Ai fautori del Monti bis si è aggiunto un partito vero e proprio. Dopo che gli esponenti del mondo economico presenti a Cernobbio al Workshop Ambrosetti hanno espresso la propria preferenza per un secondo incarico da conferire al professore, l’Udc si è accodata. Casini, nel suo intervento conclusivo alla festa del partito, a Chianciano, ha detto esplicitamente che dopo Monti non ci potrà essere nessun altro che non sia Monti stesso. Secondo Casini, benché l’attuale premier abbia più volte sostenuto che il suo impegno si conclude nel 2013, l’attuale agenda, nonché lo spirito di concordia repubblicana di questi mesi, non possono essere archiviati. L’idea non fa impazzire di gioia il Pdl. Che, per bocca del segretario Alfano, fa presente che, se proprio Monti vorrà candidarsi, dovrà farlo esplicitamente. I cittadini dovranno quindi vedere sulla scheda elettorale il suo nome. Abbiamo fatto il punto della situazione con Pigi Battista.

Su queste pagine, Piero Sansonetti ha affermato che ci troviamo di fronte ad una cessione di sovranità bella e buona. Secondo lei, come stanno le cose?

Direi che la sovranità è già stata ceduta. Parliamo non tanto di una prospettiva, quanto di una realtà fattuale. I centri decisionali sono già stati spostati altrove. La politica del nuovo governo, infatti, dovrà necessariamente coincidere con il Fiscal compact, a prescindere da chi sarà il futuro presidente del Consiglio. Il provvedimento, infatti, stabilisce nel dettaglio le linee economiche dei Paesi, dettando le condizioni affinché possano rimanere adivisa unica. L’unica alternativa, quindi, è uscire dall’euro. Il che è ancora nelle disponibilità degli Stati nazionali.

Eppure, il Fiscal compact è comune a tutta l’Eurozona, mentre la situazione politica italiana è solo italiana.

E’ accaduto che i partiti hanno dovuto registrare non tanto la crisi di un governo o di un partito, cosa in democrazia del tutto normale, quanto l’impossibilità di attivare il normale meccanismo democratico che segue crisi di questo genere: ovvero, l’alternanza di governo attraverso le elezioni.

Perché è andata così?

Al netto delle ipotesi complottistiche sulle macchinazioni della finanza mondiale e di altre sciocchezze simili, i partiti hanno agito nell’unica direzione realisticamente possibile, ritenuta tale persino da quelli che si sono opposti: nello stato in cui si trovava l’Italia in quel momento, era necessario adottare urgentemente delle misure drastiche che nessun governo politico avrebbe mai potuto realizzare, men che mai un’opposizione debolissima che per prima si è tolta la spina dal fianco invocando qualcuno che facesse il lavoro sporco al suo posto.

Quindi, questa fase di sospensione della democrazia è destinata a continuare?

Ma perché dovremmo definire questa fase sospensione della democrazia?

Perché sulle schede elettorali, nel 2008, non c’era il nome di Mario Monti…

Beh scusi, ma quando ci fu il ribaltone in cui uscì Fini e gli subentrò Scilipoti, lo decise forse il popolo? Se la democrazia, quindi, consiste in un governo che corrisponda alla volontà popolare, già allora venne sospesa, così come con il ribaltone Prodi-D’Alema. Non credo, quindi, che si debba parlare di alcuna sospensione.

In ogni caso, perché assegnare un secondo mandato a Monti invece che mandare a Palazzo Chigi un candidato espressione dei partiti?

Chi dovesse vincere, e con ogni probabilità vincerà il Pd, si troverebbe nell’impossibilità di formare un governo e, dopo 4 mesi, ci troveremmo in una situazione simile alla Grecia.

Come va interpretato il freno posto da Alfano alla proposta di Casini?

Cerca di arginare il disastro. Il Pdl si sta liquefacendo, ammesso che non si sia già liquefatto. Spera ardentemente che Berlusconi possa rimettersi in gioco per ottenere quei due o tre punti in più per dare al partito un peso maggiore. Non di certo, tuttavia, per vincere le elezioni, ipotesi del tutto esclusa dallo stesso Berlusconi.

Crede che Monti sia realmente convinto che nel 2013 il suo compito sarà concluso o si sta facendo pregare?

E’ bene ricordare che si trova a capo di un esecutivo retto da una strana maggioranza composta da Pdl, Pd e Udc; manifestare l’intenzione di tornare a fare il presidente del Consiglio sarebbe il modo migliore per sfaldarla e far cadere il governo. 

 

(Paolo Nessi)