Ezio Mauro è uscito alla scoperto. In un lungo editoriale pubblicato sul giornale che dirige, Repubblica, ha spiegato come la pensa sul conflitto di attribuzione sollevato dal Quirinale contro la Procura di Palermo e, più in generale, sul giustizialismo che in questi anni ha caratterizzato la sinistra italiana. Nell’ordine si è detto: d’accordo sulla necessità di far luce sulla presunta trattativa Stato-mafia; convinto che l’attività di un capo dello Stato in funzione dell’interesse pubblico consista anche nel conversare telefonicamente con mezzo mondo e che tali conversazioni, sempre nell’interesse della Repubblica, vadano tenute riservate; certo del fatto che contro il Quirinale sia in atto, quindi, un vero e proprio attacco; e che la colpa di un simile attacco, in fondo in fondo, vada pur sempre imputata a lui. A Berlusconi. Fabrizio Rondolino ci spiega cosa ne pensa di tutto ciò.
Come mai, secondo lei, le stesse attenzioni che Repubblica rivolge a Napolitano erano del tutto precluse a Berlusconi intercettato?
Nella peggiore delle ipotesi, stanno semplicemente adottando due pesi e due misure. Dando per scontato che Napolitano sia una persona per bene e Berlusconi un brigante; il che, porrebbe un problema da parte di chi, come Ezio Mauro, rivendica la centralità di alcun valori quali lo spirito repubblicano, lo stato di diritto, la Costituzione, la regalità repubblicana o lo spirito civile.
C’è anche un’ipotesi positiva?
Ad essere ottimisti, si può pensare che l’attacco a Napolitano aiuti una parte della sinistra a riflettere sui disastri di questo ventennio.
Crede, quindi, che Repubblica e il Pd stiano effettivamente abbandonando lo spirito giustizialista?
Me lo auguro. D’altro canto, per la sinistra non si tratterebbe altro che della riscoperta e del ritorno alla propria tradizione garantista. Non fosse altro per il fatto che, fino a pochi anni fa, poliziotti e magistrati erano tutti di destra ed espressione dello Stato; per intenderci: alla fine dell’800, tutti i socialisti erano avvocati. Tra di loro, non ce n’erano di Pm.
Perché Repubblica e il Pd hanno assunto, quasi contemporaneamente, la stessa posizione? C’è una strategia comune?
Diciamo che dipende dai punti di vista: per alcuni, Repubblica è l’organo del Pd. Per altri, il Pd è l’organo di Repubblica. Verosimilmente, in ogni caso, dato che la maggior parte dei lettori di Repubblica sono elettori del Pd, nell’opinione pubblica del centrosinistra è evidente che il ruolo del quotidiano diretto da Ezio Mauro è centrale. Non devono, quindi, di certo telefonarsi per concordare la linea.
Eppure, il trend giustizialista, anche in questo caso, era un’opzione. Perché il centrosinistra ha deciso di non cavalcarlo?
Beh, in realtà, ci dobbiamo sempre ricordare che sia il partito che il giornale quando si parla di Formigoni sono decisamente severi, ma con Vasco Errani e Nichi Vendola sono indulgenti. Il fatto è che, nell’ambito dell’inchiesta sulla presunta trattativa Stato-mafia, la procura di Palermo, rispetto al capo dello Stato, ha valicato ogni limite di decenza.
Secondo Ezio Mauro, la colpa è di Berlusconi: è stata la sua presenza a spingere elementi tipici della peggiore destra («zero spirito repubblicano, senso istituzionale sottozero, totale insensibilità sociale ai temi del lavoro, delega alle Procure non per la giustizia ma per la redenzione della politica») a sinistra
In questo insistere nell’identificare in Berlusconi la causa di ogni male c’è un aspetto patologico. In ogni caso, il mondo culturale di riferimento di Ezio Mauro e di Gustavo Zagrebelsky, assimilabile all’azionismo torinese, è lo stesso che inventò per bocca di Piero Gobetti il termine “Autobiografia di una nazione” per parlare di Mussolini. Un meccanismo denigratorio e assolutorio così sintetizzabile: “l’Italia fa schifo, e fa schifo per colpa di Mussolini. Non di certo nostra”. Ecco, la stessa identica logica è stata applicata a Berlusconi. Non dimentichiamoci, in ogni caso, che tutto ciò non è stato prodotto da Berlusconi, ma dall’antiberlusconismo.
Cosa intende?
C’è una cronologia ben precisa: Berlusconi scese in campo non per dire che i magistrati sono assassini. Ma per dirlo dei comunisti. Sarà stata una bestialità, ma la linea politica era quella. Successivamente, arrivò l’avviso di garanzia a Napoli contestualmente alla demonizzazione costante della sua figura. Fu tutto ciò a produrre quello che Ezio Mauro definisce come elementi di destra e sinistra, di cui il Fatto quotidiano è uno degli elementi più rappresentativi.
(Paolo Nessi)