In buona parte del resto del mondo, è ormai divenuta prassi consolidata dare battaglia al cosiddetto cibo spazzatura. Se in America, già da qualche tempo, è in atto una crociata contro cheeseburger, Coca Cola e patatine fritte, anche in Europa sono stati varati dei provvedimenti volti a disincentivare il consumo di cibi ricchi di grassi e colesterolo. Il nostro governo, a gennaio, aveva ipotizzato di mettere una tassa proprio su tali cibi, per contribuire ad un benefico cambiamento delle abitudini alimentari degli italiani, anch’essi sempre più propensi a inserire nel proprio stomaco ogni genere di sostanza tutt’altro che benefiche. Ora, sembra proprio che la svolta, o un primo iniziale cambiamento, sia giunto; il governo ha deciso di introdurre una tassa di scopo sulle bibite gassate (anche di questo, se ne era parlato già a maggio), e che contengano una determinata percentuale di zuccheri. L’ipotesi allo studio, che contribuirebbe a finanziarie il piano per la non autosufficienza, in agenda del ministero del Salute e rilanciato come priorità nel Consiglio dei ministri di venerdì, dovrebbe generare un gettito ammontante a 250 milioni di euro. La stessa ipotesi di tassare questo genere di bevande era già stata presa in considerazione e, adesso, potrebbe entrare a far parte del cosiddetto “decretone sanità” che dovrebbe presentare in Consiglio dei ministri il titolare della Sanità Renato Balduzzi. Lui stesso, nell’illustrarne le finalità, ha fatto presente che «si tratta di una ipotesi allo studio che ha il duplice significato di incentivare le abitudini alimentari corrette specialmente per i più giovani, e di destinare le risorse che derivano da questo orientamento a primarie finalità di tipo sanitario».
Per il momento, non c’è ancora nulla di preciso, ma una linea di indirizzo che sarà discussa dal ministro assieme agli assessori alla Salute regionali. In linea teorica, la gabella potrebbe corrispondere a tre centesimi per ciascuna bottiglietta da 33 cl. L’idea è stata immediatamente bocciata dal centrodestra e, in particolare, dal Pdl che, per bocca del presidente dei suoi senatori, Maurizio Gasparri, si dice contrario all’ennesima imposta. «Ora il governo Monti – dice Gasparri – vuol tassare pure le aranciate dei ragazzini. Torna l’ipotesi di una tassa supplementare sulle bibite che colpirebbe ulteriormente consumatori già esausti. È una ipotesi sbagliata e non riteniamo accettabile questo stillicidio fiscale proprio mentre si fanno troppi annunci di riduzione dei prelievi che poi Palazzo Chigi regolarmente smentisce». Duro anche il giudizio del Codacons secondo il quale si tratterebbe di nient’altro che di una tassa ipocrita.
Secondo il suo presidente, Carlo Rienzi, il governo, conla scua di contribuire al benessere alimentare degli italiani, non fa altro che mettergli, per l’ennesima volta, le mani nelle tasche. «In sostanza per colmare i vuoti della casse statali si cerca di far perdere i chili di troppo agli italiani».