Al centro volano gli stracci. A Montezemolo, qualcosa, dopo la festa dell’Udc di Chianciano, non deve essere andato giù. Non solo non c’era. Ma, all’indomani della conclusione della manifestazione, dalla pagine della sito della sua fondazione, Italia Futura, è partito o duro attacco contro il partito di Casini. Ma non andavano d’amore e d’accordo e i due, al punto da tale da essere considerati in procinto di mettere su assieme un partito? «Se al pescatore Casini va dato atto di aver fatto buona pesca con poca pastura, il fritto misto che esce dalle cucine di Chianciano rischia di essere una pietanza indigesta per gli elettori e per il paese», si legge nell’editoriale che denuncia come l’istanza di rinnovamento dell’Udc sia resa poco credibile dalla presenza tra le prime fila delle festa di persone come «Paolo Cirino Pomicino, Ciriaco De Mita, Rocco Buttiglione, Giorgio La Malfa, Giuseppe Pisanu e financo Renata Polverini (che in un passaggio esilarante del discorso di Casini viene addirittura portata ad esempio come avversaria degli sprechi e dei privilegi!)». IlSussidiario.net ha chiesto a Fabrizio D’Esposito, firma politica de Il Fatto Quotidiano presente in questi giorni alla festa, come interpretare la situazione. «Italia Futura – dice – ha ragione quando afferma che un’operazione di rilancio non può avvenire con le facce che si sono viste a Chianciano. Una fetta di potere democristiano, che fa capo all’Udc e che rappresenta a tal punto la casta e il ceto politico da rendere del tutto inverosimile un’operazione centrista su basi modernizzatrici e riformiste». Non solo. Accanto alle ragioni oggettive, ce ne sono altre di natura meramente personale. «Si tratta, contestualmente , di una guerra tra prima donne. Non dimentichiamo che la discesa in campo di Montezemolo è data come imminente da almeno una decina di anni. Lui, ha sin qui atteso il momento più propizio. Addirittura, ritenendo la fase poco opportuna, decise di rifiutare la proposta di Berlusconi di lanciarlo come candidato premier del centrodestra; e adesso, si è ritrovato a Chianciano due competitori per Palazzo Chigi: la Marcegaglia, e Passera. L’azione di rottura di Italia Futura, quindi, è stata in gran parte dettata dalla sua personale gelosia». D’altro canto, le prospettive di Casini rispetto al partito e al suo progetto politico, si sta man mano sempre più delineando. «Lui vuol fare una “Cosa Bianca”; e, benché sui giornali sia passato pressoché sotto silenzio, l’appoggio dato al suo progetto da Andrea Olivero, il presidente delle Acli, riveste, in questo scenario un’importanza fondamentale. Ricordiamoci che si tratta della stessa persona che ricopre il ruolo di portavoce di Todi 2. Se aggiungiamo personaggi Bonanni o realtà come Confcoperative, l’ipotesi assume una certa credibilità». Resta da capire quali siano le sue effettive intenzioni. Perché, infatti, affermare che dopo Monti c’è il Monti bis e, contestualmente, indicare neanche troppo implicitamente nella Marcegaglia e in Passera due candidati papabili alla presidenza del Consiglio? «Lui vuole raggranellare almeno il 10%, essere il classico ago della bilancia, e far capire che, senza di lui, non si può governare». Detto questo, secondo D’Esposito, ha dovuto, nel tempo, ridimensionare le sue ambizioni rispetto alla presidenza del Consiglio. «Fino a pochi mesi fa, nell’eventualità di un’alleanza con il Pd, in molti pensavano che avesse numerosissime chance di fare il candidato premier dell’opposizione. Un potenziale “nuovo Prodi”».
Ma Bersani gli ha rotto le uova nel paniere. «Dal momento in cui è stato chiaro che il segretario del principale partito del centrosinistra, in caso di vittoria, avrebbe fatto il premier, Casini ha messo in piedi un’operazione per ritagliarsi un ruolo da riserva della Repubblica in caso di necessità. Punta, cioè, ad un ruolo istituzionale dei primissimo paino. La presidenza del Senato in caso di grande coalizione, o uno dei più probabili candidati alla successione al Quirinale».
(Paolo Nessi)