Berlusconi è incerto sul futuro. Per la prima volta, potrebbe decidere di cedere. Anzi, di retrocedere. Di fare un passo indietro, defilarsi dall’agone elettorale e assistere agli aventi da spettatore. Un sondaggio commissionato alla sua sondaggista di riferimento, Alessandra Ghisleri, certificherebbe l’inesistenza dell’”effetto Silvio”: con o senza di lui, il Pdl prenderebbe tra il 19 e il 20%. Quanto basta per mandarlo in depressione e fargli pensare che, alle fine, meglio mollare tutto. C’è un però. Pare che l’ex premier potrebbe decidere di gareggiare non tanto per vincere, quanto per esserci. Da qui, la recente insistenza sul sistema elettorale proporzionale alla tedesca. L’ideale per favorire, all’indomani della chiusura delle urne, un contesto ove non ci sia alcun vincitore. E tutti sarebbero obbligati ad allearsi con tutti. La grande coalizione. Dove Berlusconi assumerebbe il ruolo di socio alla pari degli altri competitori. IlSussidiario.net ha chiesto a Marcello Veneziani, giornalista e scrittore, se valuta tali scenari verosimili. «Credo che il ritorno in campo di Berlusconi comporterebbe una crescita elettorale; ma decisamente limitata, senza prospettive. L’unico effetto, consisterebbe nell’attaccamento ai residui del passato. Meglio, forse, a questo punto, rischiare qualche punto di percentuale in meno, sapendo che, in ogni caso, la partita non sarebbe vincente. Il che, permetterebbe, almeno, di investire sul futuro». L’idea della grande coalizione, invece, secondo Veneziani, è del tutto da scartare. «L’ipotesi è inquietante. Utilizzare un risultato non entusiasmante per contare di più è un disegno privo di prospettive politiche. Spettri come la grande intesa o, meglio, la grande ammucchiata, vengono agitati da trent’anni; in Italia, tuttavia, la grande coalizione, semplicemente non funzionerebbe, non porterebbe da nessuna parte». Va ribadito: in Italia. «L’alleanza non sarebbe di certo istituita secondo nobili intenti. Ovvero, per dar vita ad una fase costituente. Al contrario, rappresenterebbe il modo per consentire ai partiti di sistemare situazioni interne se non, addirittura, di natura personale».
Meglio, quindi, il bipolarismo. E che, la sera stessa delle elezioni, si sappia chi ha vinto e chi governerà. «Si tratta, semplicemente, di rendere di rendere il bipolarsimo più corretto e civile. Eliminando il bipartitismo, del tutto inadeguato al nostro Paese; e tornando al sistema della alleanze».
(Paolo Nessi)