Mesi di silenzio per poi riprendere a parlare, quasi non fosse accaduto nulla, quasi tutto fosse esattamente come prima. Come vent’anni fa. Berlusconi, intervistato da Sallusti sulla nave che ha ospitato in crociera i lettori del Giornale, è sceso nuovamente nell’agone politico. Non che si possa dire che sia propriamente sceso in campo, per la verità. Su questo, gli indugi non li ha ancora rotti. Ma che possa essere Alfano il candidato premier del centrodestra non lo crede, e non lo ha mai creduto nessuno. In ogni caso, l’ex presidente del Consiglio, nella sua lunga intervista, è tornato su refrain di un tempo: ribadendo la sua persecuzione giudiziaria, la promessa di abbattere l’Ici, spiegando cos’hanno fatto di nuovo i suoi precedenti governi e via dicendo. Qualche punto di rottura con il passato, in realtà, c’è stato. Ilsussidiario.net ne ha parlato con Fabrizio D’Esposito, firma politica de Il Fatto Quotidiano. «Berlusconi si accinge a scendere in campo per la sesta volta, lasciando intendere che niente è cambiato. Nella sua intervista, tuttavia, alcuni passaggi fanno comprendere come, su alcuni aspetti abbia assunto posizioni differenti rispetto al passato». Su Monti, anzitutto. «Per mesi abbiamo assistito al balletto Berlusconi pro/ contro Monti. Ebbene: oggi, sappiamo che il Berlusconi della campagna elettorale sarà euroscettico, populista; non seguirà, in sostanza, l’agenda Monti  come vorrebbe, invece, parte dell’opinione del centrodestra, tra cui Il Foglio secondo il quale, addirittura, l’attuale premier dovrebbe essere il candidato del centrodestra». Non solo. C’è un’altra novità: «Dato e non concesso che il candidato premier sarà Berlusconi, è ormai chiaro che dopo la campagna populista, si siederà a tavolino con gli altri per cercare di dar vita alla grande coalizione. Nonostante con il porcellum abbia vinto due volte, infatti, questa volta ha detto che la vittoria dipenderà proprio dalla legge elettorale. Significa, evidentemente,  che mette le mani avanti, perché ha la certezza di non vincere». Secondo D’Esposito, quindi, non dispone più di una forza che possa diventare maggioranza. «Credo che la consistenza reale del Pdl, anche con lui, sia sotto il 20 per cento. Il suo ritorno in campo, infatti, non ha smosso l’elettorato del centrodestra. Sarà sicuramente in campo e dispone di una sua forza elettorale; ma non è più in grado di giocarsi la partita per vincere». 



Resta da capire il reale significato dell’appoggio a Matteo Renzi, da molti definito, giustamente, il bacio della morte. «Se Renzi occupasse il campo della sinistra – spiega D’Esposito -, libererebbe Berlusconi del suo principale avversario. D’altro canto, tuttavia, non é escluso che Berlusconi possa temere il confronto con Renzi. Che, rispetto ad un competitor di 76 anni, potrebbe ispirare maggiormente l’elettorato moderato.  E che, per questo, ne abbia decantato le lodi per “bruciarlo”». 



 

(Palo Nessi)

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