E’ una gelida vicenda kafkiana quella in cui si trova il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Oggi il primo inquilino del Quirinale svolge, di fatto e con correttezza, una “supplenza” politica e istituzionale dovuta alla confusione, alla frammentazione, al possibile collasso di un’intera classe politica. Ebbene, proprio contro Napolitano si stanno alimentando da mesi illazioni, allusioni, gossip di bassa lega per il contenuto di intercettazioni telefoniche che sono da un lato secretate e dall’altro costituzionalmente da distruggere, da non prendere neppure in considerazione. Il tutto avviene per una “macchina infernale” azionata da “apprendisti stregoni”, che sembrano muoversi solo per ottenere un risultato elettorale che potrebbe portare ancora più confusione e più frammentazione, con un caos istituzionale senza precedenti nella storia della Repubblica. Il retroscena è noto. Il testo di colloqui telefonici di Napolitano con l’ex Presidente del Senato, Nicola Mancino, in un’epoca in cui Mancino non era neppure indagato, viene conservato come un “oggetto misterioso” dalla procura di Palermo per l’inchiesta sulle presunte trattative tra Stato e mafia, anche se la stessa procura palermitana ritiene che quei colloqui non abbiano alcuna utilità o validità ai fini dell’inchiesta. Così l'”oggetto misterioso”, inevitabilmente, con il passare delle settimane, diventa un “pozzo avvelenato” da cui attingere, inventando o interpretando, qualsiasi supposizione per strumentalizzazioni politiche. C’è chi continua a chiedere “chiarezza e trasparenza” al Presidente della Repubblica. Quale e in base a che cosa? C’è chi invoca una richiesta di “ragion di Stato”. Perché, dato che la ragion di Stato è immanente alla politica anche in qualsiasi Stato democratico? C’è chi arriva alle libere interpretazioni delle conversazioni tra Napolitano e Mancino, come è avvenuto in questi giorni su un settimanale, provocando nuovi scossoni al sistema politico e istituzionale. Luciano Violante, ex Presidente della Camera dei deputati, ma anche ex magistrato che ebbe dure e aspre contrapposizioni con esponenti politici della “prima Repubblica”, guarda con preoccupazione ma anche con grande lucidità quello che si sta svolgendo in Italia.
Il Procuratore nazionale Antimafia, Pietro Grasso, ha detto che “Le stragi mafiose del 1992 si inserivano in una strategia più ampia che tendeva a mantenere l’esistente e a fermare la spinta al cambiamento. Oggi c’è un’ulteriore destabilizzazione fatta da menti raffinatissime contra la magistratura e contro il Capo dello Stato”. Che ne pensa, onorevole Violante?
Il 1992 è un’altra epoca e un’altra storia. La fase che stiamo vivendo ha alcuni aspetti che ci ricordano quell’epoca; ma nei suoi caratteri fondamentali mi sembra molto diversa. Per quanto avviene oggi, io non credo che si possano definire “menti raffinatissime” i Di Pietro, i Travaglio, i Grillo e i loro giornali di riferimento, cui si sono associati Panorama, Libero e Il Giornale, che stanno costruendo e alimentando questa campagna contro il Presidente della Repubblica. Stiamo vivendo una fase di acuta lotta politica nella storia italiana con alcuni protagonisti che cercando di destrutturare l’impianto democratico della Repubblica con una campagna cinica e populistica. E’ una scelta sbagliata e grave.
Quello che arriva all’opinione pubblica è l’immagine di una sorta di complotto. Una spiegazione semplicistica che va bene per tutte le stagioni.
Io non ho mai parlato di complotto e non credo che esista un complotto. Esiste una intesa tra diverse forze politiche e diversi mezzi di comunicazione per colpire il capo dello Stato e il governo Monti travolgendo l’intero sistema democratico, senza preoccuparsi delle conseguenze. Di qui il mio giudizio sul cinismo di chi ha fatto questa scelta.
Non ci sono solo alcuni personaggi o alcuni ambienti. In settimana c’è stato questo intervento di “Panorama” che ha portato nuovi veleni e grande stupore.
Siamo di fronte all’invenzione. Come commentare quello che non esiste? Mi chiedo se non sia arrivato il momento che anche voi giornalisti dobbiate domandarvi: ma a che cosa serve il mestiere che facciamo? Che cosa devono esattamente fare i giornalisti?
Si potrebbe dire che c’è un attacco che va da destra a sinistra contro il Presidente della Repubblica e il ruolo che sta svolgendo in questo momento?
Scusi, ma quale sinistra? Si può definire di sinistra Di Pietro oppure Travaglio, oppure Grillo? No. C’é un’autentica manovra di destra, di matrice populistica, che sta cercando di destabilizzare il Paese. Non ci riusciranno.
(Gianluigi Da Rold)