SONDAGGIO ELEZIONI 2013. Ci si avvicina alle elezioni all’insegna dell’incertezza. Ogni giorni c’è un ragguaglio sulla variazione delle scelte di voto fatto da vari istituti specializzati e subito messi in onda dalle televisioni. A quanto pare lo scenario non cambia molto dalla partenza della campagna elettorale, con il centrosinistra sempre in testa, il centrodestra secondo e poi l’incognita della “lista Monti”, con i suoi alleati, che dovrebbe essere al terzo posto, dato che il movimento di Beppe Grillo sembra in calo. Ma anche su questo piazzamento ci sono margini di incertezza. Se si vuole aggiungere un pizzico di “giallo” a tutto lo scenario, occorre considerare un’altra incognita, quella della lista dell’ex pm Antonio Ingroia, che in alcune regioni potrebbe fare un risultato significativo, piazzare i suoi parlamentari e condizionare, indirettamente, la forza del centrosinistra.
C’è pure chi fa notare che i sondaggi segnalano tendenze certamente reali, ma l’attendibilità scientifica di tutte le variazioni può essere discutibile. La sostanza che però emerge è che sia molto difficile un “pronostico di governabilità”, sia ascoltando le posizioni diverse delle forze politiche, sia pensando a quella intricata legge elettorale che al Senato sembra proprio una scommessa.
Paolo Franchi, editorialista de “Il Corriere della Sera”, grande osservatore dello scenario politico nazionale, non riesce a configurare con sicurezza il post elezioni in Italia.



Quali sono le sue previsioni?
Direi che è molto difficile fare in questo momento delle previsioni, anche perché anch’io non so quanto sia vera e scientificamente attendibile la stima che stanno facendo i sondaggi. Personalmente, da quello che vedo e sento, ritengo che la sinistra sia in testa alla Camera e sia in vantaggio anche al Senato. Ma poi, per il Senato, ci sono variazioni di tipo regionale che il tutto diventa veramente una scommessa. Io non mi nascondo il rischio di una ingovernabilità cronica.



Ci sono regioni-chiave in questa campagna elettorale, soprattutto per quanto riguarda il Senato.
Io ne individuo tre per esemplificare: Lombardia, Campania e Sicilia. Mi sembra che in Lombardia il centrodestra, con Pdl e Lega, alla fine riuscirà a farcela. La Campania dovrebbe andare al centrosinistra, ma io mi chiedo quanto possa raccogliere la lista di Ingroia e quindi incidere sul risultato del centrosinistra. Poi c’è la Sicilia, che è un’incognita. Il risultato delle ultime regionali, con quel picco di assenteismo, non può essere un punto di riferimento indicativo. E pure in questo caso c’è di nuovo l’incognita del risultato della lista di Antonio Ingroia.



Non pensa che, comunque, alla fine ci sarà una maggioranza inevitabile, cioè un accordo tra il centrosinistra e i “centristi” che si richiamano alla cosiddetta “lista Monti”?
Questo è quello che si ipotizza e che sembra emergere da alcune convergenze. Ma la partita non mi pare affatto semplice. Vedo che Pier Luigi Bersani sta facendo una campagna tranquilla e sensata: rinuncia alla patrimoniale, offre qualcosa alla sua sinistra. Ma, per dirla chiara e tonda, non può di certo “prendere a sberle” Nichi Vendola. Occorre vedere che prezzo si deve pagare per un simile accordo. Da parte dei centristi, io ho la sensazione che questa “lista Monti” non dia l’impressione di decollare, cioè di incidere nell’elettorato come alcuni pensavano. Almeno fino a questo punto. Poi può capitare di tutto in questo mese. Al momento, dato che non mi pare proprio credibile che Monti possa arrivare al primo posto, si può ipotizzare che la sua funzione sia quella di “condizionare” il centrosinistra che è in vantaggio su tutti. Ma in questo caso dovrebbe essere meno perentorio nelle critiche che muove a Vendola, In uno scenario così confuso, quindi, anche la cosiddetta “maggioranza già scritta”, non mi sembra affatto semplice.

Per quale ragione non vede questa “lista Monti” in espansione?

Il premier porta certamente un valore aggiunto, ma Gianfranco Fini mi sembra condannato a raccogliere molto poco. E modesto sarà anche il contributo dell’Udc, dove non è tutto tranquillo da quanto si viene a sapere o si intuisce. 

Si può ritenere che Monti vada a pescare nell’elettorato deluso dal berlusconismo. Lo fa intendere spesse volte Mario Monti. Ne è cosciente anche il centrodestra, che sostiene che i “centristi” sono solo una spalla del centrosinistra. 
Si, ascolto questo dibattito che è in corso, I delusi dal berlusconismo ci sono indubbiamente e sono tanti. Ma io non riesco a vedere meccanicamente un travaso dei voti da questa area di delusione a Mario Monti. Proviamo a interrogarci su chi era l’elettore-tipo di Berlusconi. E’ possibile che questo elettore oggi deluso, con gli interessi che ha, possa votare Monti? Forse qui c’è il nocciolo della questione di queste elezioni. Ma è un’altra incognita, che solo il risultato potrà chiarire. 

(Gianluigi Da Rold)