Mettiamo che prendano i sondaggi sul serio; in tal caso, a sinistra, saranno sbiancati apprendendo l’esito di quello di Pagnoncelli. Perché, se rappresentasse una situazione realmente futuribile, ad aver fatto male i conti, il Pd ci potrebbe lasciare la pelle. L’Idv e il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, insieme, varrebbero addirittura il 25,4%. Tanto quanto il Pd. Il primo si attesterebbe sul 7,4%, il secondo, sul 17,9%. Quanto basta, quindi, per contendersi la guida del Paese. Ma un sondaggio, come è ovvio, non descrive necessariamente la realtà. Massimo Donadi, capogruppo alla Camera dell’Idv, ci spiega perché.
L’ipotesi di un’alleanza con l’M5S è verosimile?
Mi pare irrealistico che Beppe Grillo ipotizzi delle alleanze. Ma, ancor prima che praticabile concretamente, mi sembra qualcosa di non auspicabile.
No?
No, perché il suo movimento può, di certo, rappresentare una ventata di novità, e occorrerà rispettare il voto di milioni di persone che manderanno i suoi in Parlamento. Ma, da qui ad avere le capacità per governare, ce ne passa. Come italiano, se vincesse le elezioni, avrei qualche preoccupazione.
Eppure, almeno dall’esterno, sembra che abbiate parecchio da condividere
Ci sono certamente dei punti di contatto. L’M5S è indubbiamente la forza a noi più vicina dal punto di vista della battaglia per la moralizzazione della politica. O da quello della lotta ai costi esorbitanti del sistema dei partiti in generale, di cui il sistema di finanziamento è solo la punta dell’iceberg; mi riferisco alla struttura clientelare della Asl, delle aziende partecipate o finanziate dallo Stato. Tuttavia, questo non è sufficiente per governare un paese. Serve una visione strategica e una condivisione di obiettivi che l’M5S non è in grado di esprimere.
Perché?
Non ha una classe dirigente, né un sistema di valori di governo realmente condiviso, salvo una serie di opinioni che la gente si scambia in rete. Guidare il Paese è un po’ più complesso.
Realisticamente, quindi, con chi pensate di allearvi? I rapporti con il Pd si sono congelati mentre, salvo il riavvicinamento recente, l’asse di Sel con i democratici appare prevalente rispetto a quello con voi
Effettivamente, con il Pd i rapporti sono ai minimi termini. Ma, alla elezioni, mancano almeno sei mesi; che, per i tempi della politica, sono moltissimi. Da qui al voto, quindi, credo che l’Italia dei Valori disponga di tutti i margini d’azione per cambiare passo; modificando i toni, e avendo più rispetto per le idee dei potenziali alleati dle Pd. A partire da due constatazioni sulle quali siamo entrambi d’accordo.
Quali?
Il ritorno di Berlusconi sarebbe una sciagura per l’Italia. E, anche se a livello minore, pure il ritorno di Monti. Questa seconda ipotesi, da una parte minoritaria del Pd, è considerata la preferibile. Così come il Quirinale non la disprezzerebbe. Il Pdl e l’Udc, inoltre, hanno capito che conviene loro favorire la nascita di una grande coalizione. Sapendo di non poter vincere, sarebbe l’unico modo per andare egualmente al governo. Quindi, essendo le la spinta per il Monti bis tanto ampia, sarebbe necessario, per una volta, che il centrosinistra la smettesse di cercare le ragioni per dividersi e trovasse quelle per stare insieme. Altrimenti, come dice il mio barbiere, “rischia per l’ennesima volta di arrivare a Roma e non vedere il Papa”.
L’alleanza, per voi, è quindi necessaria
Se l’Idv si collocasse definitivamente fuori dalla coalizione, finirebbe oggettivamente, seppur non intenzionalmente, per favorire il Monti bis con un Berlusconi in grado di continuare a esercitare la propria influenza per i suoi interessi personali.
Quali strade crede che potrà seguire l’Idv per lavorare alla riunificazione?
Siccome siamo quelli che maggiormente hanno infranto le regole del galateo della politica, siamo pure quelli che maggiormente dovranno fare qualche passo indietro.
Concretamente che significa?
In qualche occasione, dovremo tapparci la bocca; avere la consapevolezza che non sempre si può dire tutto quello che si pensa; e iniziare a ricercare le ragioni dell’unità. A partire dal fatto che possiamo riprendere in mano il lavoro messo a punto solo una decina di mesi fa, quando Pd, Idv e Sel avevamo stilato un programma comune pressoché definitivo; Bersani, di recente, ha inoltre pubblicato una dichiarazione d’intenti in cui ci sono due elementi estremamente condivisibili, laddove vengono rimessi al centro il lavoro e lo sviluppo.
In questa coalizione, giudica possibile la convivenza tra Sel e Udc?
Non mi pare che l’Udc abbia intenzione di allearsi con la sinistra. Detto questo, considerando gli anni difficili che avremo di fronte e la delicatezza della situazione, personalmente, non avrei problemi, all’indomani delle elezioni, se il centrosinistra, pur avendo la maggioranza, aprisse ad una collaborazione con l’Udc.
Pensa che dovreste abbassare i toni puri in tema di giustizialismo?
Credo che in Italia ci sia un’immensa battaglia da combattere per la legalità, sulla quale non ci può essere moderazione.
Neppure sulla vicenda che riguarda Napolitano e le intercettazioni delle sue telefonate?
Gli stessi magistrati di Palermo hanno fatto presente che non Napolitano non c’entra nulla con le indagini. Per questa ragione, non ho condiviso i toni esasperati nei suoi confronti. Anche se ritengo la sollevazione del conflitto di attribuzioni, per quanto legittima, inopportuna.
Perché ha suggerito, intervenendo a La Zanzara, di togliere il nome di Di Pietro dal partito?
Salvo il Pd, non c’è un partito, in Italia, che non sia personalistico. La fine della Prima Repubblica, ha coinciso con la nascita di formazioni che ruotavano attorno alla figura di un leader. L’Idv non è esclusa da questo processo. Ma questa fase si è conclusa. Credo che sia giunto il momento di tornare a partiti regolati da regole democratiche interne. Sarei orgoglioso se il mio fosse il primo ad adeguarsi.
(Paolo Nessi)