È passato poco più di un anno da quel 21 agosto 2011 in cui il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, inaugurando il Meeting di Rimini, rivolse alla politica un appello affinché tornasse a parlare il “linguaggio della verità” e mettesse fine al clima da “guerra civile” che aveva caratterizzato la Seconda Repubblica. A rappresentare le forze politiche, su quello stesso palco, gli onorevoli Lupi (Pdl) e Letta (Pd).
Per Enrico Letta, che venerdì tornerà al Meeting, è il momento dei bilanci. «Devo ammettere che, considerando le aspettative che quell’incontro aveva generato, il bicchiere è mezzo vuoto – spiega a IlSussidiario.net –. Anche se molto è stato fatto e i partiti hanno permesso la nascita del governo Monti, la politica non ha saputo recuperare la credibilità che aveva perso. Per questo le critiche che anche Giorgio Vittadini ha recentemente fatto alla classe politica mi sono sembrate sferzanti, ma salutari. Ora abbiamo tutti bisogno di una nuova legittimazione popolare».
E come potrà realizzarsi, onorevole?
Attraverso la “questione chiave” della legge elettorale. I cittadini devono avere di nuovo la possibilità di scegliere i propri parlamentari, mettendo fine così all’agonia della Seconda repubblica. Anche restituire questo potere di scelta al popolo è sussidiarietà.
L’intesa tra Pd e Pdl in questo senso è vicina? L’ex ministro Calderoli, su queste colonne, sostiene che in realtà siete divisi su tutto.
L’accordo c’è e fra poco verrà comunicato. Non solo, quando verrà annunciato scatenerà sicuramente le critiche di chi vuole continuare a nominare i parlamentari.
A Calderoli comunque non rispondo perché dovrebbe essere il primo a tacere sull’argomento, visto che ha dato vita alla peggiore legge elettorale che sia mai stata concepita in Italia. Purtroppo il Porcellum ha danneggiato chi l’ha creata, ma anche chi l’ha osteggiata fin dal principio, come il Pd. E credo che questo sia inaccettabile.
Ma in che modo volete restituire la libertà di scelta ai cittadini? Attraverso le preferenze?
Il Partito Democratico preferisce i collegi, ma pur di cambiare sistema è pronto a ragionare anche sulle preferenze. Penso comunque che il tempo sia ormai maturo e quindi rivolgo un appello al comitato ristretto della commissione del Senato affinché entro settimana prossima esca allo scoperto. Anche perché abbiamo il dovere di dare seguito agli appelli del Capo dello Stato, a cui il Paese deve moltissimo.
Tornando invece al clima da “guerra civile” delle passate legislature, come si può evitare che la campagna elettorale si trasformi presto in rissa?
Credo che basti seguire l’agenda Monti. Ovvero eliminare dal lessico della politica le promesse irrealizzabili, lasciando spazio solo ai fatti e alle proposte concrete. Sarebbe poi importante che ci sia uno spirito bipartisan nell’attribuire le più alte cariche dello Stato, a differenza di quanto è avvenuto in passato. Sono convinto che la prossima debba infatti essere una legislatura costituente.
C’è chi fa un passo in più e arriva a parlare addirittura di Grande Coalizione.
Su questo bisogna essere chiari: è una prospettiva completamente affossata dal ritorno di Berlusconi. È responsabile di una situazione molto negativa nella quale il Paese si è ritrovato.
Prima lei faceva accenno all’agenda Monti. Il Pd ritiene compatibile una continuità con l’attuale governo e l’alleanza con Sel?
Guardi, ci sarà bisogno di un’alleanza larga. Per questo motivo dialoghiamo sia con Vendola che con Casini. Davanti ai problemi sociali del Paese abbiamo il dovere e il compito di tenere insieme forze anche diverse, ma accomunate da un progetto politico coerente.
Il caso che vede contrapposti il Quirinale e la procura di Palermo non rende secondo lei ancora più necessaria una riforma complessiva della giustizia?
C’è un grande bisogno di una riforma, non c’è dubbio. E per fortuna Paola Severino è un ottimo ministro della giustizia. Con il Pdl, invece, il dialogo è estremamente difficile, perché continua ad avere una logica punitiva nei confronti dei magistrati.
Sulle vicende che stanno coinvolgendo il Colle ritengo invece, come hanno già sottolineato Eugenio Scalfari e Valerio Onida, che la decisione di affidare la decisione alla Corte Costituzionale sia stata estremamente corretta da parte del presidente Napolitano.
È d’accordo con Luciano Violante quando indica nel “populismo giuridico” un progetto politico volto a colpire il governo e il presidente della Repubblica.
In realtà sono convinto che il vero punto d’attacco sia proprio il Partito Democratico su cui si sta scatenando una notevole pressione affinché resti bloccato su posizioni conservatrici.
La linea del segretario Bersani però è chiara, riformista e, come si è visto, alternativa a Di Pietro e ogni forma di giustizialismo.
(Carlo Melato)