L’accordo tra Pdl e Lega che era stato raggiunto sul piano politico è anche stato ufficialmente sancito attraverso i crismi dell’istituzionalità. Berlusconi è, anzitutto, il capo della coalizione di centrodestra. Lo ha riferito Ignazio Abrignani, responsabile dell’ufficio elettorale del Pdl, che  stamattina al Viminale ah depositato il simbolo del Popolo delle Libertà. Come impone la legge e come era stato già preannunciato nei giorni scorsi, benché non sarà il candidato premier, è stato indicato come il coordinatore della coalizione; le aggregazioni di partiti, infatti, benché non esplicitino chi è il loro candidato alla presidenza del Consiglio (siamo pur sempre una Repubblica parlamentare, e il premier viene incaricato dal capo dello Stato dopo aver proceduto con le consultazioni; le indicazioni date dagli altri partiti circa il proprio candidato a Palazzo Chigi riguardano esclusivamente i simboli grafici sulle schede elettorali) devono avere una guida. In tutta Italia, in ogni caso, il Pdl competerà per Camera e Senato con la scritta “Il Popolo della Libertà Berlusconi Presidente”. Il segretario della Lega, Roberto Maroni, a chi gli ha chiesto se Berlusconi non si sia già rimangiato l’accordo ha replicato spiegando che, semplicemente, lui è il presidente del Popolo della Libertà. Non dovrebbero esserci, quindi, equivoci di nessun genere. Gli è stato fatto presente anche che Berlusconi ha chiesto di sfidare Bersani in tv. A rigor di logica, essendo Bersani candidato premier del centrosinistra, non si capisce perché dovrebbe duellare in tv con chi candidato non lo è. Maroni si è limitato a dire che »Ci va chi ci vuole andare: la legge prevede il capo della coalizione, si applichi il regolamento». Inoltre, ha precisato che non si candiderà a Roma, ma solo come presidente della Lombardia. Tornando alla coalizione: al nord sarà centrata sull’asse Pdl-Lega al Nord. Al sud farà parte dell’aggregazione anche “Grande sud” di Gianfranco Miccichè. La coalizione sarà composta anche dall’Mpa-Pds, dai “Fratelli d’Italia-Centrodestra nazionale” del trio La Russa-Meloni-Crosetto, dal “Mir” di Samorì, da “La Destra” di Francesco Storace, da “Intesa popolare” di Giampiero Catone e dai “I Pensionati” di Fatuzzo. 



Al Senato, assieme ai suddetti, ci saranno altri 4 piccoli partiti: “Rinascimento Italia-Lista del merito” “Basta tasse”, “Liberi da Equitalia”, “Lista del Popolo”.

 

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