Sembra davvero paradossale che in un momento politico così complesso, mentre cresce il disagio generale dei cittadini per l’esperienza drammatica che si ripete ogni giorno davanti alle conseguenze della crisi economica in cui sono immersi, una delle notizie che a caratteri cubitali si può trovare praticamente su tutti i giornali è la dichiarazione fatta da Bersani: “Daremo sostanza normativa al principio riconosciuto dalla Corte costituzionale per il quale una coppia omosessuale ha diritto a vivere la propria unione ottenendone il riconoscimento giuridico”. Si tratta di una non-notizia, per il semplice fatto che il presidente Bersani ha già ribadito questo suo punto di vista ormai in moltissime occasioni. A dire il vero sembra quasi un mantra che Bersani ripete di giorno in giorno per rassicurare le coppie omosessuali, come se temessero un’eventuale marcia indietro. A tutti loro Bersani ripete: “Indietro non si torna. L’ho detto e lo farò… “.
La polarizzazione su questo tema sta diventando così forte che qualcuno comincia a chiedersi se il programma del Pd sia tutto qui, dove siano finite le antiche lotte per la tutela dei lavoratori. L’eco di questa preoccupazione deve essere giunta al Segretario del Pd che sempre ieri si è sentito in dovere di aggiungere: “Il passo in avanti sulle unioni gay, non ci fa dimenticare il diritto di un lavoratore in fabbrica di essere rappresentato anche se il suo sindacato non firma il contratto”. Inutile dire che sul tema della disoccupazione, sul problema delle fabbriche, sulle difficoltà con cui combattono le piccole e medie imprese, sulla drammatica spaccatura che contrappone lavoro e salute, come accade all’Ilva di Taranto, siamo tutti dalla stessa parte. E’ l’area della collaborazione e della possibile unità, il fronte dei valori condivisi, quelli che vorremmo fossero messi in primo piano.
Ma sembra che ci sia un’ostinazione quasi incomprensibile a sottolineare sempre gli aspetti divisivi nel quadro di una possibile alleanza post-elettorale tra Pd e UDC. Anche oggi il leader di Sel Nichi Vendola, incontrando Pier Luigi Bersani, ha sottolineato la sua apertura a coalizioni che comprendano “tutti quelli che vogliono modernizzare l’Italia” e che abbiano al centro “i diritti sociali e civili delle persone, come i diritti delle coppie gay”. Come se questo fosse il nodo cruciale della situazione politico-economica del paese, il fulcro della loro alleanza, che però proprio per questo tende esplicitamente ad escludere l’UDC. “Nessuna svolta, nessuna apertura all’Udc” , si legge in una nota dell’ufficio stampa di Sel, mentre Vendola poco prima aveva affermato: “Io non pongo veti a nessuno”.
L’esclusione di Di Pietro dal circuito delle alleanze a sinistra e il rinnovato asse tra Sel e Pd sembra rafforzare ancora di più l’impegno per una politica totalmente filo-gay, non solo nella linea del riconoscimento di alcuni diritti civili, ampiamente condivisi anche al Centro e a destra, ma spinta fino al riconoscimento delle nozze gay. Se la posta in gioco non fosse questa, non si comprenderebbe tanta quotidiana insistenza e tanta eco mediatica su tutta la grande stampa. E’ come se, dando ormai per acquisito l’impegno generale del Parlamento a riconoscere i diritti civili fondamentali, la sfida si fosse già spostata molto più in avanti, come recitava un recente slogan della comunità gay: “Vogliamo tutto e lo vogliamo subito”.
Solo in questa logica è possibile comprendere il quotidiano e martellante ritornello in bocca ai maggiorenti del Pd, con la lodevole eccezione della Bindi e di Fioroni, non a caso i due leader cattolici riconosciuti nel gruppo. Una strategia d’attacco, volutamente provocatoria, per non accontentarsi di quanto concordato nel recente documento votato ad ampissima maggioranza all’ultimo congresso del Pd. Quei diritti – su cui ancora manca un accordo legislativo, ma a cui comunque il Parlamento guarda con rispetto ed attenzione – sono ormai considerati del tutto insufficienti e la provocazione si innesta nel cuneo delle possibili alleanze per sfidarle: O tutto – per i gay – o nulla vien fatto di dire per il Paese. Strano modo di ragionare per moderati di sinistra, di centro e di destra. L’UDC rivendica libertà di coscienza per i suoi parlamentari, esclude che queste questioni possano entrare in accordi di programma, ma fa qualcosa di più: rilancia sui temi della famiglia e del lavoro, sui giovani e sulla università, sull’innovazione tecnologia e su di un nuovo patto per la salute. E su questi temi sollecita i suoi potenziali alleati a confrontarsi seriamente: per i diritti civili non c’è nessun problema a riconoscere quanto è giusto e concretamente possibile. E basta!