“Il degrado cui stiamo assistendo, non da ultimo nella Regione Lazio, avviene perché con Tangentopoli anziché riformare il sistema sono stati distrutti i partiti che selezionavano la classe dirigente. Era un percorso molto lungo, ma che consentiva anche ai figli di nessuno di arrivare ai massimi livelli dopo essersi formati un’esperienza di tutto rispetto. Oggi tutto ciò non esiste più, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti”. E’ il commento dell’onorevole Stefania Craxi, ex sottosegretario degli Esteri e fondatrice del movimento dei Riformisti italiani. Lo scandalo della Regione Lazio, con le dimissioni del governatore Renata Polverini, ha messo sotto gli occhi di tutti la questione morale in politica che già si era proposta nel 1992.
Onorevole Craxi, che cosa è cambiato da allora?
Allora si parlava di finanziamento illegale ai partiti, e quindi alla politica, da parte del settore privato. Era un sistema a cui tutti i partiti partecipavano, nessuno escluso, anche quelli che sono stati beneficiati dalla magistratura. Adesso stiamo parlando di soldi pubblici che finiscono per l’acquisto di ville e fuoriserie. Una volta, al netto di qualche ladro, la politica voleva dire tenere aperte le sezioni, passare le notti sui problemi del Paese, trovare delle soluzioni, organizzare convegni e pubblicazioni. Oggi tutto ciò non esiste più.
Eppure con Tangentopoli non emerse forse lo stesso degrado di oggi?
Stiamo parlando di due fenomeni del tutto diversi. Il degrado oggi avviene perché con Tangentopoli, anziché riformare un sistema che andava riformato, sono stati distrutti i partiti che selezionavano la classe dirigente politica del Paese. Oggi la selezione avviene con il favore dei potenti di turno.
Qual la differenza tra i partiti di allora e i potentati di oggi?
E’ un cambiamento da cui non mi tiro fuori. Io sono stata nominata a Milano, non eletta, per volere di Berlusconi. Non ho fatto il percorso di selezione che compivano una volta i partiti. Non ho cominciato dalle periferie, per poi arrivare al livello cittadino, regionale e solo infine nazionale. Era una strada lunga e faticosa, ma che permetteva a tanti figli di nessuno di allearsi e diventare i padri di qualcuno. Io sono “figlia del censo”, ma mio padre non lo era. Chi aveva volontà di farsi avanti poteva entrare, oggi invece un comune cittadino come entra in un partito? Semplicemente non ci entra. Oggi non ci sono luoghi di dibattuto pubblico, e quindi possibilità di combattere per le proprie idee. Quella lotta per le idee selezionava la classe dirigente.
Gli imprenditori amici però beneficiavano di favoritismi …
A vincere i grandi appalti pubblici erano le grandi aziende del Paese attrezzate per farlo. Avevano polmoni finanziari in grado di reggere anche se lo Stato era già allora un cattivo pagatore, gestivano personale e macchinari adeguati. Erano le stesse grandi aziende a mantenere in vita la democrazia. Indubbiamente c’era l’illegalità e il sistema andava cambiato, perché sotto all’illegalità era più facile che crescesse la corruzione. Che però in questi anni non è certo diventata più difficile.
E’ questo il motivo per cui non si è più riusciti a ricostruire una nuova classe politica?
Sì. La nostra è una democrazia dei partiti, e una volta il loro compito principale era proprio questa selezione. Non si può avere una nuova classe dirigente, se quel percorso di costruzione non esiste più.
Quali sono le conseguenze sul piano tangibile?
Se vogliamo fare un bilancio della Prima e della Seconda Repubblica, ci aiutano i numeri. I quasi 50 anni della Prima Repubblica hanno fatto 830 miliardi di euro di debiti, che però erano patrimonializzati, e l’Italia aveva le banche e l’Iri. La Seconda Repubblica ha fatto 1.170 miliardi di debiti in 20 anni. Il teatrino della politica dove stava? Dal Dopoguerra a Tangentopoli gli italiani hanno potuto comprarsi le case e fare dei risparmi, mentre oggi stiamo assistendo a un impoverimento generale del Paese. Io che sono un rottame da Prima Repubblica pretendo che la Seconda ci restituisca l’onore.
Fiorito ha ammesso di avere lanciato le monetine a Craxi …
In questo momento della storia del Paese, in cui numerose famiglie faticano ad arrivare a fine mese, ho troppo rispetto per le monete per ritirargliele indietro. Anche perché Fiorito lo ha quantomeno detto, mentre nessun altro di quelli che erano andati al comizio di Occhetto mi ha mai chiesto scusa, né ha mai confessato di averlo fatto.
(Pietro Vernizzi)