Un sentimento di precarietà connota la fase in cui stiamo vivendo; dalla vita quotidiana al mondo politico, a pochissimi mesi delle elezioni, ben poco sembra destinato a cambiare. In meglio, almeno. Le centinaia di operai che hanno preso d’assedio il ministero dello Sviluppo economico, quelli che minacciano una protesta al giorno, la Carbosulcis e l’Alcoa sull’orlo del precipizio, sono solo alcuni tra i più recenti fattori che contribuiscono a rendere l’idea del pessimo clima; quasi il serpeggiare di una tensione sociale potenzialmente in grado di deflagrare. Certo, se chi dispone dell’autorità per farlo ci mettesse una pezza, questo contribuirebbe e ridimensionare l’incertezza dominante. Ma la politica sembra aver deciso di restare definitivamente immobile. Abbiamo chiesto a Marcello Sorgi come interpreta l’attuale contingenza.



Le recenti proteste sono il riflesso di un disagio sempre più insopportabile?

L’Alcoa rappresenta un caso estremamente complicato, accentuato dal fatto che, finora, il governo non sembra avere idea di come intervenire. Tutto concorre, effettivamente, a rafforzare l’impressione di un clima sociale che sta peggiorando. Tanto più che svariate aziende che non godono del medesimo clamore mediatico, si trovano in un’analoga situazione. Basti pensare al mercato automobilistico, che versa nella crisi peggiore degli ultimi decenni. E che condiziona negativamente quella costellazione di aziende che fanno parte dell’indotto o della filiera.



Nel frattempo, sembra che la dialettica politica si sia ridotta allo scontro Renzi-Bersani e alla possibilità che Berlusconi si ricandidi

In realtà, una novità c’è. C’è qualcosa che si sta muovendo sul fronte della legge elettorale, e che potrebbe determinare uno scompaginamento delle carte in tavola del tutto imprevisto. Mi risulta, infatti, che sia in corso una trattativa tra Berlusconi e la Lega per approvare una riforma elettorale al Senato. Tale riforma potrebbe essere proprio quella proposta da Casini, sulla falsariga del sistema proporzionale tedesco. A quel punto, tutto il centro si schiererebbe con il centrodestra. Il Pd, in questi ultimi giorni, rispetto alla sua possibilità di condizionare il dibattito sulla riforma, sta venendo pina piano isolato mentre, fino a poco tempo fa, era considerato l’interlocutore principale. Del resto, il convegno di Chianciano, conferma l’allontanamento dell’Udc dalla sinistra.
Cosa intende?



Se fino a poco tempo fa tutti davano per consolidata l’alleanza tra Casini e il Pd, da domenica, è evidente che non è più così. Casini, infatti, ha ribadito l’intenzione di prolungare l’esperienza del governo Monti. Ipotesi del tutto incompatibile i contenuti programmatici del Pd.

In molti affermano che il Pd, in realtà, non abbia nessuna intenzione di governare ma che stia lavorando alla grande coalizione e al ritorno di Monti

No, guardi, credo che l’intento di Bersani sia, invece, proprio quello di governare. Una volontà, del resto, già espressa a novembre dell’anno scorso. Se, quindi, come in questi ultimi tempi affermano i sondaggi, il Pd sarà il partito maggiore, non vedo perché dovrebbe abdicare ad una tale e legittima ambizione.  

In ogni caso, quante sono le chance effettive di un ritorno di Monti a Palazzo Chigi?

Moltissimo dipenderà dalla legge elettorale. Quanto più si ridurrà il premio di maggioranza, e quanto più sarà scritta in senso proporzionale, tanto più si moltiplicheranno i partiti. E il frazionamento aumenterà l’impossibilità di individuare un vincitore. La situazione ideale, quindi, per il ritorno di Monti. Se, al contrario, si manterrà un principio maggioritario, magari con un premio di maggioranza consistente al partito maggiore, l’interesse a federarsi con una delle due formazioni maggiori, sarà elevato. Credo che sia il Pd che il Pdl, in realtà, mirino a quest’ultima ipotesi.

Quindi, il Monti bis non è poi così verosimile

Se non si sa ancora quali saranno le regole del gioco, e con un Monti che afferma esplicitamente che non intende starci, la vedo molto complicata. D’altro canto, mi pare del tutto improbabile che i vari ministri considerati candidati in pectore alla presidenza del Consiglio dei più svariati partiti possano effettivamente candidarsi.

Perché no?

Se di candidassero dovrebbero dimettersi. Ora, ce li vede lei 5 o 6 ministri che, poco prima delle elezioni, si dimettono? Cosa farebbe Monti a raccontare all’Europa che i ministri del suo governo tecnico si sono dimessi in una situazione tanto delicata per andare a fare i parlamentari? Non dimentichiamo che il premier sa benissimo che nei confronti dell’Europa non possiamo fare passi falsi.

Quindi, come dobbiamo interpretare le sue affermazioni di ieri, quando ha detto che a chi gli rinfaccia di aver contribuito alla recessione risponde: «Certo: solo uno stolto può pensare di incidere su elementi strutturali che pesano da decenni senza provocare, almeno nel breve periodo, un rallentamento dovuto al calo della domanda»

Proprio nel senso dell’impegno assunto con l’Europa; alla quale abbiamo garantito che, entro il 2013, raggiungeremo il pareggio di bilancio.

Nel frattempo, i vari fenomeni di malcostume politico che sin qui hanno prodotto il grillismo e l’antipolitica saranno arginati?

Al momento non mi pare. Domina la confusione e l’incapacità di agire. Anche e soprattutto sul piano dei privilegi dei parlamentari. Non credo che, da qui alla fine delle elezioni, da questo punto di vista, ci saranno grandi cambiamenti. 

 

(Paolo Nessi)