“Se tutti pagassero le tasse, molti ne pagherebbero meno”. Per questo motivo Luca Antonini sposa pienamente la proposta di Francesco Pizzetti, ex garante della Privacy, che sull’Avvenire ha suggerito di togliere il diritto di voto agli evasori di un certo livello. Antonini, costituzionalista, nonché Presidente della Commissione tecnica paritetica per l’attuazione del federalismo fiscale (Copaff), vede la proposta Pizzetti come una soluzione che agirebbe da deterrente nei confronti dell’evasione fiscale. Con beneficio di tutti anche dei più poveri. E magari potrebbe scapparci persino l’abolizione dell’Irap.
Cosa ne pensa della proposta di Pizzetti?
La condivido pienamente. In primo luogo perché, anche storicamente, tassazione e diritto di voto sono sempre andati a braccetto. Come recita il principio no taxation without representation non si può essere tassati se non c’è la rappresentanza. Allo stesso modo se uno si sottrae al dovere di contribuire alla raccolta dello Stato è legittimo possa, nei casi più gravi ovviamente, essere sanzionato con la perdita del diritto di voto. In secondo luogo, non dobbiamo dimenticare che pagare le tasse nell’ordinamento italiano è un dovere inderogabile di solidarietà. La nostra Costituzione prevede insieme i diritti inviolabili dell’uomo e i doveri inderogabili di solidarietà come facce di una stessa medaglia. Non ci sono mai diritti senza doveri.
Un dovere da rispettare dunque.
Sì, certo. Perché chi si sottrae all’imposizione fiscale evadendola si avvantaggia godendo dei servizi finanziati con i soldi degli altri contribuenti. Credo che una sanzione come la perdita del diritto di voto, ovviamente non appena il reato è stato accertato in via definitiva, sia una proposta interessante. Anche perché in Italia noi abbiamo livelli anomali di evasione fiscale.
Le stime dicono che si aggira sui 150-200 miliardi di euro…
È una quota pari a circa il 10% del Pil. All’estero la gente resta allibita quando viene a saperlo. In un Paese civile è assolutamente inaccettabile che ci siano questi livelli di evasione fiscale, perché con i soldi delle tasse vengono pagati servizi come, per esempio, gli ospedali agli indigenti, le strutture pubbliche, i servizi all’infanzia…
Come si potrebbe inquadrare la sanzione nell’ordinamento penale italiano?
Si possono pensare diverse modalità attuative. Una, per esempio, può essere analoga a quella vigente fino a poco tempo fa in Italia (2006) che prevedeva che l’imprenditore fallito perdesse il diritto di voto, salvo poi recuperarlo non appena si esauriva la sanzione. Allora poteva ritornare a votare. Chi evade, inoltre, lo fa coscientemente e così ci sarebbe anche una certa proporzionalità con altre sanzioni.
Vede controindicazioni possibili?
No, non ne vedo. Anche perchè il momento di crisi che stiamo vivendo chiama tutti a un maggiore senso di responsabilità. E se io, ricco, mi sottraggo a un dovere di solidarietà importante che ho verso le persone più povere o verso le esigenze di mantenimento di un sistema di diritti sociali è conseguente che sia punito togliendomi il diritto di partecipare alle scelte di rappresentanza di questo sistema.
Questa proposta debellerà definitivamente il “male della società civile” che “altera i rapporti tra cittadino e Stato”, come il premier Monti ha definito l’evasione fiscale?
Non senza una cultura nuova. Nel nostro Paese riguardo alle tasse bisogna evitare una certa ideologia di “Stato minimo”, ultraliberista, per cui l’imposta è il male assoluto.
Lo Stato, dal canto suo, cosa deve fare?
È importante il compito redistributivo della ricchezza da parte dello Stato, un compito che deve essere riscoperto soprattutto in un momento come questo, in cui in Italia, come riportato dagli ultimi rapporti Ocse, è aumentata la disuguaglianza sociale: i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. Allora non è giusto che i poveri paghino le tasse e i ricchi evadano in un contesto di questo tipo.
Cosa ci guadagnerebbero i più poveri con la sanzione proposta da Pizzetti?
L’evasione fiscale concorre all’irrazionalità dell’imposizione fiscale. Se tutti pagassero le tasse, molti ne pagherebbero meno. E forse così potremmo non pagare imposte come l’Irap.
(Matteo Rigamonti)