Antonio Di Pietro annuncia l’asse dei non allineati, quei partiti messi ai margini, dice, dalla maggioranza che sostiene il governo Monti. Italia dei Valori, Sinistra Ecologia Libertà e Movimento Cinque Stelle insieme per vincere le prossime elezioni nazionali. I partiti della maggioranza ci temono, dice Di Pietro, mentre i contatti tra i tre leader si fanno sempre più fitti tanto che all’interno dello stesso Idv non è poco il malumore di chi vede con disaccordo una alleanza con Beppe Grillo. Pietro Barcellona, contattato da IlSussidiario.net, dice che l’alleanza tra Di Pietro e Grilo in effetti è possibile: “Hanno lo stesso target e sono forze principalmente di critica distruttiva allo stesso modo”. Meno bene Barcellona vedrebbe Vendola in questa “triplice alleanza”: “Ha una visione delle cose abbastanza diversa, ha contribuito a un certo tipo di prospettiva della sinistra”. Una cosa per Barcellona è però sicura: “l’Italia si trova a vivere un periodo che ricorda quello precedente alla seconda guerra mondiale, quando lo stesso tipo di populismo portò alle dittature. E i grandi partiti storici, Pd, Pdl e Udc non hanno una corretta comprensione del momento storico in cui ci troviamo”. 



Professore, secondo lei questo asse dei non allineati sta in piedi?

E’ una cosa che effettivamente può anche accadere, perché non si può negare che Grillo e Di Pietro si assomigliano molto. Credo abbiano lo stesso target. Vedo meno adatto a questa alleanza Nichi Vendola: per come lo conosco da tanti anni mi sembra abbia una visione delle cose abbastanza diversa. Comunque teniamo conto che siamo in un periodo, questo da qui alle elezioni del 2013, in cui le alleanze si faranno e si disfaranno continuamente. Non credo siamo ancora in condizioni di delineare schieramenti.



Per Di Pietro però sembra una ipotesi sicura.

Non lo so: intanto persiste questo dubbio enorme sulla riforma elettorale. A seconda del tipo di riforma che si farà, anche le alleanze politiche si faranno in un certo modo. Come si fa allora a fare delle previsioni di schieramenti politici?

Torniamo ad analizzare la possibile alleanza.

Su un terreno pragmatico queste forze possono stare insieme. Anche se, ripeto, io vedo bene Grillo e Di Pietro e basta perché sono forze principalmente di critica distruttiva. Vendola ha una certa ideologia, centra poco con loro per la storia che ha e per come ha contribuito a elaborare un certo tipo di prospettiva della sinistra. Anche se oggi dire destra o sinistra sono parole che valgono ben poco. 



In che senso?

Lo dico perché secondo me certamente Grillo e Di Pietro sono da collocare su un terreno di destra aggressiva. Non dico stupida perché emettere giudizi politici non è il mio stile, ma francamente sono forze che non capisco e a cui non mi sognerei mai di aderire.

Gianni Letta ha definito questa alleanza una campagna populista. Anche Berlusconi era definito populista. Non è che in fondo agli italiani, visto il successo che sta raccogliendo Beppe Grillo, il populismo piaccia? 

Proprio in questo periodo sto rileggendo gli scritti di un pensatore di grande rilievo, filosofo e storico di origine ebraica che tratta del fascismo dei tedeschi. Questo filosofo diceva che Hitler non aveva inventato il nazismo perché purtroppo la trasformazione era già avvenuta attraverso lo svilimento dei valori di libertà e autonomia, in una omologazione più o meno balorda. Tanto che parla di diffusione di massa del modello dell’idiota.

Intende che stiamo diventando idioti?

Penso che si sia commesso spesso l’errore di identificare i processi storici con le persone, ad esempio Berlusconi causa del berlusconismo. Io tendo a rovesciare questi processi: il berlusconismo si diffonde prima di Berlusconi, lui lo sapeva benissimo e altrettanto bene lo ha saputo manipolare.

La stessa cosa vale per Grillo e Di Pietro?

Direi di sì: sono processi reali in cui la gente cerca una semplificazione molto banale del tipo qui il bene e là tutti i ladri. Non è anti politica, ma si tratta proprio di un contenuto balordo che viene trasmesso sotto forma di politica. Si tratta di un movimento reale che ormai abbiamo dentro perché fa parte della postmodernità, fa parte della crisi della politica. Per questo dico che Di Pietro e Grillo li vedo abbastanza compatibili ma non do loro in caso di elezioni una percentuale più alta del 12%, 15%.

Che poi non è nemmeno poco. 

Non è poco, però non ne fa un soggetto politico utile alla dinamica da sistema che funzioni.

In questo quadro, molte colpe le hanno i grandi partiti storici che hanno deluso i cittadini. Crede che finalmente stiano cambiando o sono ancora impantanati nelle loro disfunzioni?

Li vedo impantanati perché non hanno una corretta comprensione del momento storico in cui ci troviamo. Ritengo che ci troviamo una fase molto simile a quella che si visse prima della seconda guerra mondiale, quando era molto diffuso nel popolo, in Italia e in Germania, ma anche in Francia per la verità, il rancore verso un possibile straniero che stava usurpando le loro nazioni. Divenne poi un barbaro senso nazionale. Questo è un periodo simile. Per fortuna Grillo e Di Pietro non hanno connotati da destra estrema, ma abbiamo visto che in Grecia queste forze estremiste stanno raccogliendo vasti consensi.

Cosa dovrebbero fare i partiti storici per fermare questa deriva?

Se questi partiti storici che hanno segnato la scena della seconda Repubblica e cioè Pd, Pdl e Udc, lo capissero farebbero di corsa la riforma elettorale e poi cambierebbero le loro regole interne perché la loro democrazia interna è molto deficitaria. 

(Paolo Vites)