Oh, finalmente. C’è solo un modo per vincere la altrimenti invincibile macchina della propaganda: l’aritmetica. Quando continuano a imbonire le rispettive tifoserie dicendo che cambieranno l’Italia da cima a fondo c’è bisogno di qualcuno che ricordi come stanno davvero le cose, e cioè che in Italia per governare e fare le riforme la chiave non è andare dietro a quello che litiga con argomenti più forti ma andare dietro a chi, con i lumi del buon senso, prova a indicare una via d’uscita, una via unitiva, un innalzamento dell’asticella. Ed ecco che l’aritmetica, dicevo, ci viene in aiuto. Ipr Marketing, che non è l’ultimo degli istituti di ricerca, ci ricorda quanto avremmo dovuto sapere già da soli. E cioè che con questo vento dell’Antipolitica che potrebbe prendere il 20-25 per cento in Parlamento chi non pensa che possano essere Grillo, Di Pietro o Travaglio a governare l’Italia ha il dovere di insistere con questa fase di larghe intese. Non basterebbe nemmeno un premio di maggioranza (si illude il Pd) a confutare questo scenario. Anche perché dovrebbe sapere bene, Bersani, che mai e poi mai il presidente Napolitano si presterebbe ad assecondare un governo del 51 per cento che perderebbe ogni credibilità in Europa, non solo per la sua risicata base parlamentare, quanto per il fatale sbilanciamento sull’ala estrema che comporterebbe fatalmente, il blocco di ogni seria prospettiva sulle riforme.
Governo dei banchieri, massoni, tecnocratici, macelleria sociale, chi più ne ha più ne metta… Ma che cosa propone in alternativa chi fa questi attacchi? Niente. Più che proporre ci prova. Ci prova, come ha provato Panorama a mettere fango nel ventilatore (ma, mi chiedo, come può un giornalista del calibro di Giovanni Fasanella, essersi prestarsi all’operazione?) inventando un nuovo genere giornalistico: “Così dicono tutti”. Con questo stesso metodo, allora, tanto per dire, si poteva fare la copertina su Mia Martini che portava sfortuna aggiungendo poi che le si voleva, in tal modo, dare una mano, suvvia…
Dall’altra parte ecco il leader del Pd legarsi mani e piedi al collezionista di parole Nichi Vendola, che giura che non governerà mai con Casini e che lui e Monti sono agli antipodi. Se non lo si era già capito.
Guardate, qua si scherza col fuoco. Venivamo da un governo che usava i vertici europei per fare cucù, e che ha fatto di tutto per ostacolare l’ascesa di Mario Draghi, il quale invece sta salvando la pelle a tutti noi alla guida della Bce, con un coraggio da leoni. Abbiamo oggi un esecutivo largamente insufficiente, è vero, in molti suoi esponenti (bene avrebbero fatto i partiti ad avere più coraggio “prestando” alcuni loro uomini più validi) ma come si può negare che Mario Monti si sta battendo come un leone per farsi ascoltare in Europa, riuscendoci, e che Corrado Passera, con grande impegno, sta cercando di far fruttare le poche risorse per salvare il salvabile e rimettere in moto la macchina? Vedete in giro ricette alternative credibili? Credete davvero che in questo bi-populismo di ritorno ci sia la ricetta per uscire dal pantano? E se l’avevano, la ricetta per fare le riforme, perché non ci hanno pensato prima, invece di lasciare il Paese in questo stato, dopo 20 anni di bi-populismo a vuoto, a inseguire Bossi e Bertinotti e Di Pietro?
Si scherza col fuoco, dicevo. Ha ragione Giulia Bongiorno a dire che le intercettazioni non c’entrano con il servizio di Panorama, che c’entra solo il vilipendio alla più alta carica. Se Ingroia dice che niente di quanto pubblicato corrisponde al vero, e lui è fra i pochi che può saperlo, allora era solo un modo, quello usato da parte di un direttore del gruppo Mondadori, per tentare di ingraziarsi chi lo ha voluto lì, sfruculiando il capo dello Stato, come per invitarlo a non montarsi troppo la testa, lui e Monti. Delle serie: ti teniamo d’occhio. Ora, chi lo ha voluto lì come direttore, parlo di Silvio Berlusconi naturalmente, all’indomani ha scelto una testata montiana del centrodestra come Il Foglio per garantire invece amore eterno a Napolitano, così il gioco delle parti è completo: io ti appoggio, ma per favore mi fai fare la legge sulle intercettazioni e non si pensi di poter fare a meno di me.
Sia chiaro, al netto di queste manfrine Berlusconi ha avuto il merito di aver dato il via libera all’operazione Monti e bene farebbe ad andarne fiero sul serio, non solo a parole e a corrente alternate. Così come bisogna dare atto a Pier Luigi Bersani, quando tutti i sondaggi lo davano vincente, di aver accettato il rischio di aspettare un altro anno. Ma ora che la campagna elettorale si avvicina tornano di moda i soliti teatrini in cui ci si auto-compiace nelle rispettive tribù (i social network e i giornali hanno le loro colpe), e ognuno promette e propaganda quanto è impossibile che si realizzi solo per tenere unita la propria tribù, sperando che voti.
Non è nemmeno pensabile, a mio avviso, uno scenario come quello che Ipr Marketing ipotizza ma di fatto confuta, un governo Udc e Pd, perché al di là dei numeri risicati vivrebbe, o meglio vivacchierebbe, delle ammuine quotidiane fra Casini e Vendola che già vediamo in atto. E non si capisce poi quale sarebbe il premier disposto a metterci la faccia. Forse Bersani ma sono convinto, ripeto, che Napolitano non ci starebbe.
Ecco allora che si va prospettando la nascita di una forza di interposizione, magari a tempo, magari anche solo “elettorale” che utilizzi in franchising il nome di Mario Monti e con un buon risultato elettorale possa essere in grado di vincolare Pd e Pdl alle linee realistiche e responsabili di Enrico Letta e Franco Frattini, meno funzionali alle rispettive propagande, ma più funzionali al Paese. A fine settimana, alla festa dell’Udc di Chianciano, ne sapremo di più. A quel che so né Emma Marcegaglia, né Raffaele Bonanni, né Corrado Passera scioglieranno le loro riserve, come ha fatto con chiarezza il ministro dell’Agricoltura Catania, vicino alla Coldiretti già schieratosi per il Monti bis. Ma di sicuro qualcosa si muove in quest’area, anche con la spinta di Oscar Giannino che – fra l’altro – è molto legato alla Marcegaglia e potrebbe di fatto farle da apripista. Qui comunque non si tratta di avere simpatie per questo o quella, ma di sperare, come ha detto in sostanza Vittadini al Meeting, che una stagione di dialogo vada avanti, mettendo al centro il bene del Paese. Per litigare ci sarà tempo in futuro, e comunque non ce l’ha ordinato il medico.