessandro Amadori, invece, farebbe bene a fondare una lista propria che si allei con il Pdl. Così facendo, arriverebbe oltre il 30%.
Mi sa che Pdl senza Berlusconi si porterebbe a casa solamente il 10%. Meglio, a questo punto, che si faccia la sua lista, che il Pdl chiuda bottega e che gli uomini che si identificano con il centrodestra ma non con l’ex premier, individuino un nuovo spazio d’azione.
(Paolo Nessi)