“Ciò che mi spinge a continuare a impegnarmi è il senso di responsabilità verso il mio paese e forse l’amarezza di non aver fatto tutto ciò che volevo. Tutto il partito, a cominciare dai deputati, mi chiede di tornare per beneficiare della mia popolarità in campagna elettorale”. E’ il passaggio di un’intervista di Silvio Berlusconi al quotidiano francese Liberacion, in cui si afferma tra l’altro: “Di fronte all’intransigenza sulla disciplina di bilancio e al rigore, che sono obiettivi importanti ma insufficienti se non si prendono come controparte misure sulla crescita, il problema di un’uscita dall’euro finirà per porsi inevitabilmente, almeno per salvare la forza produttiva del nostro Paese”.
Oscar Giannino, che cosa ne pensa delle nuove dichiarazioni del Cavaliere?
Sono tre le osservazioni che desidero fare. La prima è che Berlusconi dovrebbe scrivere le sue memorie, e non credere di avere ancora un ruolo politico, che ha avuto in passato e che oggi dista 18 anni di storia tra le promesse elettorali e ciò che ha fatto. In secondo luogo il Cavaliere torna sull’uscita dall’euro, pur rinnegando la paternità delle sue precedenti dichiarazioni.
Qual è il significato di quest’uscita nell’attuale fase?
E’ un classico tema da inizio campagna elettorale, e io considero irresponsabile brandire questi argomenti da parte di chi ha guidato l’Italia e ha lasciato la sua firma in molti atti del procedere dell’edificio europeo in questi anni. Terzo, l’uscita dall’euro per salvare la “forza produttiva del nostro Paese”, come afferma Berlusconi, è una menzogna perché comporterebbe un abbattimento per molte decine di punti del valore reale di risparmi e asset nel nostro Paese.
Eppure l’ex premier non è nuovo a queste uscite …
Giocare con questo fuoco al fine del consenso, continuando a promettere la svalutazione come unica molla competitiva, e il rendimento a due cifre dei titoli del debito pubblico italiano, la considero un’irresponsabilità politica totale. Berlusconi è l’uomo politico che ha condotto l’Italia nella condizione in cui si trova, cioè a non godere della fiducia dei mercati e dei nostri partner.
La colpa è soltanto di Berlusconi?
Ad ascoltare lui, dopo che per 18 anni hanno promesso meno spesa pubblica, meno tasse, meno debito e ha fatto l’opposto, il tema dell’uscita dall’euro si pone come sempre per colpa d’altri. Mi sembra in perfetta linea di continuità: chi ha creato le basi per questo disastro continua a danzarci intorno. Per tutti questo motivi la mia posizione nei confronti di Berlusconi non può che essere molto dura.
L’euro sembra essersi infilato in una crisi senza sbocchi …
Di fronte alla crisi dell’euro, l’Italia ha ancora la possibilità, al di là della richiesta pressante di metterci alla testa dei Paesi euro deboli, di risolvere il suo problema. Affrontare cioè l’immenso debito pubblico che è cresciuto, e la colpa non è degli altri ma di chi in questi anni ha condotto la politica economica nazionale. Vedo che sono in atto molte manovre dei “grand commis di Stato” e della Cassa depositi e prestiti, secondo cui naturalmente la dismissione degli attivi è lenta, lunga e problematica.
Quale può essere la soluzione?
Forse non ci si rende conto che ci troviamo in una situazione di eccezionale emergenza, in cui si deve cambiare al volo tutto ciò che osta a ripristinare la fiducia dei mercati. E’ necessario affidare con una gara internazionale a un veicolo gestito da privati i mattoni pubblici. Bisognava farlo anni fa, ma non è ancora tardi. Bisogna arrivare a questo passo con una determinazione autonoma, visto che questi attivi li abbiamo, e con una procedura di straordinaria emergenza.
(Pietro Vernizzi)