Le riforme che un eventuale prossimo governo di centrosinistra potrebbe attuare non si allontanerebbero poi così tanto dall’agenda stilata da Mario Monti durante il suo abbondante anno da presidente del Consiglio. A confermarlo, in un’intervista rilasciata al Washington Post, è Pier Luigi Bersani: “Siamo aperti alla collaborazione. Non allo scambio di favori, ma a un patto per le riforme e la ricostruzione del Paese”, spiega il segretario del Partito Democratico, confermando dunque la possibilità di un accordo post elettorale. In caso di vittoria, infatti, Bersani non modificherebbe radicalmente quanto fatto dal premier uscente. Anzi, alle riforme già esistenti “ne aggiungerei delle altre – ha spiegato – applicando o apportando dei correttivi alle sue riforme che, devo aggiungere, sono state condizionate da un Parlamento la cui maggioranza era ancora nelle mani di Berlusconi”. Le priorità, secondo il leader Pd, saranno in particolare “una legge contro la corruzione, una legge sulla vita e il funzionamento dei partiti politici, come ci aveva chiesto la Costituzione cui non è mai stato dato seguito”. E ancora, “leggi sui diritti civili, come quello dei lavoratori di partecipare alla scrittura dei contratti aziendali. Le unioni civili per le coppie gay. Diritti di cittadinanza per gli immigrati”, perché “legalità, moralità e diritti civili sono la nostra missione”. IlSussidiario.net ha chiesto un commento a Luciano Violante, responsabile per le riforme del Pd.



Come giudica le parole di Bersani?

Ho apprezzato molto la presa di posizione di Bersani e spero che possa essere condivisa anche da Monti e dai suoi alleati. Indipendentemente dalla maggioranza di governo, credo sia necessario avere maggioranze vaste che abbiano una funzione di carattere costituzionale: per una nuova fase costituzionale é necessaria una maggioranza più ampia e più rappresentativa della semplice maggioranza di governo.



Come mai questo patto è così necessario?

Perché dobbiamo assolutamente rivedere profondamente alcuni meccanismi istituzionali. Sono più di trent’anni che se ne parla senza riuscire a raggiungere risultati definitivi, quindi credo che sia davvero il caso di cominciare a discutere non solo dei contenuti (che sono sostanzialmente noti), ma anche la forma attraverso cui realizzare qualcosa di concreto.

Quali sono a suo giudizio le priorità?

Io vedo tre pilastri: legge elettorale, riforme regolamentari e riforma della seconda parte della Costituzione.

Come mai, dopo un infinito dibattito, alla fine non si è riusciti a raggiungere un’intesa sulla riforma della legge elettorale?



Credo che la domanda non debba essere rivolta a noi ma a chi ha deciso di bloccarla, quindi a una parte del PdL. Le riforme sono saltate dopo la sconfitta del Pdl alle elezioni amministrative della primavera scorsa, inventando l’introduzione del semipresidenzialismo per emendamento. E’ stato l’errore perfetto perché non abbiamo avuto né il semipresidenzialismo né il sistema parlamentare razionalizzato e semplificato.

Crede invece che verrà effettivamente confermata la politica d’austerità avviata dal governo tecnico?

La linea del rigore dovrà inevitabilmente continuare ma, come abbiamo detto più volte, con elementi di maggiore equità rispetto a quella che abbiamo visto fino ad ora. La prima “spallata” doveva essere necessariamente rude, ma adesso siamo in grado di guardare con maggiore attenzione anche al versante dell’equità e dell’uguaglianza.

Come giudica l’apertura proprio nei confronti di Monti? Possiamo aspettarci una collaborazione anche più ampia in futuro?

Siamo competitori con Monti e avversari del centrodestra. Siamo stati leali nei confronti di Monti sino all’ultimo minuto del suo governo, quindi è normale che si guardi a una possibile alleanza. Se poi su alcuni temi programmatici giungeranno altri consensi, il Paese ne guadagnerà ancora, ma probabilmente è ancora troppo presto per ipotizzare altri eventuali interlocutori.

“Saranno possibili convergenze sulla legge elettorale o su riforme istituzionali, ma l’agenda Bersani non è l’agenda Monti. Sconfiggeremo quelli che giocano non per vincere ma per truccare la partita”. Come giudica le parole di Nichi Vendola?

Come ho detto, sono tre i temi fondamentali di carattere costituzionale che dovranno essere affrontati e su cui non credo che Vendola abbia obiezioni. Una volta definiti gli obiettivi, in caso di dissensi o dubbi, per le grandi scelte prevarrà il principio di maggioranza.

E’ per evitare scontri di questo tipo che è stato deciso di non costituire un gruppo unico parlamentare?

Sul gruppo unico decideranno i massimi responsabili dei due partiti. Ma più in generale gli scontri avvengono quando i temi su cui dibattere non vengono preparati in modo approfondito e adeguato alle difficoltà. Quando ci si confronta con la giusta attenzione alle ragioni degli altri,  alle esigenze della negoziazione e alla necessità della sintesi, le assicuro che tra persone in buona fede  si é in grado di superare ogni difficoltà.

 

(Claudio Perlini)