“Io non ho aperto a nessun partito e non sono fascista né simpatizzante del fascismo”. In poche righe, pubblicate sul proprio blog, Beppe Grillo replica alle recenti voci che ipotizzavano una possibile apertura a CasaPound, movimento politico di estrema destra. “Invece ho detto e ribadisco  – continua a scrivere l’ex comico genovese – che il M5S non è un movimento ideologico, ma vuole ottenere la democrazia diretta E’ un movimento al quale chiunque non sia iscritto a un partito e accetti il suo programma, può iscriversi. E’ ecumenico”. Intanto, dopo la presentazione dei simboli da parte di Pd, Sel, Fli e Lega, il leader del Movimento 5 Stelle non nasconde la propria rabbia per la presenza di un logo praticamente identico a quello del M5S, presentato venerdì al Viminale da Andrea Massimiliano Danilo Foti, ex grillino catanese. “Non parteciperemo alle elezioni in caso di presenza di un simbolo confondibile”, ha annunciato Grillo, facendo però sapere che “se non ci lasceranno partecipare, si prenderanno la responsabilità della delegittimazione dello Stato e delle inevitabili conseguenze”. Ilsussidiario.net ha chiesto un commento a Carlo Vulpio, inviato culturale del Corriere della Sera.



Cosa pensa delle cosiddette liste “civetta” presentate al Viminale?

A Genova, qualche anno fa, poiché Grillo vietava a dissidenti o ex dissidenti di presentare il simbolo del Movimento 5 Stelle, qualcuno ha avuto la buona idea di presentare una soluzione grafica in cui venivano utilizzate sei o sette stelle. Non vedo davvero dove sia il problema, visto che stiamo parlando di una competizione elettorale in cui sono stati presentati circa 180 simboli che in molti casi presentano numerose somiglianze. Credo quindi che, più dei simboli, siano “tarocche” le obiezioni avanzate in questi giorni.



Dietro il “falso” simbolo del M5S, inoltre, ci stava proprio un ex grillino…

E’ ovvio che chi proviene dal Movimento 5 Stelle, visto il divieto dell’utilizzo del simbolo imposto da Grillo e Casaleggio, scelga di differenziarsi presentando un altro logo senza però voler perdere contatti con la propria origine o con l’impegno su certi temi. Ricordo che uno dei primi a fare una cosa del genere fu proprio Tavolazzi. 

Attivista del Movimento fin dal 2006, eletto in Consiglio Comunale a Ferrara e cacciato dallo stesso Grillo a marzo 2012…

Rigettando un dirigismo e un centralismo democratico, peggiore dei partiti di ispirazione sovietica, Tavolazzi non fece altro che togliere il nome di Grillo dal simbolo, in cui fece però comunque ricorso alle stelle. Vogliamo dunque impedire a Tavolazzi l’utilizzo di una soluzione grafica che, pur richiamando il marchio di Grillo, se ne differenzia per numerosi accorgimenti? Tra l’altro è curioso che Grillo e Casaleggio abbiano voluto registrare alla Camera di Commercio il “marchio” M5S.



Come mai?

Perché mostra come i due immaginano la politica. Grillo e Casaleggio hanno di fatto depositato il marchio della loro “azienda” ed è per questo che quando parlo di una “ditta” Grillo-Casaleggio, tecnicamente non sbaglio.

Come commenta la reazione di Grillo davanti al Viminale?

E’ ovvio che si tratta solo di un modo per far parlare ulteriormente di sé. Tutto si può dire di Grillo tranne che non sia un formidabile “animale” da palcoscenico: conosce alla perfezione i tempi teatrali e sa sfruttare al meglio il talento della recitazione. Le ultime dichiarazioni riguardo una possibile rinuncia rappresentano dunque solo l’ultima delle infinite provocazioni di Grillo, ovviamente con la consueta regia di Casaleggio, a conferma di quanto sia in realtà teleguidato. Mosse di questo tipo sono comunque legittime e per certi versi giuste, visto che non fanno altro che far parlare di lui e del suo Movimento, esattamente come stiamo facendo noi in questo momento. Vorrei però far notare altre evidenti contraddizioni.

Di che tipo?

Per molto tempo Grillo ha tenuto tutti sulla corda riguardo la propria candidatura. Adesso minaccia di ritirarsi a causa della presenza di liste civetta, ma nel frattempo (e qui ritorna la perfetta scelta di tempo) si candida come “capo politico”, visto che non vuole che venga chiamato premier. Ma non aveva detto più volte che, con una sentenza passata in giudicato, non sarebbe stato possibile candidarsi? E non aveva forse detto che lui stesso non si sarebbe candidato? Vorrei ricordare che non stiamo parlando di una sentenza per diffamazione a mezzo stampa o per non aver pagato una cartella esattoriale, ma per omicidio colposo plurimo. (il 14 marzo 1985 Grillo venne condannato per omicidio colposo a quattordici mesi di reclusione col beneficio della condizionale e della non iscrizione. Tale condanna sarà resa definitiva dalla IV sezione penale della Corte Suprema di Cassazione l’8 aprile 1988, ndr).

Come giudica invece le presunte parole di Grillo su CasaPound, poi smentite?

Anche in questo caso si è dimostrato molto abile. In fondo non trovo niente di particolarmente sconvolgente nelle sue parole, ma anche in questa circostanza ha sfruttato al meglio il proprio talento teatrale. Probabilmente dovrebbero essere gli esponenti di CasaPound a stare attenti a non mischiarsi con Grillo, non viceversa, visto che loro non hanno mai fatto comizi contro i rumeni o “sparato nel mucchio” come ha fatto invece Grillo.

Cosa pensa infine della candidatura di Favia con “Rivoluzione Civile” di Ingroia?

Favia non è Tavolazzi e non può essere considerato un vero dissidente del Movimento 5 Stelle. O meglio, è stato un dissidente con il paracadute: mi chiedo infatti come possa candidarsi (legittimamente, per carità) con Ingroia e continuare ad essere rappresentante della lista Grillo al consiglio regionale. Non crede sia un controsenso? Tutto questo comunque per dire che da Grillo, a Favia fino ad Ingroia e ovviamente non solo, siamo circondati da persone che invocano coerenza, ma sempre e solo dagli altri. Le regole devono essere rispettate, certo, ma dagli altri. Questo è il doppiopesismo che purtroppo contraddistingue sempre di più il sistema italiano e che probabilmente non permetterà di costruire mai niente di buono.

Come spiegato in un recente articolo de Il Messaggero, in base a una recente classifica basata sul fact-checking (il controllo dei dati utilizzati dai politici per verificarne la veridicità) emerge che Grillo è il meno veritiero tra i leader politici (44%), anche meno di Berlusconi (51%). Cosa ne pensa?

Come volevasi dimostrare. Nell’antichità era il teatro il luogo dell’impegno civile, in cui sorgevano i temi e i problemi politici di una comunità. E’ stata poi la stessa politica a  trasformarsi in teatro: quindi chi, meglio di un comico e di un attore come Beppe grillo, può utilizzare perfettamente questo strumento? Siccome però il teatro è imitazione della realtà e non una sua originale fotografia, allora non mi meraviglia il fatto che in fin dei conti sia stato anche il meno coerente. 

 

(Claudio Perlini)