Abbattimento del debito, riduzione della pressione fiscale per tutti, abolizione dell’Imu sulla prima casa. Il segretario del Pdl, Angelino Alfano, intervistato dal Corriere della Sera, sembra voler nuovamente sfoderare i vecchi “cavalli di battaglia” del centrodestra berlusconiano. Un’operazione portata avanti a poche settimane dall’ennesima “discesa in campo” del Cavaliere e a pochi giorni dall’annuncio dell’intesa Pd-Sel (con l’ipotetico appoggio esterno dell’Udc). Una prospettiva che a molti ricorda i tempi del Pds e dell’Ulivo. Ma la politica italiana è davvero impaziente di tornare agli antichi schemi, archiviando al più presto l’esperienza del governo di Mario Monti e le tentazioni della Grande coalizione?
«A giudicare dall’umore degli italiani, registrato dai sondaggi, sembra proprio che lo scenario più plausibile sia questo – spiega a IlSussidiario.net Arnaldo Ferrari Nasi, docente all’università di Genova e direttore della Ferrari Nasi & Associati –. I due terzi degli italiani, infatti, desiderano che il prossimo governo sia sostenuto da una chiara maggioranza politica, di centrodestra o di centrosinistra, e non da partiti di schieramenti diversi. Un dato confermato dalla chiara indicazione che arriva anche dagli stessi elettori dell’Udc (quasi il 60%), il partito più favorevole al “governo dei tecnici”, e dagli indecisi. Non solo, è molto alta la percentuale degli elettori che non vogliono rinunciare a conoscere alleanze e candidati premier prima di votare, al di là della riforma elettorale che la classe politica saprà mettere in campo nelle prossime settimane. Insomma gli italiani vogliono chiarezza».
Nonostante la crisi che stiamo attraversando, i cittadini ritengono ancora valido lo “schema di gioco” della Seconda Repubblica?
Direi di sì. Questo non vuol dire che siano soddisfatti dei risultati ottenuti, piuttosto che abbiano bocciato, per ragioni diverse, entrambi gli schieramenti, che negli ultimi 18 anni hanno comunque potuto misurarsi con l’esperienza di governo.
In questo quadro sarà davvero sufficiente riproporre i vecchi slogan e le vecchie facce?
Riguardo agli argomenti assolutamente no. La stagione degli alibi, quando si poteva sempre puntare il dito sul “buco lasciato dal precedente governo”, è finita per tutti.
Per quanto riguarda i candidati devo ammettere che il dato che emerge dai sondaggi effettuati sull’elettorato di centrodestra mi ha stupito moltissimo.
Per quale motivo?
Se a febbraio di quest’anno solo il 30% avrebbe gradito una nuova ricandidatura di Silvio Berlusconi oggi la percentuale è salita fino a raggiungere la maggioranza assoluta, il 51%. Un dato destinato a crescere ulteriormente dato che, tra i contrari, sono in pochi quelli pronti a cambiare casacca se questa ipotesi dovesse davvero realizzarsi.
Lei come se lo spiega?
La risposta la si ottiene quando alle stesse persone si chiede ragione del fallimento di Berlusconi, che viene dato per acclarato dalla maggioranza degli intervistati, alla pari, come dicevamo, di quello del centrosinistra.
Bene, solo il 14% degli elettori del Pdl attribuisce al Cavaliere la colpa di non aver realizzato le riforme promesse. Per gli altri la colpa è stata in diversa misura della magistratura e dei cattivi alleati. Non credo che ci sia altro da aggiungere…
(Carlo Melato)