C’è voluto un bel po’ prima che Nicola Cosentino potesse spiegare in conferenza stampa le ragioni della sua esclusione. L’incontro con i giornalisti fissato alle 12, infatti, è più volte slittato. La ressa, per almeno due volte, ha resto impossibile procedere. Gente in piedi sulle sedie, un numero enorme di cronisti e fotografi, espressioni folkloristiche e dialettali: un contesto in cui era impossibile parlare. La confusione ha reso, quindi, necessario procrastinare la riunione alle 15, sempre all’hotel Excelsior. Ma, alla fine, si è tenuta circa mezz’ora prima, alle 14.30. «Ho lottato fino alla fine per ottenere una candidatura, avrei potuto candidarmi con uno dei tanti partiti che me l’hanno offerto. Ma io non vendo la dignità per l’immunità perché penso che valga molto di più. Potevo portare voti a livello locale ma farne perdere a livello nazionale. Questo focus consegnato al partito ha portato al provvedimento», ha dichiarato, anzitutto, l’ex sottosegretario al ministero dell’Economia. Parlando del segretario del Pdl, Angelino Alfano, a chi gli chiedeva se è vero che fossero giunti alle mani, ha detto che non ce n’era motivo, che rispetta i perdenti di successo. Poi, rispetto ai suoi presunti rapporto con la criminalità organizzata, il motivo principale della sua cosiddetta impresentabilità, ha precisato che non è di certo una colpa nascere a Casal di Principe. Né può ritenersi responsabile del fatto che uno dei suoi otto fratelli ha sposato un donna il cui fratello è diventato camorrista. «Sono parlamentare dal ‘96. Perché non me lo ha chiesto nel ‘96?», ha aggiunto a chi gli chiedeva se non fosse imbarazzato per le sue discusse parentele. Sempre in merito ai suoi presunti rapporti con la camorra, ci ha tenuto a ricordare di aver perso le provinciali. E che, se i rapporti ci fossero effettivamente stati, sarebbe stato curioso se il clan dei casalesi non fosse stato in grado di destinarlo alla vittoria. Sulla notizia circolata ieri, secondo la quale, alla notizia della sua esclusione, sarebbe scappato con in mano gli originali delle liste, ha detto che si è trattato di una semplice bufala. Poi, ha escluso che il partito, in cambio della sua non candidatura, gli abbia offerto qualcosa.
D’ora in poi, ha concluso, declinerà inviti relativi a manifestazioni politiche, ma si dedicherà esclusivamente a dimostrare la sua innocenza nei processi.«Il carcere – ha detto – non mi preoccupa, non sono condannato».