Ieri, insieme a Mario Monti, Gabriele Albertini e Pietro Ichino ho presentato il Manifesto “Nasce a Milano la nuova politica”, un’iniziativa nata per spiegare le ragioni della nostra adesione alla lista “Con Monti per l’Italia”. Proveniamo da esperienze differenti, da forze politiche che sono sempre state avversarie. Oggi ci unisce la convinzione che questo scontro antico non faccia bene al nostro Paese, perché esso trae origine da divisioni ideologiche che non corrispondono più alle vere alternative di fronte alle quali ci troviamo. Unendo le nostre forze vogliamo mostrare che le persone di buona volontà possono superare vecchi steccati politici ormai privi di senso per dare vita insieme a una politica nuova: non rissosa, perché attenta alle idee buone da qualsiasi parte vengano; basata non sulla fede in una bandiera, ma sul metodo sperimentale e sul pragmatismo; non chiusa nel localismo ma attenta a trarre vantaggio dalle esperienze migliori disponibili nel panorama mondiale e a mettere a frutto i vantaggi della cooperazione, della mobilità e degli scambi interregionali e internazionali; non asservita alle corporazioni grandi e piccole, ma dedita piuttosto ad aprire il più possibile il tessuto produttivo del Paese a chi ne è escluso, soprattutto alle nuove generazioni. Al servizio esclusivo della res publica, e non dell’interesse personale di chi vi si dedica. Impegnata quindi a ridurre i propri costi al livello degli standard europei più virtuosi; riconciliata con la società civile, perché capace di diminuire il peso dello stato, di proporlo come garante e non padrone della vita dei cittadini sulla base del principio di sussidiarietà; e perchè è principalmente la società civile stessa che la anima e la nutre delle sue energie migliori.
Oggi la scelta fondamentale che gli italiani devono compiere è se proseguire o no nella strategia concordata con i propri partner europei per uscire insieme dalla gravissima crisi economico-finanziaria. Se partecipare alla costruzione della nuova Europa da protagonisti o da comparse irrilevanti. Se cogliere o no la grande occasione che la crisi stessa offre per allineare finalmente il Paese agli standard indicati dall’Unione Europea, sul piano della sicurezza sociale, dei diritti e della dignità della persona umana, della stabilità e della crescita economica, dell’istruzione e della ricerca a tutti i livelli, del funzionamento del mercato del lavoro, della tutela del patrimonio culturale e ambientale, del buon funzionamento delle amministrazioni. L’integrazione europea e l’adeguamento ai migliori modelli continentali è la riforma di gran lunga più ambiziosa che oggi possiamo proporci per liberare l’Italia dalle sue piaghe antiche; ma non è un’utopia: l’Europa è alla nostra portata. 



E oggi essa conta molto su di noi. Sono convinto che solo restando saldamente ancorata a questa strategia l’Italia può tornare a crescere e garantire maggiore sicurezza e benessere ai suoi cittadini. Questa strategia, delineata e negoziata da Mario Monti, da lui avviata nel suo primo anno di governo salvando il Paese dal rischio del fallimento a cui era esposto, mirata a rimettere in moto la nostra economia nell’immediato futuro, costituisce il nuovo discrimine della politica italiana.

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