Un terremoto politico o la scoperta dell’acqua calda? Nel corso di una puntata di Piazzapulita è stata mandata in onda la registrazione di una conversazione strappata a tradimento all’interlocutore del giornalista, ignaro di quanto stesse accadendo. Giovanni Favia, consigliere regionale in Emilia Romagna del Movimento 5 Stelle, si è lasciato andare con Gaetano Pecoraro a dichiarazioni al vetriolo su Roberto Casaleggio, il fondatore dell’agenzia di marketing web che fornisce la base logistica, idee e contenuti a Beppe Grillo e al suo movimento. O, come ha affermato Favia, molto di più. Secondo il consigliere dell’M5S, infatti, sarebbe proprio Casaleggio la vera anima del movimento. Senza di lui, Grillo non sarebbe mai stato in grado di fare alcunché. E, sempre Casaleggio, deciderebbe le nomine di tutti i candidati, alla faccia del principio secondo il quale sarebbe il web a scegliere. «Lui quando qualcosa non va – dice Favia – telefona o fa telefonare Grillo. È spietato, è vendicativo. Adesso vediamo chi manda in Parlamento, perché io non ci credo alle votazioni on line, lui manda chi vuole». Paolo Pombeni, docente di Storia dei Sistemi politici presso l’Università di Bologna, spiega a ilSussidiario.net quali scenari si prefigurano. «Se, fino a poco tempo fa, le voci di questo genere erano imputate, più che altro, allo scontento dei fuoriusciti, il fatto che siano state confermate da uno dei più eminenti esponenti del movimento accredita la tesi». La novità più rilevante, in realtà, sembrerebbe consistere nel fatto che si scopre come l’M5S sia uguale a tutti gli altri partiti. «Non proprio – precisa Pombeni -. Negli altri partiti, i margini per un dibattito pubblico, seppur in piccola misura, esistono. Nell’M5S no. E, se prima tale condizione poteva essere imputata al fatto che il movimento si identificasse in tutto e per tutto con Grillo, ora che sono stati eletti dei suoi rappresentanti la situazione è cambiata. Non c’è più solo Grillo. Ma, a tutti gli altri, non viene dato il benché minimo spazio». Sulle nomine, in realtà, c’è decisamente meno da scandalizzarsi. «Da sempre, sono state calate dall’alto, dai partiti. Tuttavia, un tempo, essi venivano ritenuti, da parte egli elettori, autorevoli. E se indicavano chi eleggere, gli elettori si fidavano».



Non resta che capire cosa ne sarà delle sorti del movimento. «La gente, in questo caso, ha votato non tanto le persone, quanto l’idea di scardinamento del sistema che sta dietro. Lo stesso Grillo dovrà rendersi conto che, così, non potrà andare avanti all’infinito. Prima o poi, l’M5S dovrà assumere le sembianze, le strutture e le regole di un vero e proprio partito. Altrimenti, finirà per implodere su se stesso».  

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