Quanto vale a livello elettorale il “Polo della Speranza” annunciato da Pier Luigi Bersani e Nichi Vendola? Anche se il nome è già stato archiviato, forse per l’acronimo “Pds”, o forse per la sua notevole somiglianza con il vecchio “Polo della Libertà” del centrodestra, la domanda inizia a circolare. Certo, le variabili sono innumerevoli e tutto il quadro politico è in continuo movimento. Da un lato si vocifera di una “lista arancione” formata dai sindaci più in vista del centrosinistra (da Pisapia a De Magistris, da Emiliano a Zedda) per arginare il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo. Dall’altro si guarda alle mosse di Casini, per ora attento a tenere i suoi in silenzio sulla capacità di attrazione che il “polo dei progressisti” saprà esercitare sul centro. E tutti questi movimenti, alla luce di ciò che sta accadendo sul piano economico e finanziario globale, sembrano comunque dei posizionamenti tattici in attesa di capire su quale tipo di scenario avrà luogo la competizione.



«Qualche ipotesi possiamo iniziare a farla – dice a IlSussidiario.net Nicola Piepoli, presidente dell’omonimo istituto di ricerca –, anche perché i voti non si creano e non si distruggono. Ogni fusione partitica causa delle reazioni nell’elettorato e non è difficile immaginare a sinistra la nascita di un nuovo partito pronto a raccogliere tutti i delusi dall’abbraccio tra Sel e Pd». Sinistra e Libertà è destinata a pagare lo scotto maggiore?  «Sicuramente non tutti gli elettori di questo partito seguiranno il loro leader. E, a mio avviso, la convergenza Pd-Sel aprirà a sinistra uno spazio che va dal 5% al 10%. Quel segmento del mercato elettorale per ora vede presente solo un soggetto abbastanza forte, l’Italia dei Valori, ma sono convinto che nascerà qualcosa di nuovo. Una sorta di “Rifondazione comunista” dei nostri giorni».



In quest’ottica la “lista arancione” potrebbe arginare le perdite del centrosinistra? «Potrebbe essere, ma la notizia è talmente fresca che nessuno ha ancora potuto fare delle rilevazioni. Per il resto possiamo osservare i valori dei partiti presi singolarmente, senza illuderci, come abbiamo detto, che in politica 2 più 2 faccia 4. Limitandoci al centrosinistra: il Partito Democratico continua a viaggiare intorno al 25%, Sel intorno al 7%. E se davvero nascesse un’asse Casini-Bersani-Vendola bisognerebbe considerare anche l’attuale 7-8% dell’Udc. L’Idv (5-6%) sembra invece destinato a prendere altre strade».



Possiamo dire che questa novità dà qualche indicazione in più sullo schieramento del centrosinistra, ma non rivoluziona i rapporti di forza? «Esattamente, anche se una conseguenza importante la potrebbe davvero portare». Cosa intende? 

«A mio avviso, tutto questo movimento a sinistra potrebbe fare una vittima eccellente: Beppe Grillo. Il Movimento 5 Stelle, oggi dato al 18% (come il Pdl per intenderci) potrebbe infatti veder svuotare il proprio bacino elettorale, in quanto attirato da due nuovi poli di sinistra, anche se tra loro concorrenti: da un lato la “Casa dei progressisti” (“Pds” o “Polo della speranza” che dir si voglia), dall’altro quella della cosiddetta “Rifondazione comunista”. Se tutto ciò dovesse avvenire Grillo potrebbe crollare, passando dal 18% al 10%. Certo, le mie sono ipotesi, anche perché, come giustamente diceva Lorenzo Il Magnifico, del doman non v’è certezza…».