L’8 per mille alla Chiesa? Soldi sottratti agli italiani, secondo il Partito radicale che, con una lettera indirizzata al premier Monti, ne ha chiesto il dimezzamento. Insomma, la Chiesa cattolica ci guadagna troppo – nel 2012 la quota è pari a un miliardo e 148 milioni – è il ragionamento dei radicali, e se trasformiamo l’8 per mille in un 4 per mille, lo Stato potrebbe trattenere 500 milioni di euro, estremamente utili in questi tempi di crisi. IlSussidiario.net ha chiesto a Ugo Sposetti, tesoriere del Partito democratico, un commento su questa iniziativa: «Sono del tutto contrario a queste campagne, non le condivido, non le apprezzo e anzi le considero pericolose perché distruggono la democrazia», ha affermato Sposetti chiarendo come la scelta di indicare a chi devolvere l’8 per mille sia una libera scelta del cittadino: «Il Partito radicale invece di chiedere di dimezzare quello che è già stato dato alla Chiesa cattolica, faccia una campagna invitando i cittadini a versare l’8 per mille allo Stato, se lo ritiene così importante. Vale la pena ricordare piuttosto che anche quelle della Chiesa sono opere di iniziativa sociale e culturale».
Sposetti, i Radicali chiedono di dimezzare l’8 per mille che ogni anno viene incassato dalla Chiesa cattolica. Lei cosa ne pensa?
Guardi, tutto quello che leggo ultimamente sui giornali parla di tagliare cosiddetti privilegi. Adesso arrivano i radicali, prima c’era la notizia di un documento, a firma Amato, che avrebbe imposto tagli alle risorse agrarie. Il Parlamento ha già dimezzato i finanziamenti ai partiti. Dico questo perché qualcuno dovrebbe cominciare a fare una riflessione su come funziona una società moderna.
Cioè? Cosa intende esattamente?
Intendo dire di sapere cosa significano esattamente le istituzioni, il Parlamento, i movimenti politici, in questo caso anche la Chiesa: rappresentano il tramite tra i cittadini e lo Stato.
Dunque vuole dire che svolgono una funzione sociale?
No, di più, svolgono una funzione di rappresentanza. Il popolo non è che si può iscrivere alla democrazia della piazza – la piazza naturalmente resta intoccabile, esprime il proprio dissenso – ma domandiamoci: la rappresentanza come si organizza? Come si incanala la protesta? La proposta sta nelle rappresentanza, senza di questa non c’è democrazia.
Attaccare le istituzioni è un attacco alla democrazia…
Noi oggi stiamo distruggendo la rappresentanza e non è che questo rafforzi la democrazia, anzi. Questo riduce e penalizza la democrazia.
Tornando alla questione dell’8 per mille, non le sembra che oggi la Chiesa sia vista come un corpo estraneo che sottrae risorse allo Stato?
Non vorrei entrare nel merito di questo aspetto, posso forse dire che la Chiesa oggi si è indebolita nell’indice di gradimento degli italiani e purtroppo, me lo lasci dire, anche il Vaticano c’ha messo un po’ del suo per far calare questo indice di gradimento. La curia romana in particolare ha dedicato parecchie energie in questo senso. Ma le ripeto, preferirei non entrare sulla questione specifica. Piuttosto a me interessa discutere di quello che è un ragionamento più generale, che non condivido, non apprezzo e anzi considero pericoloso.
Ed è quello di queste campagne contro le istituzioni in generale?
Esatto. È un atteggiamento populista che, ripeto, risulta pericoloso per la democrazia.
Tra l’altro, la scelta di destinare l’8 per mille a questa o a quell’istituzione è una libera scelta del cittadino, no?
Certo: non lo voglio che venga sovvenzionata la Chiesa? Lo do allo Stato, punto. Se faccio un’altra donazione è un mio problema, come ad esempio quello che faccio del 5 per mille. Perché dovrei dimezzare il 5 per mille una volta che ho scelto liberamente? Poi anche quelle della Chiesa sono tutte opere di iniziativa sociale e culturale.
Magari i radicali dovrebbero chiedere ai cittadini di donare allo Stato prima di chiedere di tagliare alla Chiesa…
Esattamente. Che facciano una campagna dicendo: no l’8 per mille alla Chiesa, sì allo Stato. E i soldi rimangono allo Stato. Non le condivido queste campagne: mi sono spiegato? Queste campagne non rafforzano la democrazia, rafforzano il populismo, cioè il rinchiudersi in stessi, essere tutti contro tutti. Non va bene così.
Secondo lei oggi il mondo politico sta dando rispondendo ai cittadini, uscendo da quell’inerzia che ha spinto molti cittadini ad attaccarlo?
Vorrei che la smettessimo di dare tutte le colpe del mondo alla politica. Dei segnali mi sembra che li stiamo dando. La politica ha fatto quello che doveva fare sul finanziamento ai partiti. Poi se si raggiunge una intesa sulla legge elettorale avremo dato agli italiani quello che gli italiani chiedono veramente, una legge elettorale giusta.
(Paolo Vites)