La linea decisa da Mario Monti sul caso Ilva è chiara. Il governo non lascerà che sia la magistratura a decidere del destino del comparto siderurgico italiano. La “task force” dei ministri formata da Corrado Passera, Paola Severino, Corrado Clini ed Elsa Fornero, è al lavoro da giorni e sta valutando tutte le strade percorribili per evitare quello che a Palazzo Chigi definiscono un “disastro”, ovvero la chiusura degli impianti. Per prima cosa, come ha spiegato ieri il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà, l’esecutivo farà ricorso alla Corte Costituzionale per sollevare un conflitto di attribuzione. Nel frattempo il Guardasigilli ha chiesto l’acquisizione dei due provvedimenti del gip Patrizia Todisco: la conferma dell’ordine di sequestro e la rimozione di Bruno Ferrante dal ruolo di presidente del Gruppo siderurgico.
«Il rischio è quello di andare verso uno scontro tra governo e magistratura senza precedenti – spiega a IlSussidiario.net Augusto Barbera, docente di diritto costituzionale presso l’Università di Bologna –. A mio avviso bisognerebbe riflettere attentamente sulle strade che si vogliono percorrere se davvero si vuole arrivare a una soluzione».
È il ricorso alla Consulta da parte del governo a non convincerla?
Facciamo un passo indietro. A mio avviso, per prima cosa, bisognerebbe capire se c’è, o meno, un conflitto interno alla magistratura. A quanto sembra, infatti, l’ordinanza del Tribunale del Riesame è stata contraddetta dal decreto del gip. La cosa è sorprendente perché le decisioni del Tribunale del Riesame costituiscono giudicato allo stato dei fatti, a meno che non siano intervenuti dei fatti nuovi. A questo punto è lecito chiedersi quali siano.
Come si verifica questo primo punto?
L’Ilva ha due strumenti a propria disposizione: impugnare nuovamente la decisione del gip davanti al Tribunale del Riesame o in Cassazione, per violazione della legge.
Detto questo, veniamo alla decisione dell’esecutivo. Non ci sono precedenti, come ho detto prima, ma al di là di questo mi chiedo se sia la scelta migliore.
Per quale motivo?
In primo luogo perché la strada non è breve. In secondo luogo, la motivazione secondo la quale la politica industriale spetta al governo e non alla magistratura, mi pare suggestiva, ma problematica. Tutte le politiche del governo, infatti, possono essere contrastate dalla magistratura, se questo avviene a tutela dei diritti dei cittadini.
Il governo Monti ha delle alternative plausibili?
Se davvero ritiene che lo spegnimento dell’altoforno costituisca un pericolo estremo può ricorrere a un rimedio altrettanto estremo, ovvero quello del decreto legge.
Con quali contenuti?
Inibire, in via provvisoria, a chi ha attualmente in gestione gli impianti, la possibilità di fermarli, fino alla decisione definitiva della magistratura.
In questo caso ci sono dei precedenti?
Direi proprio di sì, uno “nobile” e uno meno. Il primo, nel 1991, durante il governo Andreotti, quando l’esecutivo, attraverso un decreto legge, sospese il provvedimento di un giudice che disponeva la scarcerazione di alcuni mafiosi a causa della decorrenza dei termini.
Quello meno nobile, nel 1987, passò alla storia come decreto Craxi-Berlusconi perché sospese i provvedimenti di alcuni pretori che avevano disposto l’oscuramento delle reti Fininvest.
Diverso invece il Caso Englaro, quando il governo provò a sospendere la decisione, ma ci fu il diniego del Capo dello Stato. In quel caso, infatti, la decisione del giudice era definitiva.
L’ipotesi del decreto legge, di cui stiamo discutendo oggi, comunque, non prevede un contrasto tra il governo e il potere giudiziario, ma soltanto una misura cautelare del governo che si andrebbe a opporre a un’altra misura cautelare della magistratura.
Se la decisione del potere giudiziario venisse poi confermata, nemmeno il decreto potrebbe impedire la chiusura dell’Ilva?
Esatto, ma questo è il diritto. Anche le politiche del governo incontrano un limite. Se poi si è in presenza di una cattiva interpretazione o di una sproporzione lo si potrà valutare in seguito.
Lei che impressione si è fatto in proposito?
Senza poter studiare le carte, posso solo chiedermi se da parte del gip sia stato rispettato il giudicato del Tribunale del Riesame. Se l’Ilva impugna la decisione, lo scopriremo presto…
(Carlo Melato)