Non più solo un’ipotesi. L’alleanza tra i moderati e i progressisti proposta da Pierferdinando Casini sembra non sciogliersi sotto la calura estiva e resistere alle tensioni politiche e alle prime verifiche “sostanziali”. Che le trattative tra le due “anime” siano arrivate a uno stadio più avanzato di quanto fosse prevedibile lo si intuisce dalle due interviste rilasciate da Massimo D’Alema e dallo stesso Casini rispettivamente al Corriere della Sera e a Repubblica. Diversi i punti di convergenza tra i due leader politici: prosieguo della maggioranza allargata, isolamento delle ali estreme degli schieramenti, analisi delle divisioni interne al Pdl, Mario Monti a capo della coalizione. IlSussidiario.net ha voluto verificare questa ipotesi con Paola Binetti, deputata dell’Udc.
Onorevole Binetti, pensa che il patto auspicato da D’Alema e da Casini rappresenti un’ipotesi realistica?
Credo che l’alleanza tra Udc e Pd sia una delle poche strade percorribili per la prossima legislatura. Anzi, l’ideale sarebbe un’alleanza ancora più allargata, comprendente anche il Pdl o almeno una componente di questo partito.
Un’alleanza più ampia, quindi. Quali le motivazioni?
La situazione economica e sociale in cui riversa il Paese richiede una base di governo il più ampia possibile. È stata messa in opera una micidiale operazione di tagli, la spending review ridurrà il peso di alcuni settori fondamentali quali, ad esempio, quello della sanità. Se oltre alla crisi economica vorremo affrontare anche quella legata al mondo dei servizi e del welfare, sarà necessario che l’asse portante sul quale varare le riforme necessarie per uscire dall’emergenza sia costituito sul modello della grande coalizione. Una coalizione trasversale, forte, in cui convergano tutte le forze moderate e riformiste. Mi auguro, quindi, che la componente più responsabile del Pdl comprenda che il Paese ha bisogno di prolungare le attuali condizioni di governo.
Quali temi dovranno essere il fulcro dell’azione di questa “Grosse Koalition”, per dirla alla tedesca?
Occorre restituire al Paese quella mobilitazione che consenta ai giovani di sperare in una prospettiva per il proprio futuro, che riduca la disoccupazione, e dia alle famiglie il sostegno reale di cui hanno bisogno. Da qui al termine della legislatura gli obiettivi fondamentali non saranno ancora stati centrati. Per fare tutto questo, non saranno sufficienti né i prossimi mesi, né il successo raccolto ora da Monti al Consiglio europeo, dove è riuscito a far passare la sua linea e a imporre l’approvazione di uno strumento che avrà il compito di acquistare titoli di Stato sul mercato secondario laddove gli spread delle singole nazioni dovessero superare la soglia d’allarme.
Ritiene plausibile che anche l’Idv possa fare parte delle coalizione?
Non è passato giorno in cui Di Pietro, che ha scelto di stare all’opposizione del governo Monti, non abbia accusato duramente il presidente del Consiglio contestandone l’intero operato; il suo approccio alla realtà, inoltre, è sempre stato tutt’altro che moderato, ma fortemente aggressivo, per non parlare dei suoi reiterati attacchi al Quirinale. Non è pertanto in grado di costituire un’alleanza con l’Udc.
E la Lega?
Qui il discorso è diverso. La Lega sta andando incontro a un grande processo di trasformazione, il partito è completamente da reinventare e da riscrivere. Attendiamo di capire quali saranno i connotati che il nuovo segretario, Roberto Maroni, intenderà conferirgli.
Porte aperte anche per Sel?
No. È stato lo stesso Vendola a precludere ogni accordo. Ha detto chiaramente: «O con l’Idv o niente», ponendo così lui stesso le condizioni per l’esclusione.
Molti osservatori si chiedono come in questa alleanza potranno conciliarsi i valori non negoziabili del Magistero cattolico, cui si richiama esplicitamente l’Udc, con le posizioni assunte da gran parte del partito guidato da Bersani…
La conciliazione è possibile solo sulla base di un’alleanza programmatica e a tempo, in cui ciascuno mantenga la propria identità valoriale e l’assoluta libertà rispetto a tutti i temi che non faranno parte del programma. Evidentemente, tutto questo si gioca sulla chiarezza delle priorità programmatiche.
E se il Pd insistesse sul matrimonio gay?
Sono convinta che non lo farà. Se, invece, ne facesse una bandiera, credo che staremo all’opposizione.
(Paolo Nessi)