L’unità dei cattolici in politica è prima di tutto unità nei valori e in una comune visione cristiana della vita, tradotta in un impegno quotidiano di coerenza personale. E’ una delle conclusioni che si possono trarre dall’ennesima lezione che il Santo Padre ha impartito ieri mattina a Castel Gandolfo ai leader dell’Internazionale democristiana, guidati da Pier Ferdinando Casini, appena riconfermato come loro presidente. “Serve un nuovo impegno politico dei cattolici – ha detto il Papa -, perché la crisi impone di agire sulla base di un fondamento etico, sempre più maturo e consapevole e non solo in nome del mercato”.



Benedetto XVI ha comunque riconosciuto che nonostante le enormi difficoltà di questi ultimi anni, “l’impegno dei cristiani nella società non ha cessato di essere vivace fermento per un miglioramento delle relazioni umane e delle condizioni di vita. Questo impegno però non deve conoscere flessioni o ripiegamenti. Al contrario va profuso con rinnovata vitalità, in considerazione del persistere e, per alcuni versi, dell’aggravarsi delle problematiche che abbiamo dinanzi”. Al centro del suo discorso fatto di parole, ma anche di gesti, di sguardi e soprattutto di affetto, si percepiva una sorta di preghiera, una sollecitudine paterna, un’insistenza accorata, a rinnovare il proprio impegno politico davanti alla crisi globalizzata, con il coraggio di chi si cimenta ancora una volta con le difficoltà in una maniera “fiduciosa e non rassegnata”.



“Il cristiano – ha ribadito Benedetto XVI – è chiamato ad agire e ad esprimersi con spirito profetico, capace cioè di cogliere nelle trasformazioni in atto l’incessante quanto misteriosa presenza di Dio nella storia, assumendo così con realismo, fiducia e speranza le nuove emergenti responsabilità”. Un ottimismo cristiano, realista e consapevole delle difficoltà che si possono incontrare dentro di noi e nell’ambiente che ci circonda, ma convinto proprio per la sua fede che Dio, presente nella nostra storia con la sua provvidenza misericordiosa, sarà sempre accanto a coloro che assumendosi le proprie responsabilità, anche quelle che come politici competono loro, si prendono cura delle necessità degli uomini, delle loro povertà materiali e spirituali. “La crisi ci obbliga a riprogettare il nostro cammino, a darci nuove regole e a trovare nuove forme di impegno, diventando così occasione di discernimento e di nuova progettualità”.



E’ vero che sembra un’impresa titanica, al di fuori della nostra portata, ma il Papa ha voluto sottolineare come Dio sia sempre accanto a chi fa sua questa sfida di giustizia e di carità, di amore e di solidarietà. Possiamo provare a cambiare il ritmo delle cose, possiamo invertire la tendenza a rinchiuderci nel nostro individualismo, a pensare solo a noi stessi, ai nostri diritti, ribaltando quel relativismo morale che è pronto a giustificare qualsiasi cosa purché se ne possa trarre un tornaconto personale. Benedetto XVI, in particolare, rivolgendosi ai leader democristiani ha chiesto che “l’impegno civile e politico possa ricevere nuovo stimolo ed impulso nella ricerca di un solido fondamento etico, la cui assenza in campo economico ha contribuito a creare l’attuale crisi finanziaria globale”.

Davanti agli scandali, alla corruzione, alla avidità che affligge non solo il nostro Paese, ma il mondo intero, il Papa ha fatto una diagnosi lapidaria: “La crisi è provocata da assenza di visione etica in economia e occorre tornare a porre al centro di tutto l’agire politico la persona umana e non la logica di mercato’”. Ma se bisogna ricominciare dalla centralità della persona allora non si può dimenticare che ogni persona ha diritto a nascere in una famiglia, fondata sul matrimonio e aperta alla vita. Bendetto XVI ha voluto tracciare un quadro della famiglia come luogo della condivisione degli affetti, ambito privilegiato della solidarietà e della gratuità. Perché è in famiglia che si apprende ad amare e ci si sente amati finché si diventa anziani, malati.

 

Il riferimento del Papa alla famiglia come “il principale e più incisivo luogo educativo della persona” deve rappresentare per tutti, a cominciare dai cattolici, un monito esigente a restituire alla mission della famiglia la forza e la responsabilità che le competono e che non possono essere delegati ad altri. Perché “la famiglia, cellula originaria della Società, è pertanto radice che alimenta non solo la singola persona, ma le stesse basi della convivenza sociale”.

Come sempre il Papa non ha perso di vista la necessità urgente di sottolineare con il suo Magistero che un “autentico progresso della società umana” non può “prescindere da politiche di tutela e promozione del matrimonio e della comunità che ne deriva, politiche che spetterà non solo agli Stati ma alla stessa comunità internazionale adottare, per invertire la tendenza di un crescente isolamento dell’individuo, fonte di sofferenza e di inaridimento sia per il singolo sia per la stessa comunità”. Alla solitudine dell’uomo moderno, allo smarrimento che lo sorprende davanti alla malattia e alla povertà si può e si deve rispondere prima di tutto con politiche familiari forti, trasversali, condivise dall’intera classe politica. 

Ma indubbiamente queste politiche vanno proposte con maggiore forza e con maggiore energia proprio da quei politici cristiani, che in virtù della loro fede, fatta vita in piena e totale laicità, debbono essere davvero i convinti sostenitori di un rinnovato senso della famiglia. In qualsiasi partito siano inseriti, collaborando tra di loro, cercando di creare tutte le sinergie possibili. Benedetto XVI ha ribadito con chiarezza adamantina quello che da sempre afferma senza timore di apparire ripetitivo: “Il rispetto della vita in tutte le sue fasi, dal concepimento fino al suo esito naturale – con conseguente rifiuto dell’aborto procurato, dell’eutanasia e di ogni pratica eugenetica – e’ un impegno che si intreccia con il rispetto del matrimonio, come unione indissolubile tra un uomo e una donna e come fondamento a sua volta della comunità di vita familiare”. 

Non è un programma politico, è un semplice accorato appello che il Papa ha rivolto a tutti i leader cattolici, a livello mondiale, a quanti sono già impegnati in politica e a quanti vorranno impegnarsi in politica, oggi come ieri, ma ancor più pensando al domani. E’ necessario che capiscano quanto è profondo l’intreccio che lega vita e famiglia, dalla nascita alla morte, nei momenti più belli e in quelli più difficili della vita dell’uomo e sentano che la politica non è e non sarà al vero servizio dell’uomo se non ne tutela i beni più preziosi che possiede.