Pure Beppe Grillo è in campagna elettorale. A modo suo, certo, ma c’è. Anzi, si può dire che ci sia in forma permanente, dato il suo continuo e costante utilizzo delle nuove tecnologie comunicative per esporre puntualmente, con scadenze regolari, ciò che pensa. Oggi lo ha fatto secondo le forme più tradizionali. E’ stato a Parma, dove il Movimento 5 Stelle è riuscito a eleggere sindaco Federico Pizzarotti. E lì, come un qualunque politicante, ha tenuto un comizio. Per la verità, come hanno sottolineato svariati organi di stampa, in una piazza pressoché semideserta. In compenso, anche questa volta, è riuscito a fare notizia e far parlare di sé. Insultando i giornalisti presenti. «Giornalisti carogne» e «schiavi dei loro editori», li ha definiti, aggiungendo: «In Italia non ci sono giornali liberi tranne “Il Fatto Quotidiano”. Il vero cancro è questo, l’informazione. Se avessimo avuto un’informazione normale non avremmo questa politica cosi». IlSussidiario.net ha chiesto un commento in merito a Paolo Pombeni, docente di Storia dei sistemi politici preso l’Università di Bologna. «Non credo – spiega anzitutto – che un solo risultato rappresenti la prova del fallimento di Grillo o dell’inizio del suo declino. L’impressione, in ogni caso, è che il vento non spiri più nelle sue vele con la forza con cui spirava sino a poco tempo fa. Tuttavia, considerando il fatto che si tratta di movimento estremamente erratico, non è detto che da qui a pochi giorni la situazione non torni a volgere in suo favore». Potrebbe, quindi, facilmente tornare sulla cresta dell’onda. «Accade, in genere, sulla scorta di preconcetti, suggestioni e sentimenti di rivalsa dell’opinione pubblica; cose che Grillo è molto bravo a sfruttare. Se questi fattori si orienteranno in maniera a lui favorevole, l’M5S ingrosserà ulteriormente le fila dei suoi estimatori». Paolo Franchi, su queste pagine, affermava che da qui alle elezioni l’antipolitica potrebbe montare a tal punto da organizzarsi in forze nuove e inedite rispetto alle attuali. «Più che altre forze che si mettono assieme – cosa in sei mesi piuttosto difficile – credo che il quadro si possa ulteriormente frantumare, che la disaffezione possa crescere e che il voto vada disperso tra una miriade di partitini già esistenti. Tuttavia, la nascita di un nuovo movimento non è escluso». Resta, in ogni caso, da capire come sia possibile che l’opinione pubblica consenta a Grillo alcuni comportamenti che, se assunti da chiunque altro, comporterebbero l’esclusione perpetua dalla vita pubblica. Come il definire tutti i giornalisti, salvo quelli del Fatto quotidiano, carogne. 



«Beh, credo che, semplicemente, faccia parte del personaggio. Viviamo in una sorta di commedia dell’arte, dove ci si aspetta che Arlecchino continui a mentire, Colombina a fare gli occhi dolci e Pantalone ad essere avaro; così, ci si stupirebbe se Grillo non di comportasse secondo le sue caratteristiche tipiche. Grillo, che in questo è molto abile, continua a recitare il suo personaggio». Nonostante il recente scandalo Favia. «Il fatto che Grillo ne sia uscito indenne deriva, più che altro, dalla debolezza di Favia. Prima di lui non esisteva. Le rivolte del figlio verso il padre difficilmente trovano l’apprezzamento dell’opinione pubblica».



 

(Paolo Nessi)

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