Le fila di chi, in seno al Parlamento, crede che realmente sia possibile dare vita ad una nuova fase costituente si stanno ingrossando. La proposta, avanzata da Marcello Pera – parsa a molti, inizialmente, una boutade –  è stata rilanciata dal Terzo Polo. In Senato, è stata depositata una proposta di legge per l’istituzione di una Commissione Costituente cui spetterà il compito di approvare la modifica della seconda parte della Costituzione. Francesco Rutelli, primo firmatario, in Conferenza dei Capigruppo ha formalizzato la richiesta di dichiarazione d’urgenza del ddl. Gli abbiamo chiesto di illustrarcene i connotati fondamentali.



Non crede forse che il Parlamento sia in grado di riformare la Costituzione?

Salvo aspetti settoriali, è 30 anni che le grandi riforme relative alla seconda parte della nostra Carta fondamentale, continuano ad arenarsi. Tutti lamentano l’incapacità di non aver saputo modificare in maniera adeguata alla contemporaneità i meccanismi che regolano il funzionamento della Repubblica. Non resta che un forte e imperativo mandato popolare che legittimi un nutrito gruppo di persone ad occuparsi esclusivamente di questo. L’unico modo per agire in tal senso, quindi, consiste nel dar vita ad una nuova Costituente.



Di cosa si tratterebbe?

La Costituente prevista dal disegno di legge di cui stiamo parlando dovrebbe essere eletta dal popolo contestualmente alle prossime elezioni politiche. Ne farebbero parte 90 persone. Costoro potranno essere scelti tra tutti i cittadini che, al momento delle elezioni, avranno compiuto i 25 anni di età; l’ufficio di parlamentare, consigliere regionale, sindaco o assessere non è incompatibile con l’elezione. Sussitono, invece, le incompatibilità previste dalla legge per l’elezione alla Camera. Coloro che faranno parte della Commissione non riceveranno indennità ma solo un rimborso spese. E avranno 18 mesi per esaminare le proposte di legge che giacciono alla Camera o in Senato e adottare, in sede redigente, un testo da sottoporre ai due rami del Parlamento. Laddove non si raggiungesse una maggioranza costituzionale, la proposta sarà sottoposta a referendum popolare.

Più in generale, chi dovrebbe farne parte?

Semplici cittadini, professori, tecnici specializzati nella materia. Nulla vieta che chicchessia possa costituire la propria lista per difendere, tanto per dire, l’elezione diretta del presidente della Repubblica, piuttosto che il sistema elettorale tedesco o quant’altro. E’ presumibile che, prevalentemente, tali liste saranno in qualche modo collegate con gli orientamenti espressi dai partiti o dalle coalizioni.  

In che modo sarà possibile eleggerli?

Nella cabina elettorale i cittadini italiani disporranno di tre schede: una per la Camera, una per il Senato, e una terza per l’Assemblea costituente. I suoi membri saranno scelti con un sistema elettorale proporzionale e con l’indicazione delle preferenze.

Perché non avete assunto la regola prevista dalla proposta di Marcello Pera secondo cui la Costituente dovrebbe essere composta esclusivamente da “saggi” svincolati completamente dalla politica?

Perché non conosco 90 saggi completamente svincolati dalla politica a tal punto da non finire prigionieri della loro, pur rispettabile, professionalità settoriale.

Come pensa di garantire che queste persone non legifereranno esclusivamente allo scopo di garantire il maggior beneficio possibile al proprio partito di riferimento?

 

 

Da questo punto di vista, non si pone alcun problema. Non si tratterà in alcun caso di benefici per i partiti. Ma delle riforma dell’impianto complessivo della Repubblica. E, dal momento che dovrà essere approvato con una maggioranza qualificata, mentre la Costituente avrà la libertà di operare in maniera del tutto autonoma rispetto al Parlamento, seppur in un’interlocuzione costruttiva, non vi è dubbio che sarà trovata una sintesi in grado di rispondere all’interesse generale.

In ogni caso, lei ha avuto modo di sondare il terreno con i suoi colleghi? Sussiste la volontà politica per dare effettivamente vita ad una nuova Costituente?

La finestra è stretta, ma credo che ci si possa riuscire.

Da chi crede che possano provenire le maggiori resistenze?

Se a destra si accettasse di dar vita all’Assemblea fin da subito, chi ha approvato il semipresidenzialismo lascerebbe intendere di essere pienamente consapevole del fatto che tale riforma è destinata a non vedere la luce. Sappiamo tutti che è così e che alla Camera la misura votata con un blitz di Lega e Pdl non avrà mai la maggioranza. Tuttavia, trascorse alcune settimane, anche costoro potranno appoggiare ufficialmente la proposta. Il Pd, dal canto suo, ha assunto finora un atteggiamento guardingo, anche se ci sono state diverse aperture.

 

 

(Paolo Nessi)