Almeno per il momento, il governo non si costituirà parte civile nell’udienza preliminare del processo sulla presunta trattativa Stato-mafia. Non una chiusura ma un rinvio, come riferito dal ministro della Giustizia Paola Severino a margine dell’inaugurazione della Scuola superiore di magistratura a Firenze: “La costituzione di parte civile ha i suoi riti, i suoi meccanismi e presupposti che devono essere rispettati”, ha detto il ministro, sottolineando che il governo entrerà in gioco solo quando, secondo il codice di procedura penale, i tempi e i modi saranno maturi “per attuare questo importante atto da parte dell’avvocatura dello Stato”.



Il Guardasigilli risponde dunque alla mozione presentata dal leader dell’IdV, Antonio Di Pietro, il quale aveva in precedenza sottolineato che la mancata costituzione di parte civile del governo “potrebbe anche chiamarsi reato di favoreggiamento personale”. E’ poi attesa per oggi la sentenza della Corte costituzionale sull’ammissibilità del ricorso promosso dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Al centro del conflitto le intercettazioni delle telefonate tra il Capo dello Stato e l’ex ministro Nicola Mancino, imputato di falsa testimonianza nel procedimento sulla presunta trattativa Stato-mafia. IlSussidiario.net ha chiesto un commento a Lanfranco Tenaglia, deputato del Partito Democratico.



Onorevole Tenaglia, come giudica l’attuale posizione del governo?

E’ necessario innanzitutto sottolineare che l’interesse di tutti punta a fare piena luce nel processo, quindi è ovvio che nessun ostacolo dovrà essere posto nell’accertamento giudiziario dei fatti. Sono convinto che la magistratura palermitana farà tutto il possibile affinché ciò avvenga velocemente in modo da accertare responsabilità o stabilire innocenze, visto che sono coinvolti personaggi che hanno ricoperto anche importanti ruoli all’interno delle istituzioni.

Cosa farà dunque il governo?

Come dirà anche il Partito Democratico durante la discussione riguardo alla mozione presentata da Di Pietro, sono dell’idea che lo Stato debba costituirsi parte civile. Ma per farlo gli organi tecnici, quindi l’avvocatura dello Stato, dovranno possedere tutti gli elementi necessari.



Non è quindi in dubbio la futura costituzione di parte civile?

Credo proprio di no. Bisognerà però stabilire quando questo dovrà accadere, in riferimento a quali posizioni e con quali richieste. Stiamo parlando di scelte tecniche, assolutamente non politiche, che vanno rimesse all’avvocatura di Stato. Questa deve però essere a conoscenza di tutti i numerosi e complessi atti processuali, e la valutazione dovrà essere fatta rapidamente.

Quando crede che si farà avanti il governo?

Sia l’udienza preliminare che un eventuale rinvio a giudizio non pregiudicano alcuna facoltà né alcuna richiesta della parte civile. Per questo ritengo che sia più importante, una volta accertato e stabilito che lo Stato debba costituirsi parte civile, che lo si faccia nel modo più efficace possibile. E per fare questo, ripeto, è necessario studiare approfonditamente gli atti e lasciare all’avvocatura tutta la discrezionalità tecnica della quale è in possesso e che in una vicenda così delicata va esercitata con la massima attenzione.

Come giudica invece la reazione di Di Pietro?

Di Pietro mette in campo una polemica politica che personalmente non apprezzo perché giocata su una vicenda che come sappiamo ha portato a dei lutti dolorosi e a delle perdite gravissime per lo Stato e le Forze dell’ordine. Su questo dovremmo dunque remare tutti nella stessa direzione e non cercare di lucrare rendite politiche di breve respiro che poi non portano da nessuna parte.

Cosa pensa del coinvolgimento di Napolitano?

Su questo tema, dopo un iniziale scontro polemico spesso anche fuori dalle righe, è stata finalmente fatta un po’ di chiarezza: è evidente l’esistenza di un vuoto normativo e di una differenza interpretativa, ma sappiamo anche che l’unico strumento utilizzabile per superare tali ostacoli, non nell’interesse di singole vicende processuali ma in quello delle istituzioni, è la Corte costituzionale. Credo inoltre che su questo siano già d’accordo la Procura di Palermo e tutti coloro che hanno commentato la vicenda al di fuori di una polemica politica di basso livello.

Cosa si aspetta quindi dalla Camera di Consiglio?

Ritengo che il conflitto sia ammissibile e che la Corte lo dichiarerà tale, per poi passare all’esame della vicenda nel merito. Una vicenda nuova, della quale non esistono precedenti e che per questo mostrerà interpretazioni che sarà interessante vedere. L’immunità di cui gode costituzionalmente il Presidente della Repubblica non è la stessa che copre i parlamentari, e quindi, in caso di intercettazioni indirette o irrilevanti, deve essere necessariamente applicato ciò che prevede l’articolo 90 della Costituzione: dal punto di vista processuale, il Presidente della Repubblica gode di una immunità completa, fatta eccezione per i casi di alto tradimento o attentato alla Costituzione.

 

(Claudio Perlini)