A pochi giorni dall’annuncio dell’intesa tra Nichi Vendola e Pier Luigi Bersani per costruire un’“alleanza dei progressisti” pronta a incontrare la strada dei centristi dell’Udc di Pier Ferdinando Casini, a sinistra si fa strada un disegno parallelo. Una “lista arancione”, il colore che portò alla vittoria i sindaci Pisapia e De Magistris un anno fa a Milano e Napoli, per provare a intercettare i voti di Beppe Grillo. Un soggetto ancora tutto da costruire, ma che dovrebbe comprendere anche personalità come Michele Emiliano, sindaco di Bari, e Massimo Zedda, primo cittadino di Cagliari.
«Francamente mi sembra di assistere all’eterno ritorno del sempre uguale – dice a IlSussidiario.net Paolo Pillitteri, già sindaco socialista di Milano –. Nel 2012 ci troviamo davanti, infatti, all’Ulivo. Certo, questa volta l’alleanza non è costruita attorno alla figura di Romano Prodi, ma a quella di due leader come Bersani e Vendola. Il fatto però che il progetto si regga sulla speranza di un accordo con Casini ci dice che la sostanza è sempre la stessa: senza gli ex Dc questa sinistra non va da nessuna parte».
C’è chi ha parlato addirittura di un ritorno del Pci.
No, sono d’accordo con Piero Sansonetti, al massimo è un ritorno del Pds. Il Partito Comunista aveva una strategia più ampia, quella del “compromesso storico”, l’incontro tra le masse comuniste e quelle cattoliche, che poi Berlinguer abbandonò. Il Pds invece era già post-comunista e puntava a un’intesa con la sinistra Dc. Non mi sembra comunque che questo disegno si sia molto evoluto.
Per quale motivo secondo lei?
Perché la sinistra italiana non ha voluto cambiare e non è mai diventata europea e socialdemocratica. In Germania, ad esempio, non potrebbe accadere ciò a cui stiamo assistendo oggi. La Spd piuttosto che governare con la sua sinistra, cercherebbe la Grande Coalizione. Il Pd, invece, si allea a Sel e rincorre il centro. Siamo un Paese anomalo (e anche la nostra sinistra lo è).
La lista civica nazionale dei sindaci di centrosinistra invece la convince?
Non ho mai creduto che gli schemi che funzionano a livello locale possano essere replicati su scala nazionale con gli stessi risultati. In questo caso poi mi sembra che si tratti di tattiche, più che di vere strategie, per raccogliere voti. Anche perché stiamo parlando di figure, come ad esempio Pisapia e Doria, che sono emerse proprio dalla competizione con il Pd, battendo spesso e volentieri i candidati democratici ufficiali. A mio avviso, tutta questa operazione è un segno di sostanziale debolezza.
Per quale motivo?
Perché, come al solito, si cerca soltanto di mettere insieme tanti soggetti diversi con l’unico obiettivo di andare al potere. Dopodiché diventa impossibile governare. Ad ogni modo, sono convinto che l’ipotesi di una vittoria del centrosinistra fra poco si ridimensionerà.
Cosa glielo fa credere?
Innanzitutto oggi viene data per scontata in forza solo della totale assenza dalla partita del centrodestra. Vedremo se in quel campo si faranno venire un’idea. Ma soprattutto, le ultime parole di Monti rivelano che l’Europa potrebbe non vedere di buon occhio l’avanzata di una coalizione molto spostata a sinistra e, soprattutto, improntata all’euroscetticismo. La situazione economico-finanziaria è ancora in equilibrio precario e, come abbiamo visto, è in grado di cambiare il mondo. Non vorrei che qualcuno coltivasse sogni di vittoria per poi cadere nella più classica delle false partenze…
(Carlo Melato)