Caro Direttore,
Pur facendo parte del settore “tecnico” e non di quello “politico”, in qualità di coordinatore della segreteria dell’Intergruppo, mi sono sentito profondamente chiamato in causa dall’articolo di Giorgio Vittadini. Capisco che quello che Vittadini intende mettere a tema non è tanto quello che si è fatto, ma una posizione più radicale.
Condivido la sua sottolineatura sulla necessità di una azione di governo bipartisan e pertanto mi chiedo da dove sia possibile ripartire. Dalla mia esperienza di questi anni provo a trarre una ipotesi di risposta.
Dal 2003 mi occupo della segreteria dell’Intergruppo mentre dal 2008 lavoro alla Camera anche in altra veste e se c’è una cosa che ho ri-scoperto in questi anni, è che non è la “casacca” a fare la differenza, non è il partito nel quale si milita o nel quale si è stati eletti. Nessun partito è perfetto, ma questo non è un ostacolo alla possibilità di adoperarsi per perseguire politiche sussidiarie. Così come non si può pensare che sia sufficiente scegliere il partito “giusto” perché i programmi diventino realtà.
In altri termini, mi convince Vittadini quando chiama in causa gli “intergruppisti”, ovvero quando provoca la “reazione” di persone e non di strutture. In questa posizione personale, che si declina in tanti rapporti di sincera stima e desiderio di costruzione comune, intravvedo la ripartenza. E’ in ragione di una mia posizione personale, prima ancora del ruolo che ricopro o delle effettive possibilità di intervento che mi sono date, che si pongono le basi di una ripresa.
E da questo non ho intenzione di discostarmi. Da osservatore interno non so quanto possa essere lunga la prossima Legislatura, ma una cosa è certa, dovrà essere una legislatura di riforme ed in questo senso una legislatura “costituente”. L’Intergruppo potrebbe anche non esserci più, ma se non ci fossero gli “intergruppisti” sarebbe davvero un’occasione sprecata. Nel 2003, quando l’Intergruppo è “nato”, qualcuno accusava i promotori di voler proporre un inciucio, di cospirare contro questo o quel partito. Ciò si è rivelato falso. Penso che oggi ci troviamo nella medesima situazione. Le critiche sono differenti, ma la sostanza è la stessa: occorre ripartire dalla persona e non da un’idea astratta di politico. Chi legge questo auspicio come un distacco dalla politica dimostra di non averlo compreso. Oggi c’è la necessità di politica, ma non qualsiasi.
Vorrei chiudere chiudere con un esempio. In questi anni ho personalmente collaborato con numerosi Parlamentari che hanno lottato per il ripristino dei fondi alle scuole paritarie. Con ottimi risultati, se teniamo in considerazione i tagli che ogni settore della Res Publica ha subito dal 2008 ad oggi. Sono soddisfatto che si sia riusciti vincere questa battaglia. Sono certo infatti che favorire “libertà, intrapresa, sussidiarietà e solidarietà nella scuola,..” si traduca anche in interventi che possono sembrare di retroguardia, ma non lo sono se vengono considerati tutti i fattori in gioco. Sarebbe tuttavia grave se pensassimo di aver esaurito la spinta sussidiaria con il recupero dei fondi, dobbiamo adoperarci perché sia resa effettiva la parità scolastica, la possibilità di reclutamento dei docenti, l’autonomia scolastica. Ed in seguito venga completamente rivista la parte fiscale.
Mi auguro che l’appuntamento che il Meeting di Rimini ha voluto organizzare chiamando alcuni dei Parlamentari dell’Intergruppo possa essere una tappa decisiva per la costruzione di quelli che Vittadini ha chiamato “contenuti di azione” che ciascuno nella propria responsabilità politico-partitica possa portare avanti.
Emmanuele Forlani
Coordinatore Segreteria
Intergruppo Parlamentare per la Sussidiarietà