La discussione sulla riforma della legge elettorale ha fatto un piccolo passo avanti. Dopo il secondo appello del Presidente della Repubblica affinché le forze politiche abbandonassero inutili e sfuggenti polemiche sul tema, il Comitato ristretto della commissione Affari costituzionali del Senato si è riunito ieri per valutare le proposte sul tavolo. «È stata certamente una giornata proficua – dice aIlSussidiario.net il senatore Carlo Vizzini, presidente della commissione –. Su molti punti, nel metodo e nel merito, siamo tutti d’accordo. C’è ancora molto da fare, ma dobbiamo continuare su questa strada».
Su quali aspetti c’è un inizio di intesa?
Innanzitutto c’è un fatto positivo. Il senatore Quagliariello ha portato avanti una proposta molto ragionevole, che non rappresenta la posizione ufficiale del Pdl, e lo stesso ha fatto il senatore Bianco (Pd), senza impegnare il suo partito.
Possiamo dire che sulla soglia di sbarramento, il “premio di governabilità”, come lo chiamano entrambi, e sul tentativo di restituire ai cittadini il diritto di scegliere i propri rappresentanti, l’accordo c’è.
Nello specifico?
Riguardo allo sbarramento si parla di una percentuale vicina al 5%, per il premio di governabilità, invece, del 10%. Certo, bisogna intendersi (ma lo considero un aspetto tecnico) sull’ipotesi di concederlo al partito o alla coalizione vincente. Anche perché, a mio parere, un premio del 10% al partito che prende più voti non può garantire la governabilità.
Riguardo al terzo punto, invece, torneranno le preferenze?
Anche in questo caso c’è un accordo di fondo, ma bisognerà intendersi sul metodo. Nella proposta di Quagliariello è prevista la reintroduzione delle preferenze, accanto a un listino bloccato, in quella di Bianco invece si ipotizzano dei collegi uninominali maggioritari e il ripescaggio dei migliori perdenti.
Sull’asse Quagliariello-Bianco i principali partiti sono quindi vicini a un’intesa?
Non sarebbe corretto dire che la commissione stia lavorando a un accordo Pd-Pdl, ma a una maggioranza il più ampia possibile. E comunque tutte le forze hanno partecipato alla discussione. Certo, non siamo un comitato tecnico-scientifico, ma siamo collegati ai partiti politici, da cui attendiamo delle indicazioni. Dopodiché siamo pronti a riunirci di nuovo, sia la settimana prossima che in almeno altri due incontri nel mese di agosto.
Chiusure da parte delle forze che stanno all’opposizione del governo Monti ce ne sono state?
Direi proprio di no. Al momento nessuno si sbilancia e cerca di giocare la sua partita a scacchi.
A livello di tempistiche, quali sono i termini per poter riformare la legge elettorale?
Le ripeto, se i partiti trovano l’intesa, tradurla in legge è solo un esercizio parlamentare.
Se la sente di dire che in Italia non si voterà più con il Porcellum?
Sono pronto a offrire una cena, a lei e a non più di altre dieci persone, nel caso si votasse ancora con la vecchia legge. Sono certo che questo non accadrà.
(Carlo Melato)