Che fai mi cacci?” ha chiesto il consigliere Giovanni Favia al suo leader Beppe Grillo, riecheggiando volutamente le medesime parole pronunciate da Gianfranco Fini davanti a Silvio Berlusconi in un momento ben più drammatico della vita politica recente. Quel momento che diede vita alla scissione interna del Pdl con la nascita di Futuro e libertà, scissione che tanti problemi diede alla allora maggioranza di governo. Oggi è in atto una nuova scissione, quella di alcuni appartenenti al Movimento Cinque Stelle che invocano maggiore democrazia interna, dopo il caso del consigliere Favia colto in un fuori onda a criticare apertamente la dirigenza del suo movimento. Grillo gli ha detto benevolmente di andarsene pure, lui non vuole. IlSussidiario.net ha chiesto all’onorevole Granata di Futuro e liberà se il paragone fra le due scissioni sta in piedi o è un azzardo: “L’unico paragone che sta realmente in piedi” ha detto “è la mancanza di democrazia che c’era all’interno del Pdl quando ce ne siamo andati e quella che c’è dentro al Movimento 5 Stelle”. Per Granata, il movimento di Grillo è destinato a affievolirsi e sparire una volta che sarà chiamato a fare programmi e proposte di governo.



Onorevole, c’è un parallelismo tra la scissione nel Pdl e quella che starebbe avvenendo nel Movimento 5 Stelle?

L’unico paragone che viene istintivamente alla mente è la mancanza di democrazia all’interno del Pdl così come nel Movimento 5 Stelle. Perché quando la partecipazione politica non è regolamentata e i partiti vivono soltanto di leader carismatici e mai di regolamenti e luoghi di discussione è inevitabile che poi avvengano questi conflitti.



Dunque la storia si sta ripetendo?

Mettiamo bene in chiaro che il conflitto nel Pdl ha avuto radici ben più profonde e su temi più importanti ad esempio visioni diverse della società. Qui invece si tratta di una scossa di assestamento di un movimentismo che ha non ha struttura di partito e quindi rende ingovernabile la crescita stessa del movimento.

Secondo lei Grillo invitando Favia ad andarsene sta reagendo nel modo giusto?

Credo che paradossalmente Grillo abbia ragione.

In che senso?

Nel senso che la forza del suo movimento è proprio la mancanza di filtro rituale così come viene normalmente interpretato dai partiti. Quindi la spinta forte e soprattutto demolitrice del suo movimento è data dalla sua capacità carismatica di attaccare tutto e tutti, ma senza una proposta di costruzione politica. 



Il Cinque Stelle è dato però in forte crescita in vista delle prossime elezioni nazionali.

Infatti: se questo movimento dovrà passare così come ci dovrà passare nel momento in cui si candida alle elezioni a trovarsi in posizione di amministrare o di governare, quindi dovrò passare alla proposta e ai programmi, è tutto da vedere se avranno la capacità di una elaborazione di culture politiche. Io credo che il Movimento 5 Stelle in questa dinamica appunto di proposta di governo è destinato via via ad affievolirsi e si romperà su queste contraddizioni. 

 

Dunque secondo lei solo protesta e niente proposta?

 

Credo che alla fine il Cinque Stelle sarà uno dei tanti fenomeni effimeri che hanno attraversato le fasi di transizione della politica nazionale come questa fase specifica che stiamo vivendo.

 

Un altro parallelismo che qualcuno ha fatto è quello sulla figura dell’imprenditore esperto di marketing alla guida di un partito, e cioè tra Casaleggio e Berlusconi. Regge secondo lei?

 

Onestamente non ho la conoscenza interna a quelle dinamiche del movimento da esprimere un giudizio. Credo che Casaleggio abbia certamente gioco forza nella creazione delle parole d’ordine del movimento, ma credo che poi il movimento si regga sula popolarità e sulla spinta dirompente di Beppe Grillo e niente altro.