Caro direttore, la governabilità è un valore e chiunque sia interessato al futuro dell’Italia non può disinteressarsene. Avvicinandosi le elezioni le posizioni si vanno radicalizzando e molti sentono l’esigenza di non disperdere il voto. Anche una persona ondeggiante come Berlusconi caratterizzata da continue giravolte sente, giustamente, l’esigenza di un voto utile. Prendendo sul serio questa esigenza, a mio avviso, la conseguenza necessaria è che non bisogna votare PDL. Questo partito, con o senza Lega, non ha nessuna possibilità di vincere le elezioni e votarlo significherebbe disperdere il voto. Per loro l’unica possibilità per contare ancora qualcosa è di riuscire a bloccare la maggioranza al Senato, impedendo o quanto meno rendendo più problematica la governabilità.
La sfida è ormai tra Bersani e Monti ed il futuro governo sarà determinato in funzione dei risultati di questi due schieramenti. Per un voto davvero utile Oltre a rafforzare la governabilità e quindi escludere i partiti della protesta e della contestazione più o meno radicale ed eliminare dalle scelte il PDL caratterizzato da un Berlusconi impresentabile, occorre qualificare il voto. Il prossimo governo dovrà affrontare tempi molto difficili e per questo dovrebbe disporre di una maggioranza solida e compatta. Ammesso che Bersani ottenga un grosso successo dovrà fare i conti con le varie correnti che caratterizzano la sua coalizione, fronteggiare la crisi economica, mantenere una credibilità in Europa e nel mondo. Sono tre obiettivi molto, molto difficili da conciliare perché ciascuno richiederebbe scelte antitetiche.
Nel caso di vittoria di Bersani sono ipotizzabili due scenari. Il primo prevede il ritorno al voto dopo un periodo di crescenti difficoltà per l’impossibilità di governare le diverse spinte e le reazioni negative dei mercati finanziari. Il secondo è che ottenga l’appoggio dei veri moderati confluiti nelle liste Monti interessati a salvare il salvabile. In questo caso risulterebbe molto importante la composizione delle forze . Con Bersani al 35-38% occorrerebbe considerare, da un lato la percentuale attribuibile a SEL, dall’altro il risultato delle liste Monti, potendo queste essere un elemento di bilanciamento in proporzione della loro forza. Ma esiste anche un altro possibile scenario.
Molti politici presenti all’interno del PD o del PDL desidererebbero vivamente passare con Monti ma non possono perché nella sua lista civile Monti ha escluso la partecipazione di politici per dare spazio alla società civile. Così decine di parlamentari, interessati per motivi vari al passaggio sono stati costretti a rimanere nei rispettivi partiti non avendo altri sbocchi per puntare di nuovo ad un seggio. Ma i cittadini non sono bloccati da questi vincoli e possono dar voce alle loro istanze e molti potranno trovare risposte in una novità sorprendente che consente, una volta tanto, di confrontarsi sui contenuti e promette di essere aderente agli impegni assunti.
Può nascere un autentico movimento, caratterizzato da una voglia di riscatto, di recuperare dignità e serietà e potrebbe scatenarsi un autentico passa parola per salvare l’Italia da ulteriori rischi. Certo se 30-40 parlamentari avessero aderito a Monti i titoli sui giornali e le previsioni dei sondaggi sarebbero diversi. Ma Monti ha puntato sul rinnovamento, ha accettato di avere Casini come alleato perché ha da sempre sposato la causa ma ha voluto che fosse possibile la valutazione dei rispettivi apporti elettorali. Inoltre avendo l’ambizione di diventare maggioritario non può rimanere elitario ed escludere coloro che sinceramente sottoscrivano impegni comuni. Questo vale anche per il futuro ed è l’opposto dell’inciucio perché per prima cosa sono messi in chiaro gli impegni e solo su questi può avviarsi una collaborazione.
Monti ha scommesso sull’intelligenza degli italiani, sul fatto che possano avere intuito in questi tredici medi cosa si potrebbe fare nei prossimi cinque anni. Occorre che questo entusiasmo, questa possibilità attraversi la società civile. Cosa possiamo fare Siamo stufi della vecchia politica e della cattiva politica. Non cadiamo nel tranello di pensare che Casini e Fini siano una perdita di credibilità. Sono vecchi politici, con interessi talora non esemplari, ma sono quelli che hanno intuito questa grande possibilità e si impegnano per renderla possibile. La politica vera è la trasformazione della realtà per renderla più conforme al nostro desiderio. Evitiamo di sacrificare il nostro desiderio, accettando che la politica non possa dare risposte adeguate. Monti ha iniziato un processo di cambiamento profondo e questo disegno consente anche di arrivare ad ipotizzare un Paese normale, cioè un Paese in cui vi siano due grandi coalizioni che si sfidano ma riconoscendosi su alcuni valori comuni sui quali si basa la convivenza e la prosperità del Paese. In Italia esiste una sinistra, oggi già strutturata e credibile, mentre occorre organizzare il fronte liberale.
Occorre favorire il passaggio da una destra che ha fallito, che sta insultando tutti e che non esita ad allearsi con una Lega che passa da uno scandalo all’altro e che sta svalutando anche ciò che di valido a compiuto in quest’ultimo periodo. Diventa indispensabile liberarsi di un Berlusconi sempre più screditato e che scende sempre più in basso per cercare di salvare un pezzo del suo potere personale. Se il PDL saprà liberarsi di questa zavorra potrà forse dire la sua, altrimenti la ricomposizione dei veri liberali avverrà grazie ad un Monti che, non accettando imposizioni o ricatti, dimostrerà che è possibile organizzare anche in Italia una vera presenza liberale e riformista. Da qui al 24 febbraio avremo la possibilità di far sentire la nostra voce e di lavorare per un’Italia migliore. Per questo ci vuole un voto davvero utile.