Diventa più diretto il dibattito a sinistra e lascia spazio a prospettive che paiono più interessanti per un dialogo con i “centristi” di Mario Monti. Il leader della Sel, Nichi Vendola, fa un’apertura limitata al presidente del consiglio del “governo dei tecnici”: “Se Monti fa autocritica e corregge alcune delle sue controriforme è un fatto positivo. Con Monti si può costruire un compromesso importante, ma su quello che sarà il carattere della prossima legislatura, il carattere costituente”.



Di fatto, anche se limitata a un campo ben definito, si può dire che è la prima apertura dichiarata di Vendola verso Monti, anche se poi il Presidente della Puglia ha dovuto puntualizzare, mettere i “puntini sulle i”, per le richieste di chiarimento e il dibattito che subito si è animato a sinistra.

Il più duro nel commentare Nichi Vendola è stato Antonio Di Pietro: “Caro Nichi, hai svenduto i nostri principi per allearti con i veterodemocristiani e per proseguire e supportare le politiche inique di un governo che, fino a oggi, ha fatto pagare la crisi ai lavoratori, agli onesti cittadini, ai pensionati e ai giovani. Insomma, sei pronto a fare un compromesso con chi ha salvaguardato gli evasori, le lobby finanziarie e le banche”. Se Di Pietro attacca in questo modo, Antonio Ingroia alza ancora più il tiro sul Partito democratico. L’ex pm infatti dice di escludere intese con il Pd e sottolinea: “Per noi il pericolo è Monti. La sua proposta politica può condizionare il centrosinistra che è già suo alleato”. Con tono di sfida, Ingroia aggiunge: “Abbiamo rotto il dialogo con il Pd. Ci vediamo in Parlamento dove il primo provvedimento da esaminare dovrà essere quello sul conflitto di interessi, visto che Bersani non ha mai trovato il tempo per approvarlo negli ultimi vent’anni”.



Peppino Caldarola è un grande giornalista che osserva in controluce il dibattito nella sinistra italiana. Caldarola è cresciuto nella sinistra, sino a diventare un deputato dei Ds. Ma l’impegno politico diretto non ha mai offuscato la sua indipendenza di giudizio e la sua capacità critica nell’osservare la situazione politica , anche i movimenti all’interno della sinistra.

Che scenario si presenta in questo momento a sinistra?
Questa dichiarazione di Nichi Vendola mi sembra, se non ricordo male, la prima vera apertura verso Mario Monti. E’ vero che Vendola si limita al campo delle riforme istituzionali, ma non c’è dubbio che è un primo passo avanti, dato che si trova in campagna elettorale e si rivolge al suo elettorato all’ala più a sinistra del centrosinistra. Ora, questa apertura di Vendola non è ancora la disponibilità a un governo con un programma più vasto, ma un passo avanti lo è certamente. In più, occorre considerare l’attacco che gli ha fatto Di Pietro e le puntualizzazioni di Ingroia sui rapporti con il Pd.
Di Pietro ha usato parole durissime contro il leader della Sel. In sostanza gli dice di aver tradito una causa…
Ma in questo modo Vendola ha potuto replicare distinguendo tra una sinistra radicale e una sinistra di governo. Questo è probabilmente un passaggio fondamentale nella dialettica interna alla sinistra in questo momento. Il fatto nuovo, direi storicamente nuovo, è che sia Vendola che Pier Luigi Bersani ammettono oggi che c’è una sinistra più radicale. Chi è abituato ai vecchi schemi della sinistra italiana sa benissimo che un tempo c’era quasi un “imperativo categorico”: nessun nemico a sinistra. Accettare questo significa fare anche un salto di qualità.
C’è poi questo atteggiamento di Antonio Ingroia, l’ex pm palermitano che è leader di “Rivoluzione civile”. Dice di aver rotto il dialogo con il Pd, di aver abbandonato ogni forma di desistenza con i democratici.



Credo che Ingroia alzi i suoi toni polemici per alcuni infortuni a cui è andato incontro. Due sono i fatti che lo portano a questi toni più radicali. Il primo è l’impressione che ha fornito nei dibattiti politici televisivi. Non può ricondurre tutto al problema delle “liste pulite” e insistere sui problemi della giustizia, della legalità che non viene rispettata, senza proporre mai una soluzione più ampia per il Paese dal punto di vista economico e sociale. Indicazioni in questo senso, dalle sue apparizioni televisive non ne sono venute.
Il secondo fatto?
L’ex pm di Palermo è stato criticato da Salvatore Borsellino per la composizione della sua lista. Da accusatore è stato trasformato in un accusato. Poi il Pd gli ha tolto qualsiasi pretesa di essere l’unico promotore di liste pulite, togliendo alcune persone su cui si discuteva. In questo momento, Ingroia sembra quasi spiazzato rispetto al dibattito politico in corso. 

(Gianluigi Da Rold)