Lo scenario politico italiano sarà anche confuso. E non c’è dubbio che, guardando i sondaggi, diventerà problematico governare il Paese. Eppure alcune strategie di fondo delle forze politiche si stanno delineando. Il leader del centrosinistra, Pier Luigi Bersani, sostiene con forza il principio che l’Italia si meriti un governo indicato dalle urne elettorali. Ribadisce di aver sostenuto con lealtà il “governo dei tecnici” di Mario Monti e propone una continuità di programma sulla tenuta in ordine dei conti pubblici, ma con delle correzioni che riguardano soprattutto l’equità nella pressione fiscale e le possibilità di un rilancio dell’economia reale. Nei giorni scorsi, Bersani non ha risparmiato critiche alla “lista Monti”, forse guardando ai flussi elettorali previsti dai sondaggi (che penalizzavano il centrosinistra), forse cercando di mantenere compattezza nel suo schieramento, dove Nichi Vendola, occupa una posizione importante. Ma in queste ultime ore, la tensione che sembrava esistere tra il centrosinistra e i “centristi” di Monti sembra attenuarsi. Sia da Bersani che da Massimo D’Alema sono arrivate parole più riflessive, indicazioni più concrete di possibili accordi con il “professore” e il suo rassemblement centrista. E’ questa la novità, in fondo, che pare aver sostituito le polemiche di apertura della campagna elettorale. Ne abbiamo parlato con Stefano Folli.



Come giudica questo passo di Bersani?

Credo che Bersani abbia voglia di coinvolgere Mario Monti in una convergenza, che ha come obiettivo quello di battere il “nemico comune”, cioè Silvio Berlusconi. Penso sia questa la strategia che si sta delineando in questo momento. Non c’è alcun “patto di ferro”, nessun accordo precostituito, ma una convergenza su cui Bersani è disposto a pagare anche un prezzo. Quale sarà questo prezzo lo si potrà vedere a risultati acquisiti.



Che cosa porta Bersani e il centrosinistra a questa considerazione, a questa scelta anche in campagna elettorale? La possibilità di una rimonta di Silvio Berlusconi?

In questo momento stiamo ragionando con i sondaggi. Non c’è dubbio che Berlusconi abbia recuperato, ma soprattutto sia molto visibile in questi giorni tanto da sembrare più protagonista. Ma si può anche ritenere che il “grande recupero”, la “grande rimonta” sia molto difficile. I delusi da Berlusconi rappresentano un gran serbatoio di voti, diciamo un “bel malloppo”, ma credo che si mantengano ancora nell’area dell’astensione oppure guardino allo stesso Monti. Non è un caso che, qualche giorno fa, lo stesso Monti abbia ammesso di aver creduto al Berlusconi della sua prima “discesa in campo”, di aver creduto nella cosiddetta “rivoluzione liberale” promessa dal Cavaliere. E’ come se avesse lanciato un’esca a questo bacino elettorale di delusi dal berlusconismo. E’ lì che il Professore vuole andare a prendere i suoi voti.



Stando ai sondaggi la “lista di Monti” non sembra al momento in grande espansione.

Devo dire però che la sensazione che ci sia un rispetto per Mario Monti si avverte. E anche la sensazione che ci siano diverse persone disposte a votarlo. Io credo che sia giusto vedere quanto vale questa parte d’Italia che si schiera con Monti, indipendentemente dall’alleanza fatta con l’Udc e con gli altri centristi. Personalmente prevedo che Monti valga un dieci per cento e che, con i voti degli altri suoi alleati, possa arrivare al 15 per cento. Capisco che poi tutto possa diventare problematico per i meccanismi elettorali alla Camera e al Senato. Però, con queste percentuali, Monti può fare pesare la sua forza e la sua presenza.

Lei non crede che il centrosinistra possa vincere direttamente le elezioni con una maggioranza alla Camera e al Senato?

Non posso escluderlo, ma mi sembra difficile la partita al Senato. In questo caso entrano in gioco i risultati elettorali di Sicilia e soprattutto della Lombardia. Credo che anche per questo ci sia realismo da parte di Bersani nel proporre una convergenza a Monti per battere quello che viene considerato il comune nemico.

Ma non ci saranno problemi a sinistra anche per Bersani rispetto a un eventuale accordo o convergenza con Monti? 

Non credo che Nichi Vendola possa rappresentare un problema insormontabile per Bersani. Certo, potrebbe sentire l’influenza di Antonio Ingroia e della sua lista. E’ un campo dove ci sono molte varianti. Ma penso che sostanzialmente Vendola farà valere il suo peso ma non costituirà un problema insormontabile.

La partita in gioco sembra la politica nei confronti dell’Europa, a quanto sinora si è compreso.

Certo la convergenza tra Bersani e Monti è fatta nel segno dell’attuale politica europea, nelle scelte fatte in sede comunitaria con alcune correzioni, che però sono limitate. Al riguardo basta guardare quello che sinora ha potuto fare Francois Hollande. Non credo neppure che si possa pensare a un cambiamento della linea tedesca, perché a mio avviso Angela Merkel vincerà le elezioni”.

A questo punto Berlusconi si colloca in un’area che si può definire anti-europeista, anche se si dichiara un grande europeista. 

Di fatto, dopo l’alleanza con la Lega Nord, sembra proprio il leader di questa area anti-europeista, che è certamente più alta in Italia rispetto alla Francia. Poi naturalmente vengono fatte delle distinzioni. Un settimanale intervista Tremonti che parla di Monti come “traditore” dell’Italia, come il gauleiter tedesco. Le previsioni sono difficili, ma non credo che questa area del centrodestra possa risalire molto. E anche se il Cavaliere non fa scattare la maggioranza al Senato, tutto questo alla fine potrebbe ancora rafforzare Monti se raggiunge la quota che gli viene al momento aggiudicata.

 

(Gianluigi Da Rold)