«Se l’anno scorso, intervenendo al Meeting di Comunione e Liberazione, il Capo dello Stato aveva sollecitato la politica a recuperare quello “slancio morale” che ha segnato le fasi cruciali della nostra storia, da Rimini ieri è giunto un messaggio di speranza per il Paese». Stefano Folli, editorialista del Sole 24 Ore, inizia così la sua riflessione sull’incontro inaugurale della XXXIII edizione del Meeting di Rimini che ha visto la partecipazione del presidente del Consiglio, Mario Monti. «L’Italia è ancora davanti a un bivio e la politica in questi mesi non ha saputo fare abbastanza per rinnovarsi. Credo che guardare ai segnali di ripresa che già ci sono sia ciò di cui oggi abbiamo più bisogno. I giovani possono favorire lo sviluppo economico e culturale e sono in grado di rinnovare la politica se la loro iniziativa non viene ostacolata. L’intervento di Monti e il messaggio di Napolitano hanno valorizzato l’intuizione del Meeting. Vedremo se il seme darà frutto».



Premiare la crescita che nasce dal basso, togliere lacci e laccioli che limitano la volontà, il merito, le idee. La linea indicata ieri da Giorgio Vittadini è rintracciabile nell’azione del governo Monti?

Si tratta di inoltrarsi su terreni inconsueti se non inediti per la mentalità di questo Paese. Per questo i passi fatti possono sembrare fin troppo timidi. Credo però che questo governo stia procedendo in questa direzione con una sensibilità maggiore rispetto a quella di chi l’ha preceduto.
Lo stesso riferimento al soft power che l’Italia può esercitare nel mondo, unito a una maggiore attenzione dell’esecutivo sul tema della sussidiarietà, mi portano a dire che, anche se non si intravede ancora un disegno complessivo, le tessere del mosaico iniziano a potersi contare.



Sul piano politico il premier ha usato la parola “miracolo” per definire l’alleanza Pd-Pdl-Udc che sostiene il suo governo. Un riconoscimento importante alla responsabilità che si è assunta la politica?

Non è scontato che le forze che si sono combattute per anni si siano ritrovate, sostenendo anche scelte impopolari e dolorose. Forse non è proprio quella “coesione nazionale” in grado di costituire una solida cornice delle politiche di governo di cui avremmo bisogno, ma credo che sia stato giusto aver dato atto di questo risultato alla classe politica.
Mi è sembrata poi un’indicazione chiara per il futuro. Fino a quando non usciremo dalla crisi non possiamo permetterci infatti che questa confluenza venga meno.



Il rischio che l’avvicinarsi del voto ci riporti alla rissa tra opposti schieramenti è alto?

Una campagna elettorale “tradizionale”, nel senso peggiore del termine, potrebbe pericolosamente mettere fine al “miracolo”. Come ha sottolineato però il presidente del Consiglio, qualche motivo di ottimismo c’è. Il Paese non vive più nell’illusione e il fatto di dover camminare sul terreno obbligato delle scelte europee offre qualche garanzia in più.

A questo proposito, Monti ha sottolineato il rischio che l’euro possa diventare un fattore di disgregazione, in una fase in cui alcune forze politiche sembrano tentate dall’idea di cavalcare la protesta contro la moneta unica.

L’Europa è l’orizzonte strategico verso cui si muove questo governo e verso il quale devono tendere tutte quelle forze politiche che domani vogliono avere responsabilità di governo. Europa però significa moneta unica e tutti gli sforzi per salvarla e per farne un’occasione di crescita e di sviluppo economico non verranno meno. La classe politica italiana, che oltre alla convergenza di cui parlavamo prima, ha ben pochi successi di cui potersi vantare, non può certo permettersi pericolosi sbandamenti in questo senso. 

La politica è stata anche invitata a stare più lontana dalla Rai.

Un passaggio interessante. Sulla televisione pubblica, d’altra parte, non possono rimbalzare soltanto le faziosità politiche, dato che la Rai dovrebbe essere il terreno della sintesi del dibattito del Paese. O almeno, ha rappresentato questo nei suoi anni migliori. Un luogo cioè in cui si racconta il paese reale, non quello delle segreterie politiche. 

Da ultimo, il compito di Mario Monti, secondo lei, terminerà con questa legislatura o dovrà continuare?
 

Lo scopriremo soltanto al termine della campagna elettorale e delle successive elezioni. Se, come credo, l’attuale premier costituirà ancora un punto di equilibrio e una garanzia di credibilità internazionale irrinunciabile non si potrà prescindere dalla sua figura. Le forme, attraverso cui il suo impegno continuerà, però non sono ancora prevedibili. 

(Carlo Melato)

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