Giorno dopo giorno, mentre si avvicina il voto, si accentua lo scontro tra il centrosinistra di Pier Luigi Bersani e la “lista Monti” con i suoi centristi. Sinora il segretario del Pd ha cercato di tenere un profilo politicamente professionale, calmo e risoluto nel chiedere modifiche all’agenda del “Professore”. Non ha esitato a chiedere chiarimenti sul perché, sul motivo esatto della “salita” in politica di Monti. Ma lo stesso segretario del Pd, il leader del centrosinistra, ha difeso sostanzialmente il “governo dei tecnici” per l’operato fatto in un anno. Alcune scelte, Bersani le ha dovute “digerire” con una certa fatica, soprattutto perché l’arco delle forze di sinistra non è omogeneo, come forse qualcuno pretenderebbe.
Ma il sistema elettorale italiano è quello che è. Occorre fare coalizioni, magari metabolizzare critiche all’interno di un rassemblement per tentare di realizzare un minimo di governabilità. La politica purtroppo è questa. Mario Monti, forse per troppa spontaneità di “tecnico”, sta scombussolando il lento lavoro di Bersani, imputandogli continuamente l’alleanza con la Sel di Nichi Vendola. Pier Ferdinando Casini, il leader dell’Udc alleato di Monti, ha rincarato la dose a “sparare sul pianista”, dicendo in più di un’occasione che un governo con lui e Vendola è “pura fantascienza”.
Insomma, i “centristi” continuano a fare distinzioni sulla caratura dei “riformatori” e Monti punta l’indice dall’annuale Convegno di Davos sia nei confronti della Cgli di Susanna Camusso, sia sullo stesso Bersani che, con la sua frase “della polvere sotto i tappeti” nel bilancio dello Stato, “spaventerebbe i mercati”.
Peppino Caldarola, giornalista ed ex deputato dei Ds, formazione di sinistra, ma spirito libero e grande capacità critica, guarda con una certa preoccupazione questa polemica che sta aumentando tra centrosinistra e i centristi di Monti.
Ieri Pier Luigi Bersani ha risposto piuttosto duramente alla “lista di centro”, anche alle frasi pronunciate a Davos da Monti. Che impressione le fanno questi toni concitati?
Ho l’impressione che tra Monti e Bersani, soprattutto da parte di quest’ultimo, sia caduto il rapporto di fiducia. Sono stato spesso critico con le scelte di questa sinistra, ho scritto dei libri al proposito, ma credo che Bersani non possa sopportare di farsi fare quotidianamente l’analisi del sangue del riformatore.
Ha escluso infatti di rompere l’alleanza con Nichi Vendola.
E ha fatto bene, a mio avviso. Ricordando che c’è una distinzione tra la figura di Nichi Vendola e quella di Fausto Bertinotti. Credo che lo abbia fatto di proposito, dato che alcuni “centristi” continuano a ricordare la situazione del 2006, quando il governo Prodi dovette dimettersi. In sostanza, Bersani risponde che il prossimo governo vuole garantire governabilità su un programma che lo stesso Vendola ha condiviso e siglato. C’è poi da dire che Vendola ha un’esperienza di governo in Puglia che non è da sottovalutare. In definitiva Bersani è disposto a una collaborazione con il centro, ma non a smentire la sua politica e a dover pagare un prezzo troppo alto.
Si vede in questi giorni di campagna elettorale anche una certa irritazione di Bersani?
Il segretario del Pd non ha smentito il sostegno che quest’anno ha dato al “governo dei tecnici”, ma certamente ha dovuto sopportare scelte che all’interno del partito non tutti condividevano. In quest’ultimo periodo si vede Monti che appare in campagna elettorale come se fosse piombato improvvisamente dal cielo, come se lui non avesse presieduto questo governo. La campagna elettorale, complessivamente, ha dei toni strani.
In che senso Caldarola?
Insomma, c’è lo scontro tra centrosinistra e centrodestra, come è nella logica delle cose. Ma alla fine Silvio Berlusconi sta facendo la sua parte, come si sapeva. Monti risponde a Berlusconi attaccandolo. Poi c’è però questo continuo logorio, sia dal punto di vista elettorale, sia dal punto di vista della credibilità di “riformatore” da parte di Monti nei confronti del Pd. Infine c’è Antonio Ingroia che sta facendo tutto un gioco per condizionare Vendola. Insomma Bersani capisce che c’è un attacco abbastanza concentrico.
In questo modo la governabilità diventa più problematica. L’approdo a un governo di coalizione o di accordo tra centrosinistra e centro diventa più difficile, visti i numeri che offrono i sondaggi.
Credo che Bersani, come altri esponenti del Pd, del centrosinistra in generale, stanno arrivando alla conclusione che la “salita in politica” di Monti si pone come prospettiva politica quella di condizionare il centrosinistra. Al limite, pare che i centristi giochino allo “stallo”, all’impossibilità di governare, in modo da riproporre una situazione come quella di quest’ultimo anno. Ma questa non è una scelta politica.
Mettiamo a parte il ruolo di Vendola nel centrosinistra. Come sono invece i rapporti tra Bersani e Matteo Renzi, il “rottamatore” sindaco di Firenze?
Mi sembrano che siano buoni. Si sta facendo un programma del contributo di Renzi a questa campagna elettorale. Ci sarà un comizio in comune tra Bersani e Renzi settimana prossima a Firenze. Poi è prevedibile che il contributo di Renzi a questa campagna elettorale si svolgerà soprattutto al Nord.
(Gianluigi Da Rold)