“Non ho ancora riflettuto del tutto su questo argomento. Sono molto impegnato a guidare il Paese in questi mesi difficili. Ma il mio futuro politico su cui mi sto concentrando finisce nella primavera del prossimo anno”. Così il premier Mario Monti, in un’intervista rilasciata al Washington Post, risponde riguardo l’eventualità di rimanere alla guida del governo anche dopo le prossime elezioni. Monti, nonostante abbia ribadito la volontà di lasciare Palazzo Chigi nel 2013, si è detto “preoccupato” che tutti gli sforzi fatti fino ad ora dal governo possano essere vanificati dopo l’uscita di scena. “Sono preoccupato”, ha detto il premier, “ma ho la speranza che questo non accadrà perché i politici hanno avuto il tempo di riflettere e stanno lavorando al loro rinnovamento”, ha poi aggiunto. Inoltre, ha spiegato poi Monti, “l’Italia, come altri Paesi, sta operando nell’ambito di regole europee che limitano il grado di politiche creative che possono essere introdotte da qualsiasi nuovo governo o Parlamento”. Riguardo i sacrifici chiesti agli italiani fino ad oggi, il presidente del Consiglio conferma quanto sia stato “doloroso per il governo chiederli e doloroso per i cittadini accettarli”. “Forse – ha poi detto – se fossimo un normale governo politico sarebbe ancora più difficile”. Proprio per questo motivo è importante che sia lui in quanto premier sia i ministri si distanzino “da qualsiasi speculazione sul futuro, finché ricopriamo questi incarichi. La gente capirà che questi sacrifici sono necessari e avrà la speranza che questo consentirà all’Italia di mettersi su un cammino nuovo, più solido e produttivo”. Nel corso dell’intervista rilasciata al Washington Post, Mario Monti tocca ovviamente diversi temi, tra cui la situazione greca. A suo giudizio è difficile pensare a un’uscita dall’Eurozona del paese ellenico senza che altri Paesi vengano danneggiati, ma è tuttavia “irrealistico” aspettarsi che Atene possa completamente riformarsi. “E’ anche nel massimo interesse di tutti gli altri Paesi che la Grecia sia nell’eurozona – ha poi aggiunto – e che, naturalmente, prosegua con il profondo processo di disciplina fiscale e riforme strutturali che ha iniziato.
Quello che i greci stanno facendo non raggiunge quanto richiesto dall’Ue, ma è comunque molto notevole. Normalmente serve una generazione per avere un cambiamento di cultura e politica del tipo che si vuole far raggiungere alla Grecia in tre o quattro anni”.