I giudici della Corte d’Appello di Milano hanno respinto la richiesta avanzata dai legali di Silvio Berlusconi, imputato per il caso Mediaset, di sospendere il processo a dopo le elezioni. Prima di oggi, la difesa del Cavaliere aveva richiesto altri due rinvii: il primo, riguardante il processo Ruby, è stato respinto lunedì scorso, mentre il secondo è stato accolto ieri al processo sul caso intercettazione Fassino-Consorte. “La situazione a Milano nei processi al presidente Berlusconi è ormai insostenibile e fuori da ogni logica”, ha dichiarato Niccolò Ghedini, legale dell’ex premier. “Tali decisioni di inusitata gravità – ha aggiunto l’avvocato – dimostrano l’impossibilità di difendersi serenamente a Milano. Si ricordi che si sarebbe trattato di rinviare, sospendendo la prescrizione, processi che durano da svariati anni, di poco più di un mese”. Rimane dunque un’unica domanda, conclude Ghedini, “a cui le alte cariche dello Stato e l’organo dell’autogoverno della magistratura dovrebbero rispondere: perché si vogliono continuare i processi al presidente Berlusconi durante la campagna elettorale? Per chi conosce la storia la risposta è facile”. IlSussidiario.net ha chiesto un commento a Carlo Taormina, ex sottosegretario agli Interni e avvocato, anche dello stesso Berlusconi fino al 2008.
Come giudica quanto avvenuto?
E’ opportuno innanzitutto dire che stiamo parlando di regole non scritte che consigliano, quando vi è una campagna elettorale, di sospendere o comunque di rinviare i processi proprio per non influenzare l’attività politica di personaggi noti.
Un eventuale rinvio avrebbe potuto in qualche modo interferire con il processo?
Non esiste alcuna ragione di pregiudizio per i processi perché, per legge, nel momento in cui è l’imputato ad avanzare la richiesta di rinvio di un processo, vengono sospesi i termini di prescrizione. L’amministrazione della giustizia, quindi, non subisce di fatto alcun danno. Detto ciò, nel momento in cui il rinvio non viene concesso è chiaro che lo si fa per partito preso.
Quindi, per esempio, per la Boccassini sarebbe solo un fatto personale?
Non c’è ombra di dubbio sul fatto che si basi su motivazioni politiche e personali.
Però, da quanto ci ha spiegato, Berlusconi non ha diritto al rinvio del processo.
Un diritto non è, visto che l’ultima parola spetta comunque al giudice, però ripeto che ormai la normativa è assestata in modo tale che questo rinvio possa essere agevolmente concesso. Come ho detto, l’unico pregiudizio del processo potrebbe essere quello della decorrenza dei termini di prescrizione, che però rimangono sospesi finché il processo non viene celebrato.
Berlusconi adesso cosa rischia?
In realtà non rischia niente perché stiamo parlando di sentenze non definitive. Di conseguenza, non essendo passato in giudicato, potrà comunque candidarsi, partecipare alla campagna elettorale ed essere eletto. L’unico pregiudizio è di sostanza, nel senso che un’eventuale sentenza rappresenterebbe un argomento in più che i suoi detrattori potrebbero utilizzare sul piano politico per combatterlo. Questa è però una storia che va avanti da 20 anni e che forse non impressiona più nessuno.
Ghedini ha ricordato che negli anni passati “erano sempre stati sospesi i processi durante la campagna elettorale”. E’ vero?
Su questo Ghedini ha assolutamente ragione. In passato, ogni qualvolta vi era una campagna elettorale a cui partecipavano personaggi politici sottoposti a procedimento penale, automaticamente si scavalcava con un rinvio l’udienza che sarebbe dovuta cadere proprio nel periodo elettorale. Da 20 anni a questa parte, invece, cioè da quando questa regola non scritta avrebbe dovuto giovare a Berlusconi, si è scelto di cambiarla.
Crede che vi sia davvero quindi una sorta di “accanimento” nei confronti di Berlusconi da parte della magistratura?
Credo solo che il mancato rinvio di questi processi nasconda una valutazione di carattere politico che di certo non giova ai rapporti tra politica e giustizia. Non so se questo venga fatto con la chiara intenzione di danneggiare Berlusconi, ma è molto strano che un collegio di Milano abbia concesso il rinvio mentre altri due lo abbiano respinto.
(Claudio Perlini)