Niente voto per i circa ventimila studenti italiani che frequentano l’istituto Erasmus, e che dunque si trovano in paesi stranieri. Non potranno accedere al voto come fortemente richiesto da loro stessi. A negare in maniera definitiva dopo diverse discussioni (si era parlato anche di voli aerei speciali pagati dal governo per permettere agli studenti di tornare in Italia per votare) è il Consiglio dei ministri che si esprime in maniera inderogabile e dice che non è possibile farli votare. Ma chiede al prossimo governo di prendere seriamente in esame la questione per far sì che non si ripeta più questa situazione. Secondo il Consiglio dei ministri le difficoltà tecniche per il voto sono “insuperabili”. Nel caso era intervenuta anche l’Unione europea parlando di discriminazione nei confronti degli studenti italiani all’estero. Perché difficoltà insuperabili? La nota diffusa dal Consiglio dei ministri spiega che si tratterebbe di problematica costituzionale, dare cioè il diritto al voto unicamente agli studenti dell’Erasmus nominandoli categoria di elettori temporanei. Dare cioè una sorta di privilegio: tale decisione, si legge nella nota, produrrebbe una discrezionalità che contrasterebbe con i principi di partecipazione democratica, “eguaglianza ed effettività del diritto di voto previsti dalla Costituzione”. La prossima riforma elettorale, conclude la nota, deve però tenere conto di questa situazione, tenendo conto delle esigenze di giovani temporaneamente all’estero per ragioni di studio o di lavoro. Naturalmente i circa 25mila studenti italiani all’estero sono arrabbiati, e parecchio. Sui social network corre il filo della protesta e dell’indignazione. Si lamenta il fatto che l’Italia in Europa sia ancora uno dei pochi paesi che non utilizza il voto per corrispondenza per chi in mondo temporaneo non risiede nel proprio paese di appartenenza. In realtà il voto per corrispondenza viene utuilizzato anche dal nostro paese, ma pe runa sola categoria di italiani residenti all’estero. La differenza per chi risiede temporaneamente all’estero, nel caso degli italiani, è che coloro che non sono considerati impegnati in missioni internazionali per motivi di servizio non hanno diritto al voto per corrispondenza.
Ne hanno dunque diritto tutti gli appartenenti alle forze armate “e alle Forze di polizia temporaneamente all’estero in quanto impegnati nello svolgimento di missioni internazionali; i dipendenti di amministrazioni dello Stato, di regioni o di province autonome, temporaneamente all’estero per motivi di servizio e i professori e ricercatori universitari”.